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Covid: Codogno un anno dopo – anestesista paziente 1, ‘rivivo ancora ogni momento’ (2)

Di Redazione |

(Adnkronos Salute) – Quello che ha visto da rianimatore, dalla terapia intensiva ‘trincea’ della lotta a Covid-19, le fa sgranare gli occhi di fronte alle proteste di piazza. Le parole di negazionisti, no-mask, no-vax, sono pietre. “Io sono veramente scioccata da queste persone – confessa Malara – e spero fortemente siano una minoranza. Mi hanno spiegato che quando la paura raggiunge livelli massimi si ha un atteggiamento di rifiuto, in questo caso rifiuto della malattia, della sua gravità e di conseguenza del vaccino. Io gli direi che purtroppo non hanno visto coi loro occhi cosa può causare questo virus, come può ridurre una persona. Non i suoi polmoni, ma tutta la persona. Dire ‘non mi vaccino’ credo sia un atto di codardia, egoismo, noncuranza per la collettività, menefreghismo estremo”.

Annalisa si è vaccinata e non si ferma. Un giorno è a bordo di un elicottero per il corso da ‘soccorritrice dei cieli’. A novembre, piena seconda ondata Covid, dal Policlinico di Milano informano che ha deciso di dare una mano all’ospedale in Fiera, l’hub di terapia intensiva nato per dare respiro alle strutture sanitarie travolte dai casi gravi: “Sapevamo che cercavano l’aiuto di medici e infermieri. Mi sono proposta – spiega – perché mi sembrava bello farlo, dopo il ruolo avuto in questa storia. Ricordo il primo mese con Covid: dei medici di Milano erano venuti a darci una mano, avevo un’ammirazione incredibile. Mi dicevo: in questo momento siamo l’occhio del ciclone della pandemia, la prima zona rossa fra tante aree ancora risparmiate. L’idea che qualcuno volontariamente s’infilasse in questa situazione di pericolo mi sembrava encomiabile”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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