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Ceferin boccia Platini: «Finale giusta, ma questo format non va bene»

Il presidente Uefa ha annunciato, dalla prossima edizione, il ritorno all'organizzazione affidata ad un solo paese (o due): basta con le trasferte da 4000 km

Di Redazione |

«Interessante e coinvolgente, ma non lo rifarei». Il presidente dell’Uefa, Aleksander Ceferin, boccia in sostanza il formato di Euro 2020, voluto Michel Platini per festeggiare i 60 anni della federazione continentale ma rivelatosi troppo complicato e gravoso per alcune squadre, tanto più con le restrizioni legate al Covid. In ogni caso, il n.1 del calcio europeo ritiene che quello ormai alla conclusione sia stato «un torneo speciale, appassionante, con grandi partite e risultati sorprendenti» e che si concluderà con «la finale più giusta, tra le squadre migliori». 

 E’ un vero e proprio bilancio quello che Ceferin tratteggia in una intervista alla Bbc, toccando i principali temi, dal drammatico caso di Christian Eriksen alla gestione del virus, dalle questioni 'politichè all’aspetto squisitamente agonistico, fino al format. «Non è stato giusto che alcune squadre abbiano percorso più di 10.000 km mentre altre solo mille e non lo è stato neanche per i tifosi. Venne deciso da chi era prima di me e lo rispetto, ma non credo che lo faremo di nuovo», sottolinea Ceferin. Prendendo come esempio proprio le due finaliste, entrambe hanno giocato le 3 partite dei gironi in casa. L’Inghilterra, che ha giocato anche gli ottavi e la semifinale a Wembley, ha percorso solo 3.874 km. L’Italia, che ha giocato gli ottavi a Wembley prima di andare a Monaco per i quarti e tornare a Londra per semifinale e finale, ne percorrerà quasi 1000 in più.   

Trasvolate a parte, la finale sarà disputata «dalle due squadre migliori». «L'Inghilterra ha giocato come una volta faceva l’Italia – dichiara – mentre gli azzurri hanno attaccato con intensità e giocato a viso aperto. Molti italiani vivono a Londra e sarà una grande atmosfera e una grande chiusura per Euro. Sarà la luce in fondo al tunnel, un segnale che stiamo arrivando alla fine di questa crisi sanitaria». 

 In proposito, Ceferin ricorda che «i protocolli sanitari sono rigidi. Io sono stato testato 76 volte… ma le squadre sono altamente professionali e rispettano tutte il sistema delle bolle. Inoltre, negli stadi siamo molto severi e mi delude sentire i politici dire che le persone sono state infettate durante le partite, senza alcuna prova». Sul fronte della lotta alla discriminazione, Ceferin ricorda che la posizione dell’Uefa è chiara, ma «non vuol essere trascinata in alcuna lotta politica».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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