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Putin non va ai colloqui di pace: il suo mestiere è la guerra (una ogni 18 mesi)
I colloqui di pace tra Russia e Ucraina e le mosse di Putin sono al centro dell’analisi di Antonio Polito nella nuova puntata della sua videorubrica “Palomar”. «Pretendere di interpretare o addirittura prevedere le mosse di Putin come se fosse un politico occidentale, dunque soggetto al giudizio quotidiano dell’opinione pubblica, alle regole dello stato di diritto o alle norme internazionali, come se fosse insomma un Trump solo un po più intrattabile, è pura illusione» spiega Polito. «Questo spiega l’eccitazione prima e la delusione poi di tutti i media occidentali per il fatto che Putin non va a Istanbul ai colloqui di pace con l’Ucraina. Il fatto è che Putin ama la guerra. Putin usa la guerra come uno strumento abituale. La nostra Costituzione all’articolo undici definisce la guerra che noi l’Italia ripudia: vuol dire soltanto non farla, anche che la rifiutiamo, la respingiamo, ci opponiamo.Putin ha usato brutalmente la guerra in Cecenia, ha fatto o partecipato a una ventina di conflitti, diciamo uno ogni 18 mesi, cominciando dalla Georgia, l’Abkhazia, l’Ossezia del Sud, poi la sanguinosissima tragedia della Siria di Assad, i conflitti tra tragici e kirghisi, la Moldavia e la Transnistria ancora occupata. Undici anni fa, l’invasione della Crimea, e infine l’invasione dell’Ucraina. Tutte guerre fatte per ripristinare un po’ alla volta lo spazio dell’ex impero sovietico e riconquistare una posizione di potenza mondiale alla Russia, a Mosca».