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Kaspersky: ransomware 2.0, i criminali informatici spostano la loro attenzione dall’encryption dei dati alla pubblicazione online di informazioni riservate

Di Redazione |

(Milano, 11 novembre 2020) –

Ragnar Locker e Egregor sono due note famiglie di ransomware che impiegano questo nuovo metodo di estorsione.

Egregor, osservato per la prima volta a settembre, è un ransomware più recente rispetto a Ragnar Locke. Utilizza però molte tattiche simili a quelle usate da Maze oltre a presentare delle somiglianze nel codice. Il malware viene in genere rilasciato violando la rete e, una volta che i dati dell’obiettivo sono stati esfiltrati, concede alla vittima 72 ore di tempo per pagare il riscatto prima che le informazioni rubate diventino di dominio pubblico. Nel caso in cui le vittime si rifiutassero di pagare il riscatto, i loro nomi e i collegamenti per scaricare i dati aziendali riservati verrebbero pubblicati sul sito preposto alla fuga di notizie creato dagli attaccanti.

La superficie d’attacco di Egregor è molto più estesa di quello di Ragnar Locker. Sono state registrate vittime in Nord America, Europa e in alcune zone della regione APAC (Asia Pacific).

“Il trend che stiamo osservando in questo momento è l’ascesa dei ransomware 2.0. Rileviamo attacchi sempre più mirati che utilizzano un processo di estorsione che non si basa più solo sulla crittografia, ma implica anche la pubblicazione online di dati riservati. La reputazione aziendale non è la sola a essere messa a repentaglio. Nel caso in cui i dati pubblicati violino norme come l’HIPAA o il GDPR, è possibile che vengano intraprese anche azioni legali, con delle conseguenze che vanno oltre le perdite finanziarie”, ha dichiarato Dmitry Bestuzhev, Head del Latin American Global Research and Analysis Team (GReAT).

“Nello scenario attuale, le organizzazioni devono considerare i ransomware come una minaccia più pericolosa di un semplice malware. Il ransomware è spesso solo la fase finale di una violazione della rete. Nel momento in cui il ransomware viene implementato, l’attaccante ha già eseguito una ricognizione della rete, identificato i dati confidenziali e provveduto all’esfiltrazione. È importante, quindi, che le organizzazioni implementino tutte le buone pratiche in materia di sicurezza informatica. Identificare l’attacco in una fase iniziale, prima che gli attaccanti raggiungano il loro obiettivo finale, permette un notevole risparmio economico”, ha aggiunto Fedor Sinitsyn, security expert di Kaspersky.

Per proteggersi dagli attacchi ransomware, gli esperti di Kaspersky raccomandano alle aziende di:

• Non esporre i servizi di desktop remoto (come l’RDP, il Remote Desktop Protocol) a reti pubbliche se non strettamente necessario e utilizzare sempre password complesse.

• Aggiornare sempre il software su tutti i dispositivi utilizzati. Per impedire al ransomware di sfruttare le vulnerabilità, servirsi di strumenti in grado di rilevarle in modo automatico e scaricare e installare le patch

• Installare tempestivamente le patch disponibili per le soluzioni VPN commerciali che forniscono l’accesso ai dipendenti da remoto e agiscono come gateway all’interno della rete.

• Non aprire allegati sospetti ricevuti via mail da mittenti sconosciuti.

• Focalizzare la propria strategia di difesa nel rilevare tattiche di movimento laterale e esfiltrazione di dati su internet. Prestare particolare attenzione al traffico in uscita in modo da rilevare connessioni da parte dei cybercriminali, eseguire regolarmente il backup dei dati e assicurarsi di potervi accedere rapidamente in caso di emergenza quando necessario.

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