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Coronavirus: «Abbiamo bisogno di cure», lo staziante appello dei detenuti di piazza Lanza a Catania

Di Redazione |

“Abbiamo bisogno di cure, stiamo morendo”. E’ questo lo straziente appello che, intorno all’una di questa notte, è stato udito dalle finestre del carcere di piazza Lanza a Catania. Poi la protesta con urla, lenzuola bruciate. Sul luogo, per evitare che la protesta sfociasse in rivolta come accaduto in altre carceri italiane, sono subito giunti polizia e carabinieri. Dunque tensione questa notte nella Casa Circondariale Piazza Lanza. Il video è stato diffuso dal Comitato Reddito-Casa-Lavoro, che – come si legge in una nota – da tempo ormai, segue anche la situazione dei detenuti e del sovraffollamento nelle carceri: «Siamo subito stati informati della protesta ed abbiamo potuto documentare il grido d’aiuto lanciato dai detenuti. Il rischio di contagio nelle carceri in questo momento è altissimo per via del sovraffollamento e condizioni igienico-sanitarie precarie. Il governo non può continuare a minimizzare, le conseguenze potrebbero essere irreversibili. Ci informeremo meglio, inoltre, sulla situazione di piazza Lanza. A Modena si è scoperto troppo tardi del caso di coronavirus, dobbiamo evitare tragedie».

Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe parla di “serata di violenza”: «Nella tarda serata di ieri – ha detto segretario  per la Sicilia Calogero Navarra – c’è stata una violenta protesta di circa 150 detenuti del Reparto detentivo Simeto che hanno divelto i cancelli delle celle e distrutto le suppellettili. Dopo lunga trattativa, il personale di polizia Penitenziaria è riuscito a riportare l’ordine e i detenuti sono stati richiusi con la sola porta blindata esterna, poiché i cancelli delle celle sono tutti scardinati. Non ci sono feriti tra i colleghi, ma i danni sono ingenti». Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, «anche a Catania Piazza Lanza, come in decine di altre carceri del Paese al centro di devastazioni e proteste violente in questi giorni, se il sistema penitenziario non è imploso ed ha retto è solamente grazie alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria che, spesso coadiuvati dai colleghi delle altre Forze di Polizia e Forze Armate, hanno fronteggiato per quanto possibile la montante protesta violenta. La folle scelta della vigilanza dinamica, che ha reso le carceri un colabrodo in termini di sicurezza con celle aperte più ore al giorno ed una minore presenza di Agenti nelle Sezioni detentive con detenuti liberi di girare senza essere impegnati in alcuna attività, era già stata concausa dell’impennata di eventi critici – aggressioni, risse, rivolte – ed è stata determinante negli ultimi gravissimi eventi accaduti. Va sospesa senza indugi perché è stato un provvedimento fallimentare e pericoloso. La Polizia Penitenziaria deve essere incrementata di nuovi Agenti – solamente in Sicilia i Reparti di Polizia Penitenziaria delle carceri regionali hanno una carenza di personale stimata in circa 600 unità -, anche per riattivare il servizio di sentinelle sulle mura di cinta, e dotata di strumenti utili al mantenimento dell’ordine e della sicurezza interna, come i body scanner e la totale schermatura all’uso dei telefoni cellulari. Il combinato disposto di proteste e violenze nelle celle e di manifestazioni di sostegno all’esterno fa pensare ad un disegno di destabilizzazione e caos, in funzione di provvedimenti pro-amnistia ed indulto, piuttosto che di preoccupazioni reali per il contagio da coronavirus. Ma non dobbiamo abbassare la guardia!», ha concluso Capece.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA