Pogba e l'integratore "proibito" preso all'insaputa della Juve: si va verso la squalifica
Un integratore assunto su consiglio di un medico di Miami amico di famiglia e all’insaputa dello staff sanitario della Juventus. Ci sarebbe questo dietro la positività al testosterone di Paul Pogba, il centrocampista francese della Juventus fermato dalla Procura antidoping dopo Udinese Juventus. Per Pogba, i cui registri culturali sono a volte incomprensibili per noi (basta pensare che si è spesso rivolto a un marabutto, una specie di stregone) da due anni combatte contro problemi fisici che hanno compromesso la scorsa stagione e ora, stando a quanto accaduto, persino la sua carriera futura.
L'assunzione dell’integratore potrebbe essere non intenzionale, ma questo potrebbe al massimo portare ad una riduzione della squalifica prevista (che è fino a 4 anni). Ora si attendono le controanalisi, la Procura Antidoping aprirà l'istruttoria con tre possibilità: archiviazione (come avvenuto di recente con Palomino), patteggiamento o deferimento. Se si accertasse la mancata intenzionalità, Pogba potrebbe stare lontano dal terreno di gioco per due anni, una pena che potrebbe scendere anche a un anno in caso di attenuanti. Ma per un calciatore che da due anni è fermo, che ha 30 anni e che fisicamente non è al massimo, significherebbe dire addio alla sua carriera.
La Juventus dal canto suo perderebbe un calciatore di livello internazionale che però sin dal suo ritorno non ha dimostrato il suo valore ma risparmierebbe circa 30 milioni di euro potendo anche arrivare alla risoluzione del contratto con il francese, al quale al momento è stato tagliato lo stipendio. E se dunque dal punto di vista tecnico – almeno sulla carta – sarebbe una perdita importante, dal punto di vista finanziario sarebbe una manna dal cielo visti i problemi di bilancio del club bianconero.