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Catania fra sparatorie e sfide, la presidente dell'Antimafia: «Qui la mafia agisce su due livelli, appalti e droga»

Dopo un’estate di violenze la Commissione Antimafia ha chiesto interventi urgenti e norme più rigorose: «Basta con i telefoni nelle celle»

Laura Distefano

12 Settembre 2025, 19:24

L’emergenza è stata arginata con una risposta efficace da parte delle Istituzioni. Da infatti quasi due settimane il clima da Far West pare essersi placato in città. Ma l’obiettivo della missione della Commissione Antimafia a Catania non era solo quella di fare il punto su quanto accaduto in questa rovente estate di sparatorie, risse e tragedie, ma anche capire come il Parlamento può spingere l’azione del Governo per dare risposte alla collettività. E in questo caso ai catanesi. La presidente della Commissione, Chiara Colosimo ha incontrato i giornalisti dopo una giornata di audizioni a Palazzo degli Elefanti: «Non dappertutto capita di contare in un mese 146 tra bossoli e cartucce - ha detto Colosimo - sono i numeri delle fibrillazioni che, come è stato riferito dagli investigatori e dalla magistratura, sono già state inquadrate e gestite. A Catania siamo di fronte a una criminalità organizzata a due livelli, un livello più alto, che si occupa di grandi appalti e che fa più silenzio, che fa riferimento alle famiglie mafiose di Cosa Nostra che sono Santapaola-Ercolano e Mazzei, e un secondo livello composto da clan che gestiscono le piazze di spaccio. La droga resta il bancomat della criminalità organizzata, che resta - afferma la presidente - anche una pericolosa attrattiva per le giovani generazioni che soffrono di un disagio. E per questo puntiamo ancora una volta sul protocollo “Liberi di Scegliere” ideato dal presidente per il tribunale per i Minorenni di Catania, Roberto Di Bella che vogliamo trasformare in un dispositivo normativo. Ma questa Commissione vuole dare attenzione anche all’hinterland e alla provincia, dove già ci sono stati dei comuni sciolti per mafia».

Il procuratore Francesco Curcio è stato l’ultimo ad essere ascoltato dalla delegazione dell’Antimafia (presenti Giuseppe Castiglione, Dafne Musolino, Salvo Sallemi, Anthony Barbagallo, Anastasio Carrà, Luigi Nave e Francesco Gallo). Il magistrato, come è solito fare, è andato dritto al punto: «Esiste il profilo dell’ordine pubblico che è determinato dal proliferare delle piazze di spaccio e dal contrasto, inevitabile, che si crea tra i clan che gestiscono le diverse piazza di spaccio. Bisogna agire per reprimere il fenomeno ma anche di scoraggiare la domanda. Evidentemente, se ci sono tante piazze di spaccio, c'è anche tanta domanda di droga. Quindi, qui andrebbero rivisti, in senso più incisivo, i provvedimenti, seppure a livello amministrativo, che si vogliono prendere nei confronti di chi alimenta un fenomeno».

Frasi che il procuratore aveva già detto in un’intervista su questo giornale. Curcio, poi, ha sollecitato l’Antimafia a trovare strumenti normativi per risolvere «la vergogna» dell’accesso dei telefonini nelle carceri. Forse sarebbe opportuno che i cittadini capissero che non è più garantito che chi sta in carcere è neutralizzato almeno dal punto di vista delle attività criminali. Vediamo anni di indagini che spesso vanno in fumo».

Ad Anthony Barbagallo del Partito Democratico è stato affidato il ruolo di monitorare l’hinterland. «Un compito che farò con scrupolo, però voglio evidenziare che dalle audizioni è emerso un dato alquanto preoccupante in merito alle pochissime e rare denunce di usura e di estorsione».

La commissione ha audito oltre che Curcio il sindaco Enrico Trantino, il prefetto Pietro Signoriello, il comandante dei carabinieri Salvatore Altavilla, il questore Giuseppe Bellassai, il comandante della guardia di finanza Marco Filipponi e il capo centro Dia Felice Puzzo. «Rispetto a questa percezione dei catanesi di insicurezza - ha detto il sindaco Trantino - era giusto che si desse una risposta adeguata che sta trovando spazio anche attraverso le richieste di maggior rafforzamento degli organici e di modifiche normative che ho già espresso in altre occasioni anche attraverso una visita della Commissione Antimafia che dimostra come Roma abbia interesse e attenzione sulla nostra città». Il capogruppo del Movimento 5 Stelle Nave, invece, si è fatto portavoce dell’appello che era stato lanciato dal presidente dell’Anci sulle carenze di poliziotti nella municipale. La risposta è stata un po’ vaga: Più uomini fanno sempre comodo, ma «l’emergenza al momento è passata». O almeno questa è stata la percezione del senatore che però ha intenzione di portare in Parlamento «la richiesta di sbloccare le assunzioni» considerando che le ultime assunzioni risalgono al Governo Conte.