Incendio aeroporto di Catania, dall'incapacità all'approssimazione: in 7 pagine tutte le accuse del sindaco Trantino all'ad della Sac Nico Torrisi
La dura relazione del primo cittadino sul rogo del 6 luglio, ma il Cda della società di gestione ha confermato la fiducia al management
In tanti si sono accodati alla richiesta di dimissioni del Consiglio di amministrazione della Sac, società che gestisce l’aeroporto di Catania, per il modo in cui ha affrontato l'emergenza dell'incendio di luglio nella scalo di Fontanarossa. La richiesta è stata avanzata dal sindaco di Catania Enrico Trantino, il Comune è socio della Sac. Ed è incredibile come partiti, associazioni, utenti, consumatori abbiano deciso di sposare la causa. Ma il Cda per ora resta al suo posto.
Trantino non addebita alla Sac responsabilità per l'incendio ma in una relazione lunga 7 pagine che abbiamo potuto visionare snocciola tutti i motivi per cui chiede un passo indietro ai vertici della società di gestione dell'aeroporto, primo fra tutti l'amministratore delegato Nico Torrisi.
Il diritto di sapere
«A prescindere dalle eventuali responsabilità sulle cause dell’incendio e sulla tempestività degli interventi di spegnimento, oggetto di analisi appena saranno terminate le indagini, come Comune di Catania e Città Metropolitana - scrive Trantino nella sua relazione - abbiamo il dovere di interrogarci se siano state predisposte concrete strategie per affrontare compiutamente la criticità, e messe in atto tutte le iniziative necessarie per garantire la migliore assistenza all’utenza. Non possiamo però esimerci dal notare che nella relazione sull’incendio inviata da Sac, a p.2 si legge che il progetto di adeguamento antincendio del Terminal A è stato approvato da Enac, in linea tecnica nel 2018 e in linea economica il 09.03.2020, ma che gli adeguamenti sono in corso di esecuzione e devono concludersi entro il 7.10.2023. Senza anticipare temi che saranno sviluppati al termine dell’indagine, abbiamo il diritto di sapere da cosa dipenda il mancato adeguamento in una più breve tempistica».
Il danno d'immagine
«In una società caratterizzata da flussi di comunicazione su cui si basa la reputazione di un territorio - sottolinea il sindaco - non basta mettere in evidenza la ripresa a pieno regime dello scalo, ma ci si deve concentrare sugli effetti delle migliaia di recensioni ostili giunte da chi aveva programmato un viaggio da o per Catania. Non potremo mai misurare le conseguenze negative, ma sarebbe irresponsabile volerle derubricare a lieve incidente di percorso, come se nulla fosse accaduto. Un territorio che vive di turismo ha bisogno di sapere che tutti gli attori istituzionali che contribuiscono a determinare la narrazione, da cui dipende l’attrattività delle proposte di viaggio, abbiano posto in essere ogni adempimento in loro potere per evitare nocivi danni di immagine».
Le aspettative degli utenti
Secondo Trantino, le società miste a partecipazione pubblica, al contrario degli organi elettivi, sono slegati da un rapporto diretto con gli utenti dei servizi; «ma devono essere in grado di soddisfarne le aspettative, secondo criteri manageriali e di efficienza che tengano conto delle potenziali situazioni di rischio e delle risposte da attuare per marginalizzare i disservizi».
Rifacendosi all’art.6 del D. Lgv. 175/16 meglio noto come Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica, il sindaco di Catania sottolinea come le società a controllo pubblico abbiano l’obbligo di predisposizione di “specifici programmi di valutazione del rischio di crisi aziendale”. E, con il successivo art. 14, qualora emergano, nell’ambito dei programmi di valutazione del rischio di cui all’art.6, uno o più indicatori di crisi aziendale, l’organo amministrativo della società a controllo pubblico adotta senza indugio i provvedimenti necessari al fine di prevenire l'aggravamento della crisi, di correggerne gli effetti ed eliminarne le cause, attraverso un idoneo piano di risanamento.
Trantino ricorda poi che anche lo statuto della Sac, all'articolo 24 stabilisce l'obbligo di predisporre «specifici programmi di valutazione del rischio aziendale» e di adottare «qualora emergano indicatori di crisi aziendale, i provvedimenti necessari al fine di prevenire l’aggravamento della crisi, di correggerne gli effetti ed eliminarne la cause, attraverso un idoneo piano di risanamento».
Gli adeguati assetti organizzativi
«A conferma della specifica regola impositiva, il nostro ordinamento - sottolinea ancora Trantino - si preoccupa di regolare il risk management in tutte le sue potenziali manifestazioni, prescrivendo – con l’art.2086 – la predisposizione di "adeguati assetti organizzativi" che devono formare oggetto di programmazione anticipata rispetto alla sua emersione attraverso codici comportamentali che coinvolgono tutta la struttura organizzativa dell’impresa la cui violazione è fonte di responsabilità in sé, a prescindere dall’accertamento di ulteriori condotte».
Gli assetti organizzativi adeguati configurano, secondo Trantino, un criterio generale di condotta che riceve specificità proprio grazie alla scienza aziendale, le best practices ed i codici di settore, in modo da configurare, in caso di sua violazione, una responsabilità derivante da colpa organizzativa. Ciò che presuppone una pianificazione della stessa organizzazione dell’impresa in modo da anticipare l’emersione delle crisi e gestirne gli effetti.
«Adeguati assetti organizzativi che i fatti hanno palesato essere inesistenti» scrive a chiare lettere Trantino.
Un rischio noto
Il sindaco sottolinea tra l'altro che la «minaccia incendio in Sicilia è un rischio noto che doveva essere preso in considerazione, analizzato e già affrontato; e non un evento la cui verificazione appariva del tutto imprevedibile, che avrebbe potuto giustificare la passività mostrata nell’assistenza all’utenza. Diventa allora fondamentale capire se esistesse un programma operativo da attuare nel caso di verificazione di incendio e cosa esso prevedesse».
Per il primo cittadino «fin dall’inizio è apparsa chiara l’inesistenza di un piano di gestione dell’emergenza, al punto che non risultava presa in considerazione neanche una sede da destinare alla “cabina di regia”. Chi – come il sottoscritto – si è recato la stessa notte dell’incendio all’aeroporto - afferma Trantino - ha potuto verificare l’estemporaneità delle condotte e l’inesistenza di un programma di contrasto della crisi, al punto di avere gestito io i passeggeri del volo Air Arabian Catania – Casablanca, offrendo pernottamenti in albergo alle famiglie con bambini (poi rifiutati per intervento di alcuni capi famiglia che speravano in un più tempestivo volo di rientro): nessun membro del personale appariva istruito sulle procedure da seguire, nessun dirigente sapeva come reagire e le poche soluzioni venivano approntate grazie all’intervento della Protezione Civile».
Trantino rammenta poi come «le ore successive consolidavano la certezza dell’inesistenza di un programma di resilienza, accentuando la condizione di disagio – se non di sofferenza – patita e denunciata da tantissimi passeggeri».
I suggerimenti inascoltati
E il sindaco poi sottolinea che «recependo anche idee suggerite da terzi» erano stati suggeriti alcuni interventi che aiutassero a mitigare lo stato di malessere vissuto dagli utenti: ovvero, la realizzazione di una tensostruttura al P3, da destinare a area di prefiltraggio refrigerata (magari con offerta di bibite fresche e specialità del territorio), in modo da destinare al Terminal C solo coloro i quali dovevano imbarcarsi; l’apposizione nelle aree esterne di nebulizzatori, che raffreddassero sensibilmente la temperatura offrendo refrigerio anche nelle giornate più calde; la rinuncia alle royalties, in modo da calmierare i prezzi di vendita al bar del Terminal C, in cui le uniche bottiglie piccole di acqua fresca sono state vendute anche a €.3,70, suscitando plateali reazioni dei passeggeri, trasferite sui social network; il trasferimento ai dipendenti di specifiche regole di condotta, affinché dessero la massima collaborazione a chi ne faceva richiesta («Nei primi giorni - ricorda Trantino - ho sentito personalmente risposte insolenti che suscitavano l’ira degli utenti»).
Anche il suggerimento di installare un banale amplificatore per gli annunci da dare ai passeggeri sarebbe rimasto inascoltato, e sarebbe invece continuata - dice Trantino «la strabiliante divulgazione delle comunicazioni attraverso un megafono e il passaparola».
“Vi faremo sapere”
«Forse erano suggerimenti inattuabili o considerati inutili - scrive il primo cittadino - ma almeno rivelavano una reattività rispetto ai disagi patiti dalla gente, che non è mai trasparsa in tutti i giorni della crisi. Non è un caso se le medesime indicazioni venivano ancora una volta sollecitate, assieme al Prefetto e al Questore, al Comitato per l’Ordine e la Sicurezza in Prefettura del 2 agosto, ricevendo come risposta dall’Amministratore Delegato di Sac “vi faremo sapere”».
E accusa ancora: «Sac non si è impegnata efficacemente a verificare che venissero adottate le misure necessarie a progettare, produrre e offrire servizi con posti prenotati e riservati per il transito verso gli altri aeroporti, completi dei servizi di accoglienza a bordo e nelle stazioni di partenza effettuati da hostess e steward multilingue».
«Quel che è apparso chiaro all’utenza e alla città intera - tuona ancora il sindaco - è stata l’inesistenza di una strategia e di una pianificazione attraverso cui affrontare la crisi. Ad eccezione degli interventi immediatamente disposti per la bonifica del Terminal A e per aumentare il numero dei voli in partenza e in arrivo nel nostro scalo, l’inerzia riscontrata nel fornire una soluzione che alleviasse la condizione di sofferenza dei passeggeri ha mostrato inadempimenti, improvvisazione e inadeguatezza degli organi decisionali».
Utenti dimenticati
Per Trantino «quel che è apparso subito evidente è come il management di SAC si sia preoccupato di stabilire il ripristino delle attività al Terminal A e intensificare l’operatività, senza curarsi di fronteggiare la grave situazione di disagio vissuta dagli utenti, costretti ad ammassarsi nel Terminal C in una condizione indecorosa, che ha generato migliaia di commenti negativi, se non inferociti, con inevitabili riflessi sulla reputazione del nostro territorio. Ascoltare e leggere giudizi di cittadini stranieri e nostri connazionali, improntati all’insegna del “mai più in Sicilia” non può lasciare inerte chi rappresenta la città di Catania e la Città Metropolitana».
«La questione, allora - per il sindaco - si condensa nello stabilire quali siano i doveri gestionali di un management di una infrastruttura strategica per un’intera area geografica». in questo caso, nonostante precisi doveri – di origine etica, giuridica e statutaria – di intervento sull’assistenza agli utenti, «è stata palesata una condotta caratterizzata da passività rispetto all’evoluzione degli eventi, che ha alimentato il peggiore e più censorio degli storytelling che si è condensato sulla qualità dei servizi turistici in Sicilia».
«Quel che ha lasciato basiti - secondo il primo cittadino - è l’insistenza con cui l’amministratore delegato ha sempre affermato di non avere responsabilità alcuna, quasi che garantire la qualità (rectius: la sufficienza) dei servizi all’utenza in quei giorni dipendesse da non meglio individuati soggetti, piuttosto che dal management SAC. Avremmo avuto il diritto di sapere se le reiterate dichiarazioni di autoassoluzione dipendano dal fatto che tutto è andato bene (con la conseguenza che Sindaco, Prefetto, Questore e migliaia di utenti hanno sofferto un’allucinazione di massa), o che le gravi criticità siano da attribuire alle colpe di altri (e esigiamo sapere chi sono)».
Approssimazione
Per Enrico Trantino «affiora, in via diretta, negli atteggiamenti dell’amministratore delegato e del vice presidente con i ripetuti messaggi divulgati nel periodo di crisi, e in via indiretta, dei consiglieri di amministrazione, per non avere mai sollecitato specifici interventi per reagire al crash dell’aeroporto, un’imbarazzante approssimazione, come se la tutela degli utenti non li riguardasse. Eppure, la qualità dei servizi e delle attività costituisce specifica policy aziendale».
Giustamente il sindaco sottolinea che «l’aeroporto costituisce l’inevitabile biglietto da visita di un territorio e impone specifiche capacità gestionali. Ci sarà il momento in cui approfondire il tema delle cause dell’incendio e di eventuali responsabilità; ci sarà il momento per capire per qual motivo non sia stato realizzato il contratto di programma 2012-2014; così come ci sarà quello in cui affrontare i motivi per i quali, avuto riguardo al risultato di gestione netto per il 2022, Catania ha prodotto 9 milioni di utili per 10 milioni di passeggeri; mentre Venezia ne ha realizzato 94 milioni per 11 milioni di passeggeri e Napoli 57 milioni per 10,9 milioni di passeggeri».
Incapacità
«Il danno all’immagine del distretto, alle attività produttive, al comparto turistico non è immediatamente computabile. Si può però intuire ammonti a centinaia di milioni di euro, per l’incapacità di pianificare contromisure nel caso in cui si verificasse uno degli eventi di crisi più probabili all’interno dell’aeroporto, quale un incendio. Non si è trattato di un’invasione di rinoceronti, ma di una propagazione, per un tempo limitato, di fiamme. E nessuno era preparato a fronteggiarlo, a reagire e a adottare soluzioni che impedissero quel che si è verificato ai danni dei passeggeri».
«Più grave ancora - per il sindaco - sarebbe minimizzare, come se nulla fosse accaduto, in un insipiente moto di irresponsabilità. I gravissimi danni sono l’effetto dell’incapacità a gestire gli eventi da parte di chi aveva il dovere di prevenire l'aggravamento della crisi, di correggerne gli effetti ed eliminarne le cause. Né pare, ancora, responsabile lamentare una deriva mediatica quando le disfunzioni, le inefficienze e l’insipienza sono state documentate in diretta con foto e video il cui contenuto è inconfutabile».
Passività
«Il recupero di credibilità - sottolinea poi Trantino nella sua lunga e dettagliata relazione - si ottiene anche dalla capacità di sapere fare un passo indietro quando emerge la inattitudine manageriale degli organi decisori; che – si ribadisce – hanno mostrato totale passività rispetto ai gravi disagi patiti dagli utenti, che indeboliscono la reputazione di un territorio per effetto della moltitudine di recensioni negative. Parrebbe che qualcuno, alle sollecitazioni che giungevano dal sottoscritto attraverso terzi, abbia risposto “il Sindaco pensi ai rifiuti”. E ha ragione. Ma la vera differenza è che io, senza risorse, assieme all’Amministrazione ci stiamo preoccupando di migliorare i servizi, arrivando a rovistare con le mie mani i rifiuti per identificare i colpevoli dei conferimenti irregolari; se naturalmente disponessi di 9 milioni di euro in bilancio, avrei già risolto il problema. Ma, almeno, agisco e reagisco. Dal 16 luglio al 6 agosto i passeggeri sono stati abbandonati al loro destino, nonostante i ripetuti appelli – anche formali – di istituzioni, associazioni di categoria, sindacati e migliaia di cittadini. Unica risposta, il silenzio (oltre all’ordine ai responsabili Belfor di non dare informazioni a nessuno, incluso il Sindaco)».
Le conseguenze
Adesso per Trantino «è il momento di trarre le conseguenze; poiché non è possibile che chi sbaglia si autoassolva. È solo una questione di buon senso e amore per il proprio territorio».
Il primo cittadino ha poi chiesto al collegio sindacale di recepire la relazione e di riferirne subito in assemblea con riferimento agli obblighi del collegio di vigilare sull’osservanza della legge e dello statuto sottolineando come la mancata adozione di assetti organizzativi adeguati costituisca sicuramente violazione di legge.
«Da ultimo - ha concluso Trantino - chiedo a nome della città di Catania e della Città Metropolitana, che l’intero CdA rassegni le dimissioni; anticipando che, nel caso in cui ciò non avvenisse, sarei costretto a intraprendere iniziative giudiziarie attraverso cui sollecitare una verifica, oltre che sugli inadempimenti rassegnati, anche sul rispetto della normativa antincendio e di sicurezza e in ordine a tutte le criticità amministrative e organizzative della società».
In realtà come è noto l'assemblea dei soci ha approvato ieri la relazione dell'Ad Nico Torrisi e ha confermato la fiducia all'attuale management. Ma non è certo la parola fine a questa vicenda. Si prevedono altri strascichi.