Trapani si risveglia senza sindaco e con un clima politico sempre più avvelenato

Di Alfredo Pecoraro / 26 Giugno 2017

TRAPANI – Mentre gli operai smontano tavoli e cavi nel suo desolato comitato elettorale, Piero Savona nel day-after prova a trovare le ragioni della catastrofe elettorale che ha colpito Trapani, rimasta senza sindaco col 74% degli elettori che ha preferito andare al mare o rimanere in casa piuttosto che andare a votare per il ballottaggio, facendo saltare il quorum del 50% perché il secondo turno fosse valido. «Era una missione impossibile», ammette. Poi si toglie qualche sassolino dalla scarpa. «Il Pd e il centrosinistra hanno fatto poco affinché il caso Trapani assumesse un valore nazionale» perché «questa è la terra del super latitante Matteo Messina Denaro e due dei miei avversari (Antonio D’Alì e Mimmo Fazio) avevano problemi giudiziari abbastanza seri». Sperava, quindi, «in un sostegno maggiore del Pd, in un’azione più incisiva contro il cartello dell’astensionismo che ha messo insieme Forza Italia e M5s». Il suo appello alla città è caduto nel vuoto: solo il 26,75% s’è recato alle urne e ben l’8,49% dei voti espressi sono stati considerati non validi. «Io ce l’ho messa tutta, ma non potevo certo fare apparentamenti al ballottaggio col senatore D’Alì, perché se fossi stato eletto e intanto la sua situazione giudiziaria si fosse aggravata certamente mi sarei dovuto dimettere da sindaco».

Domani la commissione elettorale circoscrizionale dovrebbe formalizzare il risultato elettorale e trasmettere gli atti alla Regione per il decreto di nomina del commissario che guiderà il comune di Trapani fino alla prima tornata utile per nuove elezioni, nel 2018: si fa il nome dell’ex procuratore di Palermo Francesco Messineo, che aveva svolto il medesimo ruolo a Castelvetrano (Tp), il paese di Messina Denaro, prima dello scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose. Smentendo il suo assessore agli enti locali, il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, frena però sulla decadenza, in assenza di sindaco, dei consiglieri eletti. «Non esistono organi politici che possano interpretare la norma, chi lo ha fatto si è avventurato troppo oltre le competenze, ma – sostiene – l’unico organismo che può decidere è la commissione elettorale e in caso di mancata decisione i tribunali amministrativi».

Intanto, nel municipio, Vito Damiano, sindaco uscente, getta legna sul fuoco. «In questi cinque anni di mandato ho avuto condizionamenti, dall’esterno del palazzo ma sopratutto dall’interno». Pressioni politiche o mafiose? «Condizionamenti, non dico altro», aggiunge l’ex generale dei carabinieri che sta svuotando il suo ufficio al secondo piano. Parole raccolte subito da Savona: «Potrebbero esserci risvolti inediti se la Prefettura dovesse verificare pressioni subite dal sindaco e infiltrazioni di un certo tipo».

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