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**Senato: la censura a ‘C’era un ragazzo’, il ricordo di Morandi e l’interrogazione del 1966**

Di Redazione |

Roma, 8 mag. “Questa canzone fu censurata perché si parlava di un popolo amico che veniva accusato di andare ad uccidere i vietnamiti. Ci fu un’interrogazione alla Camera e per un periodo fu censurata. Mi ha fatto effetto cantarla qui perché per fortuna questo tipo di censure non ci sono più”. Lo ha sottolineato Gianni Morandi questa mattina, dopo aver proposto nell’Aula del Senato ‘C’era un ragazzo’, brano del 1966, durante la carrellata dedicata ai 75 anni trascorsi dalla prima seduta dell’Assemblea di Palazzo Madama.

La questione, come appunto sottolineato dal cantante, fu dibattuta a Montecitorio, precisamente nella seduta pomeridiana del primo dicembre del 1966, dopo un’interrogazione presentata dai deputati del Pci Bruno Gombi e Giuseppe Amasio al ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni, “per sapere se ritenga legittimo e soprattutto opportuno l’intervento della censura che ha costretto gli autori delle canzoni ‘C’era un ragazzo’ e ‘Brennero 66’, in programma al terzo Festival nazionale delle rose della canzone italiana, a modificare il titolo e il testo delle medesime canzoni, pena la non inclusione delle stesse nella trasmissione che andrà in onda sul video la sera della finale del 14 ottobre 1966”.

Gli interroganti chiedevano, in particolare, “di sapere se le motivazioni addotte dai censori, così come sono state riferite dai giornali, siano esatte, nel qual caso essi non comprendono perché mai nell’Italia repubblicana, non sia possibile mettere nel testo di una canzone le parole ‘Viva la libertà’ o raccontare di aver visto ‘Cadere la gioventù nel Vietnam'”.

All’interrogazione (che faceva riferimento anche alla canzone dei Pooh ‘Brennero 66’, che raccontava la storia di un giovane soldato ucciso sulle montagne da terroristi altoatesini e finita sotto accusa per i contenuti ritenuti troppo violenti), rispose in Aula il sottosegretario alle Poste Crescenzo Mazza. “Effettivamente, nel corso dell’esame dei testi delle canzoni comprese nel programma del terzo Festival delle rose (uno dei tanti piccolissimi –vorrei dire– simposi di musica leggera), esame effettuato in tutte le manifestazioni di questo genere, fu rilevato -sottolineò l’esponente del terzo Governo presieduto da Aldo Moro- che il titolo e alcune parole dell’una e dell’altra canzone non erano effettivamente, da un certo punto di vista, consoni allo spirito della manifestazione stessa”.

“Nell’interrogazione è detto che fu chiesta la soppressione delle frasi: ‘Viva la libertà’ e ‘di aver visto cadere la gioventù nel Vietnam’. Viceversa, le frasi -spiegò Mazza- si riferivano sì ai dolorosi e gravi incidenti, che si svolgevano in Alto Adige e nel Vietnam, erano esattamente queste: ‘di te che sei morto lassù per nulla’, ‘di te che sei morto per gioco’ e ‘spara, spara ai Vietcong’. Di fronte a questi versi debbo dire che gli stessi autori delle canzoni, dimostrando sensibilità ed anche inventiva (non saranno forse poeti, ma sono certo dei parolieri molto in gamba), nello spazio di un’ora provvidero a sostituire queste frasi che potevano, a mio avviso, suscitare amarezza nel cuore dei familiari di quei caduti”.

“Credo di non dover aggiungere altro. Sono certo che ella, onorevole Gombi, pur se non sarà indotto a dichiararsi sodisfatto, per lo meno -concluse il sottosegretario- comprenderà lo spirito della mia risposta e di quell’intervento, che si svolse sul piano dell’opportunità”.

“Con il centro-sinistra, con i socialisti alla direzione della Rai-Tv, con tutti i buoni propositi che l’attuale maggioranza non perde occasione di manifestare, siamo ritornati -lamentò Gombi nella sua replica- ai tempi del più ottuso regime censorio, fino al punto di respingere una canzone che chiede che finisca il disastro nel Vietnam?”

“Mi dica almeno -proseguì il deputato del Pci rivolgendosi al sottosegretario- che il Governo disapprova quell’atteggiamento e non è d’accordo con i censori di una canzone composta da ragazzi coraggiosi, che sono usciti dagli schemi tradizionali di questi ultimi anni. Avrei gradito udire dalla voce del rappresentante del Governo che, d’ora in avanti, la censura sarà più liberale e tollerante in simili occasioni. Ma capisco perché ella non abbia detto una parola impegnativa nè di apprezzamento nè di ripudio di questo intervento illegittimo, contrario al senso morale, contrario al clima politico del Paese che reclama che queste voci vengono esaltate e apprezzate; lo capisco quando penso che sta per arrivare in Italia una delegazione di vietnamiti: se sono bene informato è stato lo stesso presidente del Consiglio a dire che questa delegazione non può entrare nel nostro Paese. Le pare giusto, onorevole Mazza?”

“Questo completa il quadro. Non siamo più alle canzonette, siamo di fronte ad atti responsabili verso un Paese martire dove i ragazzi ‘muoiono seriamente’ come dice la canzone di Gianni Morandi e di Migliacci e Lusini. Questo rivela che quella censura non albergava soltanto nell’animo del burocrate che l’avrà esercitata, ma nel più profondo della politica governativa diretta dall’onorevole Moro. Ecco il vero motivo -concluse Gombi- per cui dichiaro totale la mia insoddisfazione per la risposta data”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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