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Notizie Flash: 1/a edizione – L’estero

Di Redazione |

Kiev. In sette giorni l’esercito russo ha bombardato 30 insediamenti della regione di Kherson 258 volte. Lo ha denunciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel consueto videomessaggio della notte: “In questo giorno, così come in ogni giorno di Dio, gli occupanti hanno bombardato di nuovo Kherson e le comunità della regione. In una sola settimana, il nemico ha bombardato 30 insediamenti della regione di Kherson 258 volte. L’esercito russo ha anche danneggiato la stazione idrica di Mykolaiv”.

Washington. “Comportatevi bene” o i vostri famigliari saranno arrestati e torturati. Questa la minaccia arrivata ai calciatori della nazionale iraniana in vista della partita di oggi contro gli Stati Uniti a Mondiali in Qatar, secondo quanto rivelato da una fonte coinvolta nella sicurezza dei giochi citata dalla Cnn. Dopo il rifiuto di cantare l’inno allo stadio in solidarietà con i manifestanti nella prima partita del mondiale, la nazionale è stata ‘convocata’ a un incontro con alcuni membri dei Guardiani della rivoluzione, che, ha raccontato la fonte, hanno minacciato “violenze e torture” contro i famigliari dei giocatori se avessero compiuto di nuovo questo o altri gesti di protesta. E in effetti, in occasione della seconda partita, quella con il Galles, i calciatori hanno cantato l’inno, seppure a labbra strette, quasi sussurrando.

Londra. Si è fermata la protesta in Cina contro le rigide misure di contenimento anti-Covid. La polizia è scesa in forze in strada, circondato e presidiato i luoghi della protesta, eretto barriere, compiuto arresti, effettuato controlli anche sulla configurazione di app e Vpn. E’ successo a Pechino e Shanghai, dove la presenza della polizia si è materializzata in alcune zone indicate su Telegram come possibili luoghi di incontro per nuove manifestazioni. E a Hangzhou, nel sud del paese, una protesta è stata velocemente interrotta ieri sera e diversi arresti sono stati compiuti, riporta la Bbc citando immagini sui social.

Teheran. Nelle proteste contro il regime sono morte oltre 300 persone. Lo ha ammesso, nella prima dichiarazione ufficiale da parte di Teheran, il generale Amir Ali Hajizadeh, comandante della divisione aerospaziale dei Guardiani della rivoluzione, secondo cui tra le vittime si contano anche diversi “martiri”, intesi come uomini delle forze di sicurezza. Secondo il generale, tra i morti ci sarebbero anche molti iraniani che non erano coinvolti direttamente nelle proteste, iniziate due mesi e mezzo fa, dopo la morte di Masha Amini, arrestata per non aver indossato correttamente il velo e deceduta mentre era sotto custodia.

Teheran. “Comportatevi bene” o i vostri famigliari saranno arrestati e torturati. Questa la minaccia arrivata ai calciatori della nazionale iraniana in vista della partita di oggi contro gli Stati Uniti a Mondiali in Qatar, secondo quanto rivelato da una fonte coinvolta nella sicurezza dei giochi citata dalla Cnn. Dopo il rifiuto di cantare l’inno allo stadio in solidarietà con i manifestanti nella prima partita del mondiale, la nazionale è stata ‘convocata’ a un incontro con alcuni membri dei Guardiani della rivoluzione, che, ha raccontato la fonte, hanno minacciato “violenze e torture” contro i famigliari dei giocatori se avessero compiuto di nuovo questo o altri gesti di protesta. E in effetti, in occasione della seconda partita, quella con il Galles, i calciatori hanno cantato l’inno, seppure a labbra strette, quasi sussurrando.

Teheran. Nelle proteste contro il regime sono morte oltre 300 persone. Lo ha ammesso, nella prima dichiarazione ufficiale da parte di Teheran, il generale Amir Ali Hajizadeh, comandante della divisione aerospaziale dei Guardiani della rivoluzione, secondo cui tra le vittime si contano anche diversi “martiri”, intesi come uomini delle forze di sicurezza. Secondo il generale, tra i morti ci sarebbero anche molti iraniani che non erano coinvolti direttamente nelle proteste, iniziate due mesi e mezzo fa, dopo la morte di Masha Amini, arrestata per non aver indossato correttamente il velo e deceduta mentre era sotto custodia.

Chicago. “Penso che nessun presidente, nessun ex presidente, nessuno che aspiri a diventare presidente dovrebbe mai frequentare antisemiti, negazionisti dell’Olocausto o nazionalisti bianchi in nessuna circostanza. Detto questo, ora il presidente ha sbagliato ad offrire a quelle due persone un posto al suo tavolo e penso che dovrebbe scusarsi”. Così l’ex vicepresidente americano, Mike Pence, ha risposto all’Union League Club a Chicago a chi lo interrogava sulla presenza alla contestata cena nella residenza di Mar-a-Lago del suprematista bianco Nick Fuentes, negazionista dell’Olocausto, portato alla serata dal discusso rapper Kanye West.

Doha. L’ultimo incontro sul campo di calcio tra la Repubblica islamica dell’Iran e il ‘Grande Satana’, come il regime khomeinista chiama gli Stati Uniti, risale a Francia ’98, quando le sue squadre si sfidarono a Lione. La nazionale iraniana e la nazionale statunitense – che tornano a incrociarsi oggi a Doha – in quell’occasione posarono per una foto di gruppo insieme – all’epoca presidente della Repubblica islamica era il riformista Mohammed Khatami, su cui l’Occidente riponeva grandi speranze, alla Casa Bianca sedeva Bill Clinton – prima dell’inizio della partita, che l’Iran vinse 2-1.

Kiev. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha invitato i paesi membri della Nato – che oggi e domani si riuniscono a Bucarest – a incrementare la produzione di armi, per assicurare una vittoria nella guerra contro la Russia. “Mentre combattiamo le battaglie di oggi, dobbiamo pensare a come combatteremo le battaglie di domani”, ha dichiarato in un’intervista a ‘Politico’ il capo della diplomazia ucraina, per il quale non sarà possibile vincere sul campo di battaglia a lungo termine senza investire in una rafforzata produzione bellica. Per Kuleba è essenziale “essere realisti” e smettere di dipendere da partner che potrebbero danneggiare, come è stata la Russia per l’Ucraina.

Tel Aviv. Almeno tre palestinesi sono morti oggi dopo essere stati colpiti dalle forze di sicurezza israeliane in due diversi scontri in Cisgiordania. La denuncia arriva dalle autorità palestinesi, secondo cui alle prime ore di oggi, un uomo identificato come Mufid Mohamad Ijlil, 44 anni, è morto dopo essere stato colpito alla testa durante uno scontro con le forze israeliane nella città di Beit Umar che ha fatto anche nove feriti, uno dei quali versa in gravi condizioni.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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