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Mafia: boss Graviano rompe silenzio, ‘Incontrai 3 volte Berlusconi da latitante’/ Adnkronos

Di Redazione |

Reggio Calabria, 7 feb. (Adnkronos) – (di Elvira Terranova) – Dice, tanto, e non dice, fa allusioni, annuncia che potrebbe fare altre dichiarazioni. Ancora più eclatanti. E’ un fiume in piena, il boss Giuseppe Graviano. Per la prima volta, da quando è stato arrestato, 26 anni fa, parla in un processo. E fa subito il nome di Silvio Berlusconi. Racconta di averlo incontrato “per tre volte” mentre era latitante, prima del suo arresto, avvenuto il 27 gennaio 1994. Conferma alcune delle intercettazioni captate dalle cimici in carcere mentre parlava con il boss Umberto Adinolfi, mentre smentisce altre frasi. E aspetta di ascoltare tutte le intercettazioni per potere raccontare altro ancora. In quasi otto ore di deposizione fiume, che proseguiranno la prossima settimana, il boss Graviano racconta del suo “rapporto bellissimo” con Berlusconi, “al punto da cenare anche insieme a Milano 3”. Parole smentite nel giro di poche ore dai legali dell’ex Premier definite “platealmente infondate”.

L’ultimo incontro tra Graviano e Berlusconi, come racconta il capomafia di Brancaccio, sarebbe avvenuto “poco prima del Natale 1993”. Un rapporto che sarebbe nato molti anni prima, tramite il nonno di Graviano, Filippo Quartararo, che avrebbe investito ingenti somme di denaro “nell’edilizia in Nord Italia”. Il boss parla, collegato in videoconferenza, dal carcere di Terni. Anche se all’inizio la sua deposizione era in dubbio perché non è ancora riuscito ad ascoltare, tramite un computer, le intercettazioni con il camorrista Adinolfi nella zona dell’ora d’aria del carcere di Ascoli. Poi, rassicurato dalla Presidente della Corte d’assise, ha scelto di rispondere ma riservandosi “di dire altre cose”. Nel processo Graviano è accusato dell’omicidio di due carabinieri.

Ed ecco che Graviano inizia la sua lunga deposizione, in cui tira in ballo Berlusconi. “Mio nonno materno Filippo Quartararo investì al Nord. Aveva messo i soldi nell’edilizia. Era una persona abbastanza ricca. Era un grande commerciante di ortofrutta. Un giorno viene invitato a investire soldi al Nord Italia nell’edilizia. Il contatto è col signor Berlusconi, glielo dico subito”, dice Graviano anticipando il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo.”Gli chiedono 20 miliardi di vecchie lire e gli dicono che gli avrebbero dato il 20 per cento”, spiega il boss. “Mio nonno voleva partecipare a quella società e curarsi le sue cose. Si rivolge a mio papà e mio papà dice: io non faccio queste cose. Quindi quando Di Carlo (il pentito ndr) dice che mio papà aveva queste società a Nord Italia, dice una bugia: era mio nonno“. Poi l’uccisione del padre quando Graviano aveva appena 18 anni. “Quando è morto mio padre, mio nonno mi prese in disparte e mi disse ‘Io sono vecchio e ora te ne devi occupare tu. Così io e mio cugino Salvo Graviano (morto poi per tumore ndr) siamo partiti per Milano. E mio nonno ci ha presentato al signor Berlusconi, abbiamo capito cosa era questa società”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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