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Il titolare di Etnapark era "socio occulto": sequestro per esponente del clan Santapaola

L'indagine partita da un approfondimento sul reddito di cittadinanza: i familiari di Alfio Brancato avrebbero disposto di beni superiori a quelli dichiarati

Laura Distefano

24 Giugno 2023, 09:10

Non ha nemmeno avuto il tempo di digerire l’assoluzione dal processo scaturito dal blitz antimafia Odissea che ad Alfio Brancato è arrivata una batosta da parte del Tribunale Misure di Prevenzione. Il 9 giugno scorso il collegio presieduto da Roberto Passalacqua ha firmato il decreto di sequestro del 100% delle quote della società Fattoria Etnapark di Acireale, un terreno, un fabbricato e una serie di conti correnti. Il provvedimento è stato eseguito dai miliari della guardia di finanza acese. A dare impulso all’inchiesta un controllo sul reddito di cittadinanza.

Per il Tribunale, che ha accolto la proposta della Procura etnea, «emergono plurimi elementi che consentono di ritenere Brancato - già condannato con sentenze definitive per associazione mafiosa clan Santapaoala e dagli atti risultano accuse per scambio elettorale politico-mafioso - soggetto con riferimento al quale è possibile disporre il sequestro dei beni».
Dai documenti in mano al Tribunale, si legge nel decreto di sequestro, Brancato avrebbe tenuto numerosi comportamenti sospetti e avrebbe mantenuto contatti con molti pregiudicati. Ma entrando nel cuore della misura patrimoniale, la magistratura ha degli indizi che la portano a ritenere che Brancato abbia un coinvolgimento personale nell’attività della Fattoria Etnapark nonostante «non sia socio nè vi rivesta alcun ruolo lavorativo ma vi abbia alloggiato». Il proposto, come si dice precisamente in gergo tecnico, sarebbe una sorta di socio occulto. «Le quote infatti risultano formalmente intestati a stretti congiunti, gli stessi che risultano proprietari del terreno e i fabbricati annessi in cui è stata realizza la fattoria e le intense attività di compravendita di autovetture che allo stato sembrano doversi ricondurre» a Brancato. Questo il quadro dipinto dal Tribunale che quindi ritiene i vari parenti e conoscenti coinvolti nell’assetto societario delle teste di legno. «I terzi interessati possono ritenersi prestanome».

I finanzieri acesi hanno svolto anche una precisa analisi contabile sui redditi di Brancato e del suo nucleo familiare per il periodo 2008-2019, compreso «il periodo in cui è stata costituita la società e sono stati realizzati gli investimenti necessari per l’attività di impresa tra cui l’acquisto del terreno e del fabbricato per un importo di 72mila euro (con un mutuo) e onerosi lavori di ristrutturazione per almeno 223mila euro. Dalle indagini è emersa «una netta sperequazione». I beni sequestrati «sembrano avere - scrive il Tribunale - quindi un valore del tutto sproporzionato rispetto alle risorse economiche lecite».
I magistrati hanno nominato anche un amministratore giudiziario che gestirà il tesoretto imprenditoriale sequestrato. Brancato, difeso dall’avvocato Orazio Consolo, dovrà presentarsi assieme ai terzi interessati all’udienza fissata per il 27 settembre prossimo per il procedimento che potrebbe definire una confisca di primo grado.