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Ciccio Lodi vede il cielo rossazzurro: «Siamo il Catania, dobbiamo vincere»

Di Giovanni Finocchiaro |

Sarebbe stato più comodo fare l'opinionista. O allenare i ragazzini. Sarebbe stato meno faticoso giudicare senza scendere in campo. Francesco Lodi avrebbe trovato una collocazione ovunque. Il nome è pesante, la personalità più che mai. Il 10 di Frattamaggiore ha preferito continuare a giocare accettando la sfida più complicata, il quarto capitolo della sua saga catanese.

Rieccolo, stavolta in D, dopo i fasti vissuti nella massima serie e il tentativo del 2017 in C, fermatosi per una serie di episodi causali avversi.

Il suo quarto ritorno a Catania, Lodi, com'è maturato? Quanto ha voluto questo rientro e com'è avvenuto il colloquio con la società e in particolare con il direttore sportivo Laneri? «Quando il Catania ha chiuso la stagione prima del tempo in C, si avvertiva la possibilità di una ripartenza in D. Ma non si sapeva ancora nulla. Avevo un altro anno di contratto con l'Acireale con cui avevo provato a giocare e vincere il campionato. A fine stagione ho ricevuto tanti attestati di stima da parte di club che avrebbero voluto anche tesserarmi. Ma il mio unico obbiettivo era poter ritornare a Catania per giocare al Massimino».

Soluzione suggestiva per un senatore come lei. «L'ho sempre voluto, tutto questo si è avverato e dunque sono contento. Ringrazio la società che ha avuto fiducia in me. Ora devo ripagare tutto questo e mi auguro che da domenica ci si possa mettere a disposizione dei compagni».

I dirigenti? «Ho avuto tre o quattro colloqui, mi è stato chiesto di restare il giocatore che sono e fare capire l'importanza della maglia, del luogo in cui stiamo giocando. Anche se siamo il Catania affrontiamo un campionato difficile».

Tutti vorranno battere il Catania. «Ogni domenica – o quando scenderemo in campo – tutti faranno a gara per metterci alle corde, ma lo sappiamo già. Serve subito la mentalità giusta, esprimeremo anche l'adeguata qualità». 

Della Serie A che ricordi ha conservato? Ci sono tanti episodi di gol e di vittorie, ne estrapoli un paio. «Ce ne sono tanti, ma come faccio a dimenticare la prima partita al Massimino? Era il match salvezza contro il Lecce: realizzai due gol in cinque minuti, sempre su calcio di punizione e quel match contribuì alla permanenza del Catania in A. Il gol alla Juve al minuto 95, lo stesso anno, è altrettanto importante per me. Sono ricordi che restano dentro, come i gol al Palermo nei derby. Adesso, tuttavia, c'è una pagina nuova da scrivere per portare il Catania tra i professionisti il prima possibile».

I tifosi in che modo l'hanno accolta? Ci sono favorevoli e contrari. Adesso molto più favorevoli, da quello che si legge sui social. «Sono abituato a queste reazioni. Quando sono tornato in C, nel 2017, e ho lasciato la Serie A di Udine, c'erano contenti e scontenti. Non a tutti possiamo piacere. L'importante è mettere in campo il bene del Catania e non distinguere Ciccio Lodi o altri giocatori. Bisogna volere il meglio dal Catania considerato come gruppo».

In campo, Lodi, si è subito collocato in mezzo alla linea a tre. Che cosa le chiede il tecnico? Di custodire la difesa o di lanciare le punte? «Mi chiede di fare quel che ho fatto partendo da dietro. Dare una mano, essere un leader con una parola positiva ai giovani. Bisogna far capire loro l'importanza del luogo in cui si sta giocando. I tifosi ci seguono e ci seguiranno in campo e questo è un grande segnale. A proposito, mi spiace per Andrea che ci ha lasciati in un giorno prima di Ferragosto dopo aver sostenuto la squadra pur all’esterno dell’impianto. Un pensiero va alla famiglia». 

Lei ha vissuto la D con Messina e Acireale: in che modo riassume livello tecnico, agonismo, trasferte trappola in campo difficili? «Un anno e mezzo in D è bastato per comprendere come ogni domenica sarà una sfida importante. Fuori casa si dovrà lottare come mai, perché un conto è giocare sul nostro campo ben curato e pulito, un conto è andare in trasferta e trovare campi pieni di buche».

Il rapporto con il signor Ferraro, allenatore nato nella sua terra? «Si tratta di un allenatore che ha vinto appena qualche mese fa la D, conosce la categoria, ha diretto gare nel girone I. Anche per lui Catania sarà una tappa importante».

In Serie A ad Empoli lei ha fatto coppia, in mediana, con Vincenzo Grella. Cosa ricorda del Grella giocatore, tenuto conto che stiamo parlando del 2000? «Grella ha tre mondiali disputati nel suo curriculum di atleta; ha giocato nel Parma, nell'Empoli, nel Torino, pure in Inghilterra. Aveva le qualità per stare ad altissimo livello: aveva grande temperamento e si faceva sentire anche fuori dal campo. Quando mi allenavo da giovane, ho preso da lui tante legnate (nel senso di rimproveri classici che un anziano calciatore dà a un giovane, ndr) e mi ha fatto crescere con consigli adeguati». 

San Cataldo sarà la prima tappa di Coppa per la gestione Pelligra e per una nuova storia del calcio cittadino. Il Catania si avvicina al campionato con un'identità da acquisire. «Il gioco comincia a girare per il verso giusto, abbiamo sostenuto un buon ritiro, se il campionato dovesse ritardare di una settimana sarebbe un vantaggio per noi. I meccanismi sono da perfezionare vista la campagna acquisti in corso. Ma non ci sono alibi, da domenica si fa sul serio»

Qualcuno dei suoi ex compagni della Serie A l'ha chiamata per chiederle di Catania? Chi? Cosa le hanno detto? «Mi hanno detto scherzando: “Finalmente sei tornato”. Sì, lo ha detto qualcuno, non dico chi. E aveva ragione, perché nel 2019 ero andato via non nella maniera giusta».

Il giorno del fallimento lei è stato tra i primi a rammaricarsi, così come era nascosto vicino al tribunale il giorno della Sigi (luglio 2020). Cosa le ha lasciato Catania e il Catania?  «Torno per la quarta volta perché Catania è più di una squadra per quello che è il mio vissuto di persona e di calciatore. Il rapporto va oltre, se vivo qui da anni, se rifiuto altri club che bussano alla porta, e desidero tornare qui c'è un motivo: voglio provare a vincere un campionato dopo due tentativi, vediamo una volta per tutte di vincere una stagione in rossazzurro». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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