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25 Aprile, la partigiana Gina: «A 101 anni ho ancora paura che torni di nascosto il fascismo»
A 101 anni Luigina Forcella accoglie le telecamere del «Corriere», insieme alla figlia Laura, nella sua casa a Brescia. Sente e vede poco, fa un po’ fatica a parlare, ma quando si tratta di ripercorrere a ritroso i ricordi della guerra ritrova un’animosità sorpendente.
Nata a Brescia il 30 dicembre 1923 (nel quartiere di Sant’Eufemia della Fonte), in una famiglia antifascista, Luigina – detta Gina – da piccola sognava di fare l’artista perché quando andava a scuola e prendeva buoni voti, la maestra scriveva sempre sul foglio «è una piccola artista» e lei ne era orgogliosa. Ma poi il suo papà, quando tornava a casa, «strappava quei fogli perché era contro la scuola fascista».
La donna entra nella Resistenza a 18 anni grazie al sacerdote del Duomo di Brescia, Monsignor Luigi Fossati. «Io andavo spesso in chiesa perché mi piacevano le sue prediche, era un oratore molto in gamba e faceva anche degli accenni politici nei suoi discorsi». Un giorno Fossati chiama Luigina e la sua amica in sacrestia, e chiede loro di scegliere da che parte stare: Luigina accetta subito di venir «arruolata» come staffetta, senza aspettare il permesso dei genitori. Da quel momento il suo compito è quello di andare porta a porta, senza bigliettini (ricordando a memoria nomi e indirizzi), ad avvisare i partigiani o gli antifascisti in pericolo di scappare. Per questo ruolo era chiamata «la postina».
In quel periodo Luigina lavora per i tedeschi alle OM, le Officine Meccaniche bresciane (qui aiuta anche i partigiani a rubare le armi) ed è fidanzata con Cesare Pradella, tenente «Gigi», che un giorno le chiede: «Ma si può sapere dove vai ogni sera alle 20 dopo il lavoro?». È così che Luigina scopre che entrambi militano nella stessa brigata, la Barnaba di Giustizia e libertà.
I due fidanzati si trovano insieme quando un giorno, mentre trasportano armi in bicicletta, incontrano un plotone di fascisti. Gigi la invita a scappare ma lei, imperterrita, gli risponde: «Se ci beccano ci beccano in due e moriremo in due». Poi, presa dal panico, e per non essere scoperta, Luigina dice a Gigi: ««Io faccio la scema, tu ridi, vedrai che non ci beccano!». E infine consiglia a Cesare di coprirsi la barba con un fazzoletto, facendo finta di avere il raffreddore perché, in quanto appena evaso di prigione (era stato incarcerato per colpa di una spia), i militari si sarebbero subito accorti di quel viso poco curato. Riescono a salvarsi, non vengono perquisiti, e raggiungono il comando di Mompiano dove erano destinate le armi.
Il 25 aprile 1945 Luigina festeggia in piazza della Loggia a Brescia. Ricorda che in giro non si trovava più un fascista: «Mi ero divertita a vedere come la paura ti fa cambiare idea». Quel giorno lì, Gina riesce anche a salire sulla macchina di Benito Mussolini e di Claretta Petacci con cui va a fare il giro della città insieme a Gigi («perché eravamo giovani e spensierati e volevamo provare quella bella macchina»); poi la riconsegnano il giorno stesso: tutte le cose appartenute ai fascisti iniziavano a essere requisite. La storia con Cesare durerà ancora qualche anno dopo la guerra: i due si sposeranno, ma per breve tempo. Cesare patirà poi per l’Australia.
«Non tutte le donne sono state riconosciute; molte in quegli anni si erano nascoste nella loro attività, e altre non sapevano che dovevano dichiararsi, a fine guerra, per essere riconosciute. Io ho avuto delle amiche partigiane che sono state catturate, malmenate», racconta Luigina. «Alle giovani donne oggi vorrei dire di seguire la politica e di essere obiettive, di stare in guardia, di non lasciarsi influenzare. La verità è unica e la possiamo dare noi che abbiamo vissuto la guerra», conclude.
«Certe cose non si possono dimenticare. Festeggio sempre il 25 aprile, però sto guardinga perché delle volte ho ancora paura che torni di nascosto il fascismo. Ricordo tutto il passato. Cosa penso della politica oggi? Una come me, se è fedele a quello che ha fatto, la può vedere in un unico modo».
– «Donne partigiane»: le videointerviste alle sopravvissute della Resistenza di Jessica ChiaCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA