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Natasha Stefanenko: «Sogno il matrimonio in chiesa. Vivo da venticinque anni nelle Marche, ho rinunciato a tanto ma sono felice»
«Dal 2000 sto vivendo nelle Marche. Sono cresciuta anche grazie ai marchigiani. Quando esco di casa sono per tutti Natà. Ho sacrificato un po’ di cose, pazienza». Natasha Stefanenko non ha bisogno di presentazioni, anche perché la soubrette cinquantaseienne sembra essere riuscita a fermare il tempo. Bionda, occhi azzurri, altezza statuaria, parlantina spigliata e battute sagaci. Allo Spazio Corriere del Salone del Libro di Torino parla anche in dialetto marchigiano, regione si è trasferita per amore e che racconta in Dalle Marche con amore (Cairo). In dialogo con la giornalista del Corriere Torino Francesca Angeleri rivela come si sia adattata alla vita in un piccolo paese da diciassettemila abitanti. «Per anni mia suocera ha vissuto con noi in casa, io per lei sono come una figlia», continua. Stefanenko conclude con un piccolo sogno familiare: il matrimonio in chiesa. «Ci siamo sposati in comune, io mi sono battezzata a quarant’anni. Arrivando dalla Russia ero forzatamente area. Arrivando dall’ex Unione Sovietica le chiese erano chiuse e non c’era religione – scherza la soubrette -. Dio siamo noi. Ora chissà, magari entriamo e ci sposiamo. Magari una chiesetta sperduta». (Federica Vivarelli)