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Il dramma lungo 22 anni di Giuseppe Gulotta raccontato all’Antimafia

Di Redazione |

ROMA – «Ho sempre avuto fiducia nelle istituzioni ho sempre avuto speranza di arrivare ad una verità, spero si possa arrivare a capire perché i due giovani carabinieri sono stati uccisi, chiedo giustizia per i due militari morti. Non ce l’ho con i magistrati, alcuni mi hanno condannato ma altri mi hanno assolto; credo siano stati indotti all’errore dai carabinieri». Lo ha detto davanti alla Commissione parlamentare antimafia Giuseppe Gulotta, che ha scontato ingiustamente 22 anni per due omicidi mai commessi. «La verità alla fine è arrivata – ha proseguito – spero si possa capire perché questi due carabinieri sono morti, chiedo giustizia anche per loro. Ho subito torture, in carcere ho passato i miei anni più belli. Ho visto crescere mio figlio durante i colloqui in carcere, non ho potuto comprargli mai un gelato né passeggiare con lui. Il rapporto con mio figlio, che oggi ha 34 anni, c’è solo da 3-4 anni. Fino a pochi anni fa eravamo due estranei».

Renato Olino, sottufficiale dei carabinieri testimone dei pestaggi che portarono all’arresto di Gulotta, nel 2008 rivelò al pm di Trapani quanto era avvenuto davanti ai suoi occhi. A capo del gruppo di militari che compì le torture, c’era il colonnello Giuseppe Russo che venne ucciso nell’agosto del 1977. Anche in quella occasione – è stato rivelato stasera – vennero arrestati tre pastori che furono pestati e messi in carcere dove hanno trascorso oltre 15 anni per poi essere liberati quando alcuni testimoni di giustizia raccontarono la verità. 

«Mi sono sempre chiesto perchè in questa storia ci sono entrato io: non mi sono fatto idea se ci fossero collegamenti con famiglie mafiose, non ne ho mai saputo niente di mafia nè di politica, ero un semplice ragazzo che aveva iniziato a lavorare a 14 anni, facendo il barbiere», ha proseguito Gulotta, rispondendo ai commissari dell’Antimafia. “Ho avuto un risarcimento – ha proseguito – ma se ci fosse un modo di ritornare indietro non me ne importerebbe nulla dei soldi, io ho avuto la vita rovinata. Qualcuno mi dice “non sei arrabbiato”: la rabbia non fa che portare rabbia; sono arrabbiato con coloro che hanno sporcato la divisa non ce l’ho con tutta l’arma».

«Dopo 44 anni mi chiedete se è possibile trovare i colpevoli: io credo che ormai i colpevoli non si trovano più e tuttavia si potrebbe arrivare a qualcosa rileggendo tutte le carte. Io credo che i carabinieri di allora con il mio arresto avevano da nascondere qualcosa: hanno messo da parte la polizia mentre essendo direttamente coinvolti avrebbero dovuto fare un passo indietro. Scuse? Non ne ho ricevute da nessuna parte: se scuse ci dovessero essere dovrebbero essere verso i familiari dei carabinieri, ai quali hanno dato falsi colpevoli». Gulotta ha anche spiegato all’Antimafia che nel corso dei vari processi – nel primo era stato dichiarato innocente – non volle scappare «perchè altrimenti sarei apparso come colpevole: ma la verità è che la notte dell’omicidio dei due carabinieri ero a casa a dormire perchè il giorno dopo sarei andato a lavorare».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA