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Coronavirus, il Piemonte prepara un piano per le terapie intensive

Di Redazione |

TORINO (ITALPRESS) – Il Piemonte dispone di 320 posti in terapia intensiva, che saliranno fino 480 in queste ore per l’emergenza Coronavirus. Un terzo di questa disponibilita’ deve essere lasciato ai malati “ordinari”, che ovviamente continuano a esserci e a essere ricoverati. Sono quindi 300-320 i posti per i positivi da coronavirus piu’ gravi. Agli attuali ritmi di crescita e’ verosimile che entro questa settimana questi posti saranno esauriti: ieri sera erano 175 i ricoverati positivi al Covid-19 in terapia intensiva, 40 in piu’ rispetto a 135 di venerdi’, piu’ del doppio rispetto ai 77 di mercoledi’ scorso. Per prepararsi la regione ha avviato due strategie parallele. Da un lato c’e’ stato il coinvolgimento delle strutture private, tramite l’Aiop, che ha gia’ portato al ricovero presso la clinica torinese Pinna Pintor di 25 pazienti. Dall’altro lato si e’ pensato al personale sanitario, che a breve si trovera’ di fronte a scelte inimmaginabili. Quando i posti in terapia intensiva finiranno, chi avra’ diritto alle cure? Come selezionare chi salvare e chi no? Come spiegarlo ai parenti? Interrogativi laceranti, che la regione ha affrontato sottoscrivendo integralmente le “Raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessita’ e risorse disponibili” redatto dalla Societa’ Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti). Si tratta di 7 pagine, reperibili sul sito della Siaarti, che con tono distaccato spiegano che “puo’ rendersi necessario porre un limite di eta’ all’ingresso in Terapia Intensiva. Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis piu’ probabilita’ di sopravvivenza e secondariamente a chi puo’ avere piu’ anni di vita salvata, in un’ottica di massimizzazione dei benefici per il maggior numero di persone”. Ovvero, salvare chi statisticamente vivra’ di piu’, perche’ in caso di saturazione, “decidere di mantenere un criterio di ‘first come, first served’ equivarrebbe comunque a scegliere di non curare gli eventuali pazienti successivi che rimarrebbero esclusi dalla Terapia Intensiva”. Si inverte quindi il principio della coda che regola l’accesso al pronto soccorso, dove i casi piu’ gravi hanno diritto di passare davanti. Qui la priorita’ sara’ inversa, entra in terapia intensiva chi ha piu’ possibilita’ di sopravvivere. Come muoversi? Il documento lo spiega nei dettagli. “La presenza di comorbidita’ e lo status funzionale devono essere attentamente valutati, in aggiunta all’eta’ anagrafica”. Ovvero, se un paziente ha gia’ altre patologie, che ne complicano il mantenimento in vita, e se avanti negli anni, e’ probabile che venga escluso dalla terapia intensiva. Questo perche’, spiega il documento, “e’ ipotizzabile che un decorso relativamente breve in persone sane diventi potenzialmente piu’ lungo e quindi piu’ ‘resource consuming’ sul servizio sanitario nel caso di pazienti anziani, fragili o con comorbidita’ severa”. Stando all’accelerazione della diffusione del virus, quando le prime esclusioni saranno effettuate, Siaarti auspica che queste avvengano “il piu’ possibile collegialmente” e, “per quanto possibile, in dialogo con il paziente (e i familiari)” ma si tratta di una scelta che “deve poter essere tempestiva. E’ prevedibile che la necessita’ di compiere ripetutamente scelte di questo tipo renda in ciascuna Terapia Intensiva piu’ solido il processo decisionale e meglio adattabile alla disponibilita’ di risorse”. (ITALPRESS). jp/sat/red 16-Mar-20 13:10

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