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La folle esultanza del coach del nuoto australiano è già virale

Di Redazione |

Esistesse alle Olimpiadi il podio delle esultanze, lui sarebbe già oro. A meno di squalifiche per eccesso di foga. Perché Dean Boxall ha preso per mano l’allieva prediletta, l’australiana Ariarne Titmus, l’ha portata a battere il mito Ledecky nella finale dei 400 stile e poi ha liberato la sua gioia e i capelli biondi da surfista: via la mascherina in tribuna, inseguito invano da un volontario giapponese, grida belluine, pugni all’aria, colpi di bacino al limite dell’ammonizione per volgarità e la balaustra in vetro scossa fin quasi a cedere. Così il video della sua esultanza in tribuna è diventata virale sui social, e dal Guardian al Washington Post il mondo ha scoperto un personaggio perfetto per 'un mercoledì da leonì. In Australia è già partita una petizione online per farne il portabandiera della cerimonia finale. 

 Le Olimpiadi senza pubblico sono in realtà già diventate i Giochi delle esultanze. Il coach di Hafanoui oro dei 400 stile uomini ieri ha urlato a squarciagola. Tecnici e parenti di Tom Daley e Matty Lee si sono abbracciati alla faccia di tutte le regole in bolla Covid all’oro nei tuffi sincro. Forse è la voglia compressa di vita, forse solo normalità che risalta nel silenzio. Ma quella di Boxall, le batte tutte. E riflette un personaggio colorito e controverso. 

 «E' un selvaggio, un pazzo completo», ha raccontato la neozelandese Eve Thomas, entrato nell’esclusivo e militaresco college di allenamento a Brisbane del 43enne coach i cui metodi sono molto contestati, ma vincenti. Dicono di lui che dai suoi atleti voglia tirar fuori «l'animale che è in loro». E 'wild’è la parola chiave, per questo colosso d’Australia che a Brisbane hanno accusato di torturare i nuotatori con metodi da caserma. "Non ho mai letto un libro di tecnica del nuoto – ha raccontato un giorno al Sydney Herald – Perché il nuoto è così': prepari tutto alla perfezione, e poi capita una cavolo di cosa che ti ferma…punto sulla testa, sulla motivazione. So che può non piacere, ma se seguo i metodi di altri perdo la bussola». «Devo tutto a lui – ha raccontato la ventenne Titmus – L’ho visto da lontano, incontenibile nella sua esultanza, e mi sono venute le lacrime. E’ un pò agitato, come anch’io dentro». Lui, però, l'ha fatto vedere a tutti.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA