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«Il nome della rosa il mio peggior romanzo», così Umberto Eco diceva della sua opera. E stasera su Rai1 l’ultima puntata della serie evento

Di Redazione |

Termina stasera, lunedì 25 marzo, il viaggio narrativo de “Il nome della rosa”, la serie evento in quattro puntate su Rai1. Ed ecco cosa ci riserva la visione  Arrestando Remigio e processandolo per eresia, Bernardo è riuscito non soltanto a far fallire la Disputa ma a coinvolgere i francescani nella stessa accusa di eresia, condannando la loro visione di una Chiesa povera come fomentatrice di violenza. Malachia, intanto, è riuscito a mettere le mani sul libro e a riportarlo al sicuro nella biblioteca.

Bernardo sottopone Remigio a un durissimo processo accusandolo non solo dei delitti commessi da dolciniano, ma anche di quelli avvenuti nell’abbazia. Distrutto dalle torture e sollecitato dalle promesse dell’Inquisitore, Salvatore testimonia contro l’amico che alla fine, stremato ma anche spinto da un furioso sentimento di rivolta, ammette entrambe le accuse e viene condannato al rogo assieme alla ragazza. Adso non si dà pace per il destino della giovane e chiede a Guglielmo di aiutarla. Anche Anna tenta di liberare i due prigionieri, ma si ferma quando il cellario, in lacrime, le confessa di essere stato lui a tradire i suoi genitori. Durante la messa, improvvisamente, Malachia cade a terra e muore. Gui sembra essersi lasciato convincere da Guglielmo a liberare la ragazza, ma è un inganno: ha deciso che la ucciderà prima dell’alba. Anche se sanno di rischiare la vita, i francescani partono per andare ad Avignone a parlare con il Papa. Guglielmo, benché sia stato invitato a lasciare l’abbazia il giorno successivo, è deciso ad andare fino in fondo nella sua indagine.

La serie tv, che sta ottenendo un grande successo come già fu anche per il film sempre tratto dal romanzo best seller mondiale “Il nome della rosa” scritto da Umberto Eco ed edito per la prima volta da Bompiani nel 1980, giunge dunque stasera al suo atto conclusivo. Già autore di numerosi saggi, il semiologo Umberto Eco appunto nel 1980 decise di scrivere il suo primo romanzo, cimentandosi nel genere del giallo storico e in particolare del giallo deduttivo, ed ambientando la vicenda nel 1327 in un monastero medievale nel Nord Italia. Il romanzo ottenne immediatamente un enorme successo, eppure lo stesso Umberto Eco intervenendo il 14 maggio del 2001 al Salone del Libro di Torino disse di odiare quel suo libro, «il mio peggior romanzo: ecco le sue parole nel video di Vito Custodero diffuso da Repubblica Tv.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA