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Storie e campioni di Sicilia: Totò Antibo un mito dell'atletica che non tramonta mai

Il fondista palermitano ha scritto epiche pagine di storia. Negli Anni Novanta è stato l'unico europeo a tenere testa ai talenti africani. Fermato solo dal "piccolo male", ha vinto due titoli europei e un argento alle Olimpiadi. "Ora il mio sogno è avere finalmente una pista nel mio paese per allenare giovani talenti "

Lorenzo Magri

16 Luglio 2025, 18:59

antibo spalato

Una leggenda dello sport italiano, un campione che ha scritto la storia dell’atletica mondiale. Totò Antibo, palermitano di Altofonte centro alle porte del capoluogo siciliano, ancora oggi rimane un mito che non tramonta mai.

Totò Antibo oro sui 5.000 e 10.000 agli Europei di Spalato 1990

La “gazzella di Altofonte”, classe 1962, argento olimpico nel 1988 nei 10.000 ai Giochi di Seul e doppio campione europeo nel 1990 nei 5.000 e 10.000 metri a Spalato, scoperto e lanciato in orbita dal mitico prof. Gaspare Polizzi, è stato l’unico fondista europeo a tenere testa negli anni ‘90 ai campioni africani. Poi è stato colpito dalla sfortuna, con il “piccolo male” che lo ha limitato e l’ha costretto nel 1997 a lasciare l’attività, ma senz’altro ha firmato un’epoca.

Il prof. Gaspare Polizzi e Totò Antibo

"Più che ai successi e alle medaglie - racconta Totò dalla sua Altofonte con accanto la moglie Stefania e i figli Christian e Gabriele - sono stato felice di aver girato il mondo partendo da Altofonte un paesino che a quei tempi contava appena 5.000 abitanti, ho conosciuto nazioni come Cina, Giappone, Stati Uniti, Corea del Sud, tutta l’Europa e anche tanta Africa".

Totò Antibo con il figlio Gabriele che corre per il Cus Palermo

Le tue vittorie (posso evitare di usare il “lei” visto che chi scrive con Totò ha avuto la fortuna di correre e di diventarne amico NdR) sono rimaste memorabili oltre ad un palmares di medaglie a tutti i livelli.

"Ho sfiorato il record del mondo e nel 1989 a Helsinkie con le scarpe in uso adesso sarei stato il primo a scendere sotto i 27’. Rimarranno nella storia i due ori agli Europei di Spalato 1990 quando dopo aver vinto i 10.000 ho fatto il bis sui 5.000 nonostante una caduta che mi ha costretto a rincorrere il gruppo che poi ho ripreso lasciandomi tutti alle mie spalle. Ho vinto l’argento ai Giochi di Seul 1988; nel 1992 a Barcellona chiusi al 4° posto, lo stesso piazzamento del 1984 a Los Angeles e senza i farmaci usati per limitare il “piccolo male” in Spagna e le piaghe ai piedi per aver usato delle scarpe nuove negli Stati Uniti, potevo forse avere una medaglia d’oro alle Olimpiadi".

Momenti belli ma anche episodi brutti che hanno penalizzato la tua carriera e sicuramente non ti hanno permesso di conquistare altri importanti successi.

"Dal 1991 ho sofferto del “piccolo male” una forma di epilessia che già mi aveva colpito da giovanissimo dopo un incidente stradale. Dopo i primi problemi ai Mondiali di Tokyo del 1991 e altri episodi che mi costringevano a fermarmi durante le gare con il mio “tecnico-papà” Gaspare Polizzi decisi di smettere e finire da campione".

Sei cresciuto con altri grandi campioni come Alberto Cova e Stefano Mei (insieme oro, argento e bronzo agli Europei 1986 NdR), ma ancora oggi all’orizzonte non si vedono i vostri eredi.

"Campione come me crescono ogni 50 anni, ma sono sicuro che l’Italia sulla spinta del settore femminile trainato da Nadia Battocletti, allenata dal papà Giuliano che rimane un mio grande amico dopo essersi allenato per anni con il nostro gruppo a Palermo, saprà farsi valere e magari arrivare a vincere l’oro olimpico nel fondo che manca a me".

Totò Antibo, Stefano Mei e Alberto Cova tre grandi del fondo italiano rispettivamente bronzo, oro e argento il 26 agosto del 1986 sui 10.000 agli Europei di Stoccarda

Un nuovo campione potrebbe magari arrivare dalla Sicilia che è da sempre la madre di grandi corridori.

"Il mio tecnico Gaspare Polizzi che ancora oggi a 82 anni va in pista con il cronometro in mano e con il quale sono sempre in contatto visto che allena mio figlio Gabriele, continua nonostante l’età a sfornare campioni come i fratelli Ala e Osama Zoghlami specialisti a livello mondiale dei 3.000 siepi e già in azzurro ai Giochi di Tokyo con personali rispettivamente di 8’14”06 e 8’11” e al femminile una ragazza di cui presto sentirete parlare a livello internazionale: Maria Colajanni capace di avvicinare la barriera dei 2’ sugli 800 correndo in 2’00”71 a Rovereto e diventando la 10ª “all time” in Italia. Non mancano i giovani promettenti come i gemelli trapanesi Luca e Marco Coppola e il siracusano Luca Cavazzutti, ma è ancora presto per capire il loro futuro a livello internazionale".

Totò Antibo con Osama Zoghlami
Ala Zoghlami e Totò Antibo

Del resto la tua storia è un esempio per tutti.

"Io infatti non volevo fare atletica e ho cominciato tardi a correre convinto da Gaspare Polizzi, che ho sempre chiamato papà. È stato lui a credere in me, quando a 16 anni mi convocò allo stadio delle Palme, dopo le segnalazioni dei mie proff. di Educazione Fisica che erano rimasti impressionati dai miei schiaccianti successi nelle gare studentesche. Io volevo andare via dopo aver corso un 1.000 metri in 3’02” e invece Polizzi caparbiamente mi chiese di correre ancora un 2.000: stavo per andarmene ma visto l’insistenza lo accontentai tanto per finire presto e tornare a casa e chiusi i 5 giri di campo in 5’50”! Il giorno dopo il prof. Polizzi si presentò a casa mia dai miei genitori e da quell’incontro cominciò la mia carriera nell’atletica".

Una carriera fatti di grandi successi e di tanti primati anche se molti ti sono stati battuti.

"I record sono fatti per essere migliorati mentre le vittorie rimangono per sempre. Sono così felice che Yeman Crippa sia riuscito a migliorare i miei primati italiani sui 5.000 e 10.000, ma le mie tattiche di gare spettacolari fatti di strappi, accelerazioni e volate che mi hanno regalato vittorie epiche e rivoluzionato il modo di correre dei fondisti, penso che rimarranno unici e ancora a lungo nella storia".

Totò Antibo oggi

Totò Antibo e Catania un amore infinito.

"Catania mi ha adottato fin dal primo momento e forte anche i tre successi al Trofeo S. Agata (1985, 1988 e 1989 e uno perso perché non si era accorto che un russo era in fuga NdR) sono diventato l’idolo del capoluogo etneo e ancora oggi è forte l’affetto che mi lega alla città e ai catanesi.

Adesso ti rimane solo di esaudire un tuo desiderio di sempre: una pista ad Altofonte.

"Non posso guidare perché non ho la patente e cosi mi sarebbe piaciuto allenare i giovani di Altofonte e invece ancora oggi dopo tante promesse del passato non c’è una pista nel mio paese. Una vera vergogna costringere chi vuole fare atletica ad allenarsi lontano da Altofonte col rischio magari di mollare. E dire che c’è il terreno e il progetto, ma non si riesce a realizzare la struttura. Una pista ad Altofonte sarebbe il regalo più bello e la medicina migliore per guarire dall’epilessia e mi permetterebbe dopo aver vinto tanto di poter trasmettere ai giovani il mio grande amore per l’atletica".

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