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Coronavirus: la denuncia del cappellano carcere Bergamo, ‘sovraffollamento, qui si rischia la vita’ (2)

Di Redazione |

(Adnkronos) – “Con don Resmini ho condiviso questo ministero dal 2012 e l’eredità più bella che raccolgo è che dobbiamo trasmettere speranza a coloro che l’hanno smarrita, far capire che c’è un orizzonte alla fine della pena, per tutti. Anche per chi ha la detenzione a vita: si deve trovare un senso all’esistenza con la spiritualità, gli affetti, lo studio, il lavoro. Lo scopo rieducativo va sempre messo in primo piano non come principio ideale ma come impegno da realizzarsi ogni giorno”, sottolinea don Giambattista.

In questo senso, l’articolo 27 della Costituzione “non va semplicemente sventolato come alto principio democratico inalienabile, ma come impegno e sforzo della politica nell’attuarlo: non è più tollerabile il sovraffollamento. Le carceri sovraffollate sono luoghi in cui la pena risulta raddoppiata: al problema del tempo si aggiunge quello dello spazio. Si vive tanto tempo sospeso, in spazi angusti, con questo terribile incubo del Covid-19 che incombe”.

Per il cappellano del carcere di Bergamo occorre “agevolare l’applicazione di misure alternative alla reclusione, per i reati che lo permettono e che non minano la sicurezza della nostra società” e per questo invita il ministro Bonafede e i ministri a “un possibile atto di misericordia e di clemenza. Abbiate misericordia, chi sta in carcere oggi rischia la vita. Incoraggio chi ha responsabilità pubbliche a compiere delle scelte umanitarie. Non si può mettere in pericolo la vita delle persone, che è un bene superiore”, conclude don Giambattista.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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