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Catania Calcio, Sigi con le spalle al muro: «Evitare ad ogni costo il fallimento»

Gaetano Nicolosi maggiore azionista della Spa, deve avere l’adeguato supporto degli altri soci. Non si può sperare solo nel grande cuore della tifoseria. Tacopina? Ha fatto più di tanti altri

Di Giovanni Tomasello |

Mai e poi mai avremmo mai immaginato che si arrivasse a questo punto dopo certe promesse ora non mantenute. Che il futuro del Catania fosse appeso a un filo lo si sapeva da tempo, ma c’era stato l’impegno di fronteggiare l’emergenza con quella dichiarazione laconica «La squadra rossazzurra comunque vadano le cose sarà iscritta al campionato» rilasciata a più riprese dal presidente della Sigi, avv. Giovanni Ferraù che sorretto dal suo entusiasmo e dalla sua passione per il Catania, si è ritrovato a dover gestire una situazione difficilissima lasciandosi però andare a uno sfrenato ottimismo che si scontra con la realtà. Così a undici giorni dall’iscrizione al campionato arrivano “casualmente” nello stesso giorno le risposte di quei pochissimi imprenditori o società interessate all’acquisto del Catania o comunque disposte a elargire un contributo di una certa consistenza. «Ci dispiace, abbiamo visionato attentamente le carte, non siamo interessati all’operazione». E aggiungiamo: qualcuno aveva pure visitato il Village di Torre del Grifo che potenzialmente resta una risorsa enorme per il Catania in chiave futura. Ecco che l’avv. Ferraù – persona e professionista serio – a pochi giorni dalla scadenza per l’iscrizione al campionato di comune accordo con i componenti della Sigi ha lanciato l’Sos alla tifoseria rossazzurra sperando ovviamente che qualche imprenditore facoltoso locale – possibile che in questa città non ne esistono più? – sposasse il progetto per il rilancio del Catania che va ben oltre l’iscrizione al campionato che sarebbe solo il primo dei tanti ostacoli da superare. Il Catania chiede aiuto e comprensione ai tifosi, un sacrificio economico da compiere o forse meglio un gesto di beneficenza che è ben diverso da quello che si chiama azionato popolare che fra l’altro non s’inventa dall’oggi al domani. Ci risulta che il grande cuore della meravigliosa tifoseria rossazzurra ha portato già qualcosa nelle casse del club e perfino ai giocatori dell’attuale rosa rossazzurra si chiede di fare un sacrificio economico. Sì, è vero ci hanno tentato già all’Inter a Milano ma in un contesto ben diverso e la risposta dei calciatori è stata comunque quella di un “no” secco. In serie C e con una rosa di giocatori avanti negli anni, ci sembra fuori luogo. Oggi Ferraù parla del fallimento come “rischio minimo» e fa un’altra promessa non facile da mantenere, quella di trovare subito dopo l’iscrizione un sicuro e forte investitore. Inutile aggiungere altro. E poi basta con il botta e risposta a distanza con Tacopina che ha stancato la già delusa tifoseria, a che serve mostrare fogli (che andrebbero letti attentamente) in conferenza stampa, messaggi o sms mentre il Catania affonda? Sono passati ben due mesi dalla rottura con Tacopina che qualcuno da Catania ha pure tentato di sanare. I CONTRASTI IN CASA SIGI. Ci sono da tempo nonostante qualcuno sostiene che esista grande unione. Non sono passate inosservate certe assenze importanti alla conferenza stampa di sabato mattina a cominciare da quella del maggiore azionista Gaetano Nicolosi che ha davvero compiuto grossi sacrifici economici ma adesso deve avere il sostegno e la collaborazione dei tanti altri soci. Non è versando 60 mila euro che si cominciano a risolvere i problemi di una società sull’orlo del baratro e l’avv. Joe Tacopina ha pure riconosciuto i meriti dell’imprenditore etneo.  LA RACCOLTA DEI FONDI. Stasera dovrebbe essere reso noto il contributo elargito dei tifosi e di quanti hanno a cuore le sorti del Catania. Siamo sicuri che la tifoseria non resterà indifferente di fronte a questa sorta e inedita forma di beneficenza, temiamo invece che l’imprenditoria invece farà finta di nulla ed è questa la nota più angosciante e dolente che ha fatto apparire da subito l’avv. Tacopina come il salvatore della patria. Il tempo ci dirà se non fosse potuto esserlo davverlo. Di sicuro nessuno versa 800mila dollari con un contratto peraltro già nullo se non fosse seriamente interessato alla conclusione di una trattativa. Il resto sono solo parole, parole, parole. La Sigi si preoccupi di evitare il fallimento assumendosi le proprie responsabilità.

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