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Riciclo organico, verso 3 mln ton di compost che torna alla terra

Di Redazione |

Roma, 5 dic. Il ciclo virtuoso del rifiuto organico “è il concetto base dell’economia circolare, ovvero la produzione di rifiuti che poi vengono trattati; dietro c’è un’industria che tratta il rifiuto e, nel caso dell’organico, lo trasforma in fertilizzanti organici che tornano alla terra per nutrirla apportando elementi nutritivi che sviluppano vegetali che a loro volta entrano nelle catene alimentari e producono rifiuti, ecc, ecc… E’ il principio di economia circolare che sta dietro al riciclo dei rifiuti organici”. Così Massimo Centemero, direttore Cic-Consorzio italiano compostatori, a margine dell’evento ‘Dalla terra alla Terra’ organizzato dal Cic nella Giornata Mondiale del Suolo. “Dalla terra, con la ‘t’ minuscola, intesa come terreno dove vengono coltivate le piante, alla Terra con la ‘T’ maiuscola perché, oltre ai benefici agronomici che ha il compost, ci sono i benefici ambientali dal momento che si va a chiudere il cerchio”, spiega. “Attualmente in Italia si trattano più di 8 milioni di tonnellate di rifiuti a matrice organica, gran parte sono rifiuti organici prodotti dalle nostre raccolte differenziate, circa 7 milioni di tonnellate che vengono poi trattate in impianti che sono sia di compostaggio che integrati, cioè compostaggio e digestione anaerobica; il prodotto finale, sia nella prima che nella seconda classe di impianti, è sempre il compost, fertilizzante organico di cui oggi in Italia si producono più di 2,2 mln di tonnellate”, continua Centemero. Una cifra destinata ad aumentare. “Andiamo verso una raccolta differenziata che coprirà tutta la popolazione italiana: c’è, infatti, l’obbligo al primo gennaio 2022, siamo un po’ in ritardo ma già più di 50 mln di abitanti fanno la raccolta differenziata della frazione organica quindi andremo a sfiorare, con il target raggiunto, 3 mln di t di compost prodotto in Italia”, spiega. Sulla questione impiantistica a livello di Sistema Italia “non c’è carenza”, spiega. “Non c’è mai stata un’emergenza umido in Italia nel senso che gli impianti hanno sempre assecondato la crescita delle raccolte differenziate; è chiaro che ci sono sbilanciamenti dal punto di vista territoriale con regioni che hanno più impianti e altre meno, dobbiamo colmare questo gap. Ma già ora ci sono 52 impianti in revamping o nuovi che stanno per partire e che garantirebbero il trattamento di maggiori tonnellate qualora ulteriori raccolte differenziate dovessero incrementare la produzione di umido. Inoltre, con questi 52 impianti, che si svilupperanno soprattutto al Centro-sud, la distribuzione territoriale sarebbe più omogenea, un dato che potremo verificare nei prossimi 3-4 anni”, conclude.

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