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Dai salvaslip alle mascherine, il prodotto made in Sicily con marchio CE

Di Redazione |

Mascherine chirurgiche made in Sicily a marchio CE. Sono quelle che sta producendo, la Parmon S.p.a., azienda che ha sede nella zona industriale di Belpasso, pronta a sfornare 300.000 mascherine chirurgiche standard al giorno. È fra le prime imprese italiane ad avere ottenuto dal ministero della Salute la certificazione per le mascherine come dispositivo medico Cee 93/42 Classe 1 e, quindi, l’autorizzazione a produrle. L’azienda è riuscita a raggiungere questo obiettivo riconvertendo una linea produttiva, prima adibita alla produzione di salvaslip, fra le otto attive in fabbrica.

«Abbiamo voluto percorrere la strada maestra – spiega Sergio Fronterré, procuratore della Parmon – chiedendo l’autorizzazione per la produzione dei dispositivi certificati, nonostante l’Istituto Superiore di Sanità abbia previsto la possibilità di derogare al marchio CE. In questo percorso abbiamo trovato una interlocuzione eccezionale nella protezione civile nazionale e nel commissario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri». Seppur già decisa in autonomia, infatti, la riconversione è stata realizzata anche con il finanziamento agevolato di Invitalia, pari al 75% dell’investimento complessivo di 960 mila euro. Diventando un esempio, tutto siciliano, di quel sistema produttivo italiano di dispositivi sanitari che Arcuri si è preso carico di mettere in piedi con Invitalia.

«Adesso – aggiunge Fronterré – siamo pronti a lavorare anche 24 ore al giorno grazie al nostro personale qualificato ed esperto. Le prime forniture saranno per la Protezione civile nazionale e per la Regione Lombardia».

La certificazione è arrivata dopo un iter di tre settimane che si è concluso con il “sì” del Politecnico di Milano, dove è stato testato il materiale fornito da una società lombarda.

«La riconversione – spiega il direttore generale, Antonio Fronterrè – non nasce da motivi legati a un calo o a un blocco della nostra produzione, che anzi registra un aumento, ma dalla volontà di dare un contributo a una problematica ormai mondiale». Non è stato semplice. «Il primo problema – aggiunge il direttore generale – è stato comprendere le caratteristiche delle materie prime e identificare i fornitori di quelle idonee. C’è stato uno studio interno che ci ha visti impegnati giorno e notte, abbiamo creato un sistema interno per la verifica dell’efficienza dei materiali. Infine, abbiamo avviato gli iter per i certificati». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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