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verso la semifinale

Italia Spagna, 101 anni di sfide: dalla gomitata di Tassotti allo 0-4 di Kiev

Tra Azzurri e iberici fino ad ora 37 sfide, con 11 successi per parte. Ma gli ultimi precedenti "gridano" la rivincita

Di Leonardo Zermo |

Sembravano due nazionali da lavori in corso, e invece Italia e Spagna bruciano le tappe della ristrutturazione per risalire ai vertici del calcio europeo. Toccherà a loro, accreditate del miglior gioco visto nel torneo, incrociare i guantoni a Wembley per conquistare l’agognata finale in cui troveranno probabilmente l’Inghilterra padrona di casa.

Busquets e Chiellini, veterani di mille battaglie, tengono a battesimo speranze e certezze per aprire un nuovo ciclo. Due grandi ex giocatori, Roberto Mancini e Luis Enrique (che ritrova gli azzurri in nazionale dopo il naso rotto da una gomitata di Tassotti ai mondiali 1994), guidano con mano felice le nazionali. 

Per la prima volta dopo oltre un quarto di secolo gli azzurri tornano ad essere favoriti, per la qualità del gioco mostrato a Euro 2020 e l’eliminazione con merito dei n.1 del ranking mondiali, il Belgio, eterno incompiuto. La generazione d’oro non ha lasciato il segno, a differenza di quella spagnolo padrona d’Europa e del mondo tra il 2008 e il 2012.

Tra Italia e Spagna però il bilancio è pari, con 11 vittorie per uno in 37 incontri e gli azzurri di Mancini avranno un stimolo minore ma non effimero, la striscia di imbattibilità di 35 gare della Spagna 2007-2009. L’Italia è a quota 32 e non vuole mollare. Sarà bene cercare di chiudere la gara entro il 90' perché i due precedenti esprimono la superiorità iberica ai rigori: è successo nei quarti degli Europei 2008 (errori di De Rossi e Di Natale) e nella semifinale di Confederations 2013 (sbagliò Bonucci).

Due risultati pesanti sono alla base dell’ulteriore desiderio di rivalsa azzurra: il 4-0 nella finale di Euro 2012 e il 3-0 delle qualificazioni mondiali 2018 che ha costretto l’Italia di Ventura allo spareggio maldestramente perso con gli svedesi. L'antefatto della mirabile ricostruzione avviata e condotta con perizia da Mancini. 

La storia delle sfide tra Italia e Spagna è una carrellata di perle, ma anche di eccessi, frutto di una rivalità crescente che ha fatto da contraltare a quella tra i club più blasonati, Real, Barcellona e Atletico da un lato, Juve, Milan e Inter dall’altro. Dal pugno che costa il rosso al mitico portiere Zamora, nella prima sfida alle Olimpiadi 1920, alla gomitata di Tassotti che fa fluire copioso il sangue dal naso rotto dell’attuale ct Luis Enrique nei quarti 1994: sa anche di corrida l’happening di domani, 38/o della serie.

La "grande bellezza" latina passa da sfide appassionate a test insapori, e c'è perfino il record del doppio autogol di Salvadore che vanifica, prima di Mexico '70, il vantaggio di Riva e Anastasi. Alla Spagna sono legate inoltre le ultime prodezze del Grande Torino nel congedo azzurro 3-1 a Madrid nel marzo 1949, a due mesi da Superga. 

Ma Spagna-Italia è anche sfida di goleador: Meazza, Piola, Baggio, Inzaghi, Vialli da una parte, Di Stefano, Raul e Torres dall’altro. La goleada più fragorosa è il 7-1 azzurro alle Olimpiadi di Amsterdam 1928 con il famoso gol di Levratto (pallone che sfonda la rete), c'è poi il 4-0 del 1942 a San Siro con reti anche di Mazzola e Piola, a cui la Spagna risponde 60 anni dopo con il tremendo 4-0 nella finale di Kiev. Uno dei grandi protagonisti di 101 anni di sfide è il divo Ricardo Zamora (portiere del secolo secondo l’IffHS) che partecipa a 9 dei 12 confronti tra il 1920 e il 1934. Nella semifinale mondiale di Firenze Italia e Spagna chiudono 1-1 con pari di Ferrari e fallo non rilevato di Schiavio sul portiere che fa miracoli per 90'. E qui c'è il giallo della scomparsa di Zamora (pare per pressione politico-diplomatica del regime fascista) nella ripetizione della gara il giorno dopo, vinta tra le polemiche con un gol di Meazza: assenza mai chiarita, poi l'Italia vince il titolo. Passa un quarto di secolo e grande protagonista in panchina è il mago Herrera che oltre all’Inter dirige la Spagna: vince 3-1 con l’Italia e va a segno anche Di Stefano. Poi c'è il 2-1 a Cagliari nei 1971 nella partita delle arance, lanciate dal pubblico per l’assenza di giocatori sardi.

Spettacolo e gol (2-2) nell’amichevole di Salerno del 1998 per le vittime dell’alluvione del Sarno: in gol Raul e due volte Inzaghi. Vittorie di misura azzurre a Roma nel 1978 e agli europei 1988 con le firme illustri di Paolo Rossi e Vialli, poi nel 1994 qualificazione italiana con Baggio nei quarti mondiali sporcata dalla gomitata di Tassotti. 

Da allora l’unico successo italiano in amichevole è il 2-1 a Bari nel 2011 con Montolivo e Aquilani prima del pari e del crollo in finale nel 2012 e del ko ai rigori nella Confederations 2013. Poi l’1-1 di Udine con gol di Insigne, preambolo del 2-0 rigeneratore agli europei 2016, il sorprendente ritorno al successo azzurro nelle gare ufficiali dopo il 1994. Ora, dopo l’infausto esito delle qualificazioni mondiali 2018 è di nuovo Italia-Spagna. Mancano due gare al possibile ritorno azzurro sul trono europeo, a 53 anni di distanza dal trionfo del 1968.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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