L'intervista
Alberto Angela e l’affresco della Sicilia di Montalbano lunedì su Rai1
Il conduttore: «Viaggio emozionante nei luoghi simbolo della serie tv. Amo questa terra, i suoi colori: è magnifica. Qui ci si sente a casa»
Camilleri sono. La Sicilia sono. Quella di Montalbano è la Sicilia che vorremmo essere, solare e seduttrice, ghirighori di pietra e muretti a secco, cucina sontuosa e cittadine presepe dove il tempo scorre lentamente. Quell’isola “normale” che vorremo vivere al di là delle fiction, imperfetta ma vitale.
In occasione del centenario della nascita di Andrea Camilleri, Albero Angela, straordinario divulgatore (qui il suo Fb), prende per mano il pubblico e lo accompagna dentro il mondo del Commissario Montalbano e del suo autore in una puntata di “Ulisse” in onda lunedì alle 21.30 su Rai1. Per i tanti in crisi di astinenza un’occasione per ritrovare i luoghi dove è stata ambientata la serie tv (dal barocco di Scicli, Ragusa Ibla, Modica a Tindari della “Gita”, dalla Scala dei Turchi alla Fornace Penna. Poi Marzamemi, Donnafugata, la Valle dei Templi di Agrigento), alcuni dei suoi protagonisti storici e soprattutto Salvo Montalbano, ormai uno di noi, il commissario solido e onesto che in una Paese dove la giustizia è scontro politico, trova i colpevoli e protegge gli innocenti. Angela (che oggi sarà sul palco del Festival di Sanremo) incontrerà anche Arianna Mortelliti, nipote dello scrittore, e l’editore Antonio Sellerio che parlerà dell’impatto mondiale dell’opera di Camilleri.

Nello spot della serata che ci fa Alberto Angela “di pirsona pirsonalmente” accanto a Catarella?
«Incontro i protagonisti in alcuni luoghi – anticipa Angela – Con Fazio, l’attore Peppino Mazzotta, saremo sul set del “Cane di terracotta”, la bellissima grotta delle Trabacche, Mimì Augello, con l’attore Cesare Bocci, nella tonnara di Marzamemi, con Angelo Russo-Catarella nel commissariato. E’ un viaggio nelle emozioni che dà la serie. Amo Montalbano e conosco i luoghi come tutti coloro che lo hanno seguito in tv. Luca Zingaretti l’abbiamo incontrato nel castello di Donnafugata. Tutti raccontano, tutti ricordano, tutti erano emozionati come un ritorno in un luogo d’infanzia».
Quale immagine della Sicilia viene fuori?
«L’intuizione geniale della serie tv è stata quella di trasferire l’ambientazione nel Val di Noto, luogo splendido che il mondo ci invidia. Montalbano ha rilanciato turisticamente questa parte dell’isola. Ne è nata una meravigliosa sinergia tra la tv e la Sicilia».

Perché avete unito “Ulisse” a Montalbano?
«Hanno in comune le atmosfere della Sicilia. Quando vediamo Montalbano sbirciamo di lato rispetto a quello che sta accadendo, respiriamo le atmosfere, i tagli di luce, la pietra riscaldata dal sole, il cielo azzurro, le bellissime case nobiliari che sembrano un po’ dimenticate ma rivelano una storia antica. Non è un caso che i greci si siano innamorati di questa terra. Abbiamo cercato di raccontare i colori dell’Isola, dei sentimenti ma anche della storia. La serie televisiva la raccontiamo facendo un po’ un’esplorazione: i commissariati, le auto, la casa del commissario».

Lei ha conosciuto Camilleri?
«L’ho intervistato per una puntata di “Meraviglie” e mi ha raccontato che quando era ragazzo, dopo lo sbarco degli Alleati, nella Valle dei Templi ha incontrato un americano in divisa con 3-4 macchine fotografiche appese al collo. Era Robert Capa».
Questa puntata di Ulisse fa sperare che la serie torni in tv?
«E’ una domanda che ho posto a tutti gli attori ma non c’è una risposta. Vorrei tanto che ci fossero altri episodi. La mia sensazione è che se arrivasse una telefonata che annuncia che si rifà la fiction, sarebbero subito a girare».

La Sicilia in tv fa sempre grandi ascolti.
«In Sicilia ci si sente a casa. Ecco perché abbiamo nostalgia di Montalbano. Adoro i momenti in cui va a trovare qualcuno, suona alla porta e dentro c’è l’anziana nobile o il medico legale che mangia una montagna di cannoli… Guardi questo luogo pieno di storia di famiglia e dell’Italia, trovi una specie di accoglienza, di nostalgia. E vorresti che non finisse mai».
Dopo i cannoli del dottore Pasquano, il compianto e bravissimo Marcello Perracchio, nella puntata darà spazio ai dolci siciliani con la scrittrice Simonetta Agnello Hornby.
«Le tradizioni che sono frutto di cultura millenaria si ritrovano anche nei piatti. La Sicilia a tavola non delude mai. Abbiamo la grande fortuna di vivere in un Paese speciale, dobbiamo tutelarlo, valorizzarlo».
Un difetto della Sicilia?
«Soffre di pregiudizi. Programmi come i miei, ma anche Montalbano, servono a far capire che i pregiudizi vengono da chi ha paura, da chi non conosce. La Sicilia ha luci e ombre, ma questo vale per tutta l’Italia. Nell’Isola ci sono luoghi meravigliosi, la gente è straordinaria. E’ Italia, è Mediterraneo, è Storia: siamo noi. Amo molto questa terra. I paesaggi diversi, il sole che non ti brucia come altrove, ma è una carezza. Mi hanno sempre colpito i muretti a secco, sono monumenti, saggezza popolare. E’ una terra magica».

C’è un cuore segreto dell’Isola?
«Sono venuto spesso. Ho fatto anche immersioni a Levanzo per filmare un relitto romano e poi sull’Etna per vedere un fiume di lava. E mi si sono sciolte le suole delle scarpe per il calore! Avete un sito pazzesco che è Piazza Armerina. Quando sono sull’Isola faccio in modo di passarci sempre. Rivedo questo luogo magnifico e poi vado in un agriturismo dove ho dei ricordi bellissimi. Lì, di notte, ci sono cieli stellati che ho visto solo nei deserti. C’è un grande silenzio, senti un cane abbaiare in lontananza, e ti senti al centro del mondo».
