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IL FUTURO DEL CLUB ETNEO

Calcio Catania, si allungano i tempi tecnici per la Serie D: le ragioni dello slittamento e l’assordante silenzio della politica

La rabbia di una città ancora una volta costretta ad aspettare gli eventi. Le norme federali impongono che si manifesti un acquirente con un progetto serio e ben finanziato

Di Giovanni Finocchiaro |

Chi ha vissuto il 1993 rischia di imbattersi nello stesso incubo: il Catania deve ripartire dal basso e non si sa da quale categoria. Il colloquio tra il presidente federale Gravina e il sindaco facente funzioni, Roberto Bonaccorsi ha messo a nudo i rischi di una piazza che da anni vive di delusioni, errori, tensione. E, adesso, si teme anche sul piano sociale. Perchè senza pallone si rischia di far sbandare i ragazzini legati a un ideale a una storia. Storia che potrebbe ripartire al rallentatore per un rinvio di date, dal 18 maggio a fine giugno, che condiziona ogni possibile celere trattativa.

Perchè s'era diffusa la certezza della data del 18 per un Consiglio Federale che avrebbe indicato da quale categoria sarebbe ripartito il Catania, salvo poi appellarsi a norme federali per rinviare tutto di un mese e mezzo? 

Il portavoce del presidente Gravina ieri ci hanno illustrato la procedura: la manifestazione di interesse da parte di una città deve avvenire in maniera ufficiale e poi la Federazione risponderà all'interlocutore. Generalmente si ammette in deroga e in sovrannumero la manifestazione d’interesse per poi attribuire un titolo. Con l'accreditamento indicato dall' amministrazione comunale la nuova società deve registrarsi, ottenere la concessione dello stadio, esibire un piano pluriennale, poi dotarsi di un portafogli ampio. Con il benestare del sindaco, il rappresentante individuato del calcio catanese busserà alle porte della Figc e sarà a quel punto che il presidente Gravina deciderà in base al peso economico esibito e alla serietà del piano, in quale categoria collocare Catania e il nuovo padrone.

A Catania s’era fatta strada la convinzione che ci sarebbe stato prima un titolo ben preciso a disposizione, quindi sarebbe partita la selezione dei candidati più adatti per il rilancio del calcio.

La città deve manifestare l'interesse a presentare in un secondo momento una compagine che sia credibile, finanziariamente forte e abbia un accreditamento. Insomma la Figc non dà titoli a vuoto e a chiunque, anche per tutelare eventuali filibustieri, imbonitori che possano creare false aspettative tra i tifosi.

Anche se i casi di Bari e Novara, per esempio, erano stati leggermente diversi, il caso Catania si inquadra in questo modo, secondo le regole dettate dalla Figc. Ieri abbiamo, dunque, risentito il sindaco facente funzioni, dott. Roberto Bonaccorsi, che sta parlando lo stesso linguaggio dei tifosi perchè sollecita una soluzione, ha manifestato nel corso dei due giorni di colloquio con Gravina l’esigenza di far rinascere il calcio rossazzurro dalla Serie D e di farlo il più presto possibile.

Bonaccorsi ci ha ribadito: «Il 15 aprile per conto del Comune abbiamo inviato una pec che faceva riferimento all'art. 52 delle norme federali per avere assegnato un titolo alla città. Un mese fa sapevamo che la Figc avrebbe avuto il primo consiglio federale il 18 maggio. In prossimità di quella data, ho chiamato e sono stato richiamato gentilmente dal presidente Gravina. Solo a quel punto mi è stato riferito che il consiglio federale avrebbe discusso del caso Catania non prima di fine giugno, così come prevedono le norme federali».

Apriti cielo. I tifosi, stanchi di aspettare, nelle ultime ore sui social si sono scatenati contro tutto e tutti. Bonaccorsi però ha rilanciato senza farsi pregare: «Abbiamo scritto a Gravina chiedendo se fosse possibile condividere la manifestazione d'interesse per non perdere tempo ulteriore e viaggiare sulla stessa sintonia. Ci siamo mossi nel rispetto di regole e secondo i parametri della Federazione. Venerdì scorso abbiamo spedito una seconda mail alla presidenza nella quale abbiamo allegato ai fini della condivisione la bozza con la manifestazione d’interesse. Catania merita come nona città d'Italia un titolo importante».

Bonaccorsi conclude: «Rispettiamo le norme federali, ma ribadisco che ci siamo mossi già il 15 aprile con la richiesta di avere un titolo, il 18 abbiamo chiesto lumi e abbiamo appreso di una tempistica che ci rimandava a giugno-luglio. I nostri passi li abbiamo compiuti siamo pronti ad agevolare qualsiasi situazione limpida e sostenibile dal punto di vista della credibilità e delle possibilità economiche. Accettare richieste deboli sotto il profilo di immagine e finanze? Mai, per il bene della città e per rispetto dei tifosi. E non ci saranno legami con il recente passato».

Se Bonaccorsi sta cercando di tenere i fili del dialogo con la Figc nell’interesse della città, la classe politica provinciale, regionale, nazionale rimane in silenzio. Poche le eccezioni. Voci isolate. Nessun interesse nei confronti di una realtà come il calcio che tiene in ambasce la stessa vita sociale degli abitanti. Ci sono problemi più vistosi come ordine pubblico e pulizia, ma il calcio è una componente essenziale per la vita di una comunità. Nessuno ha speso una sola parola per i dipendenti dell’ex società che adesso sono a casa senza un lavoro. Ci riferiamo a uomini di segreteria, pubbliche relazioni, agli stessi magazzinieri. Silenzio assoluto. E, anche qui, poche eccezioni, poche voci fuori da un coro che resta drammaticamente muto.     COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA