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La missione di Luca Parmitano sul ghiacciaio del Gorner: «Così studio i cambiamenti climatici»

L'astronauta catanese fa parte di una spedizione scientifica dell'Esa sul Monte Rosa

Di Redazione |

Dallo Spazio si può osservare chiaramente il ritiro dei ghiacciai del mondo a causa del cambiamento climatico, lo ha detto in più di un’occasione, l’astronauta italiano dell’Esa e colonnello pilota sperimentatore dell’Aeronautica Militare, Luca Parmitano. Ora, per avere una visione di prima mano di questi cambiamenti, assieme a Susanne Mecklenburg, capo dell’Ufficio per il clima dell’ESA, si è unito – come informa Askanews – a una spedizione scientifica che si svolge in una delle più grandi masse di ghiaccio delle Alpi: il ghiacciaio del Gorner, in Svizzera, da dove Parmitano invia piccoli resoconti giornalieri anche attraverso i suoi canali social: Twitter e Instagram. La coppia accompagna un team scientifico che sta documentando come il ghiacciaio stia cambiando in seguito al riscaldamento globale. Situato sul massiccio del Monte Rosa, vicino a Zermatt, spiega un articolo dell’Esa, il ghiacciaio del Gorner è uno dei più studiati al mondo. Il suo fronte si è ritirato drasticamente dalla fine del 19esimo secolo e negli ultimi anni il suo ritiro ha accelerato. «Il Gorner è uno dei 215mila ghiacciai del mondo che vengono regolarmente monitorati – ha spiegato Susanne Mecklenburg – le osservazioni dai satelliti, comprese missioni come Copernicus Sentinel-2, forniscono informazioni complementari e contribuiscono in modo sostanziale al loro monitoraggio». Nel corso di decenni, le osservazioni spaziali hanno contribuito alle valutazioni scientifiche sull’evoluzione del clima, compresi i cambiamenti in atto nei ghiacciai di tutto il mondo. La prima parte del rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) del 2021, pubblicato all’inizio di questo mese, è desolante; afferma che le perdite di ghiaccio dei ghiacciai in tutto il mondo dalla seconda metà del 19esimo secolo sono state senza precedenti negli ultimi 2000 anni. Le osservazioni satellitari indicano anche un aumento del tasso di perdita di ghiaccio dagli anni ’90, con le acque di disgelo glaciale considerate un contributore dominante all’innalzamento medio globale del livello del mare dal 2006 al 2018. I dati a lungo termine che forniscono prove scientifiche per aspetti chiave del clima, compresa la situazione dei ghiacciai, sono generati dalla Climate Change Initiative (CCI) dell’ESA, utilizzando un’ampia gamma di satelliti. Il team di ricerca del progetto sui ghiacciai del CCI fornisce prodotti derivati dall’estensione globale, dal cambiamento di elevazione e dalla velocità di scioglimento che costituiscono importanti dati di base per la valutazione del cambiamento per comprendere meglio la risposta del ghiacciaio alle variazioni climatiche. Recenti valutazioni satellitari hanno rivelato, negli ultimi anni, che i ghiacciai hanno perso oltre 9 trilioni di tonnellate di ghiaccio tra il 1961 e il 2016 e una valutazione globale più recente conferma questa tendenza. “Quando guardiamo il Gorner – ha concluso Parmitano – vediamo già il passato, non il presente. Quello che vediamo non sarà qui tra qualche anno, perché sta già scomparendo. Gli sbalzi di temperatura che stiamo attualmente affrontando hanno già colpito questo ghiacciaio. È una storia incredibilmente triste ma deve essere il punto di partenza per sensibilizzare e assumersi le responsabilità per rallentare il cambiamento climatico”. La spedizione guidata dall’ESA sta realizzando un documentario in vista della Pre-COP di Milano alla fine di settembre e della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) che si terrà a Glasgow, in Scozia, dal 31 ottobre al 12 novembre 2021.

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