5 dicembre 2025 - Aggiornato alle 07:34
×

Humanity1 e Geo Barents a Catania, l'ora dei ricorsi e Papa Francesco: «Le vite vanno salvate»

Le Ong si rivolgono a Tar del Lazio e al Tribunale etneo. Contestano la "scelta" di non accogliere 35 persone rimaste a bordo. E intanto le due navi restano in porto

Redazione La Sicilia

07 Novembre 2022, 10:58

La questione della Humanity 1 approda nelle aule giudiziarie con due ricorsi, uno al Tar del Lazio per il mancato rispetto delle norme internazionali sui soccorsi in mare e uno al Tribunale civile di Catania affinché il giudice ordini lo sbarco di tutti i 35 migranti rimasti a bordo.

Li presenteranno i legali della Humanity 1 che stanno redigendo le memorie da presentare. Alla Questura di Catania e alla commissione preposta sono state già depositate le richieste per il riconoscimento di profughi per tutte le 35 le persone che sono rimaste a bordo.

 

 

Intanto restano nel porto di Catania le due navi ong approdate tra sabato e ieri nel capoluogo etneo: la Humanity 1 e la Geo Barents. Sulla prima ci sono a bordo ancora 35 delle 179 persone soccorse, dopo che 144 sono state fatte scendere perché ritenute “fragili” della commissione medica dell’Usmaf. Una decisione contestata dalla ong tedesca che ha annunciato anche un ricorso al Tar contro l’ordine impartito al comandante di lasciare il porto di Catania. Sulla nave di Medici senza frontiere, invece, restano ancora 215 profughi, dopo che ieri sera sono state fatte scendere 215 persone, tra bambini, donne incinte e nuclei familiari con minorenni. Al largo della costa catanese sono presenti, da giorni, altre due navi di ong: la tedesca Rise Above, con 90 persone a bordo, e la norvegese Ocean Viking, che ha soccorso 234 migranti. La prima naviga a poche miglia dalla riva, mentre la seconda è ancora in acque internazionali, ma rimanendo vicino al loro confine.

 

 

«Nel provvedimento in cui si dice al comandante della nave di lasciare il porto di Catania con a bordo i 35 migranti rimasti a bordo non c'è una scadenza, un termine temporale» spiegano ambienti vicini ai legali della Humanity 1, anche in relazione alla tempistica di presentazione dei ricorsi al Tar e al tribunale civile.

 

 

IL PAPA. Papa Francesco ha ribadito che è necessario «salvare la vita», ma è l’Europa che non deve lasciare sola l'Italia. Sui migranti, il Pontefice punta l’indice contro l'Unione europea: «La vita va salvata, il Mediterraneo è un cimitero, forse è il cimitero più grande», ma «l'Italia, questo governo, non può fare nulla senza l’accordo con l’Europa, la responsabilità è europea». «Ogni governo dell’Unione europea deve mettersi d’accordo su quanti migranti può ricevere» e «l'Unione europea deve prendere in mano una politica di collaborazione e di aiuto, non può lasciare a Cipro, alla Grecia, all’Italia e alla Spagna la responsabilità di tutti i migranti che arrivano alle spiagge», ha aggiunto. Alla domanda se vede una nuova linea dell’esecutivo, il Papa ha replicato: «La politica dei governi, fino a questo momento, è stata di salvare le vite» e «credo che questo governo ha la stessa politica», non sarebbe «umano» fare diversamente.

 

 

GLI SBARCATI. Tre bambine e un neonato sono i primi migranti sbarcati nel porto di Catania dalla nave Humanity 1 il 6 novembre, mentre Papa Francesco invita l’Europa a non lasciare sola l’Italia. Un fiume di minori non accompagnati, oltre un centinaio, sono sbarcati il 6 novembre a Catania. E poi donne e uomini trasportati sulle sedie, stremati dal viaggio nel Mediterraneo. Pochi minuti prima gli ispettori degli Uffici di sanità marittima, saliti sulla nave, hanno osservato i naufraghi prendendo nota: un primo rapido controllo che ha stabilito chi potesse entrare nelle liste di coloro che ce l’hanno fatta. Poi, una volta a terra, le visite mediche nelle tende e gli autobus di linea urbana pronti a partire per i centri di accoglienza. Stesse scene qualche ora dopo nello stesso porto tra i naufraghi della Geo Barents, dove dalla passerella dell’altro molo a poche centinaia di metri sono scese anche tre donne incinte, oltre a una cinquantina di minorenni non accompagnati e interi nuclei familiari. Storie tra speranza e dolore Tra questi, una coppia che aveva cominciato il proprio viaggio dal Togo assieme alla loro figlia di undici mesi, nata con il labbro leporino e che oggi ha difficoltà nella deglutizione. I suoi genitori hanno lavorato in Libia per mettere i soldi da parte per curare la figlia, cercando contemporaneamente di ottenere un visto per l’Europa che è stato sempre negato. Unico modo per curarla era fuggire. A bordo, tra chi spera di poter scendere in queste ore, c'è un ragazzo determinato ad andare in Germania. È lì che si trova sua madre, malata terminale di cancro. Vuole rivederla un’ultima volta. Non c'è stato modo di ottenere un visto e così l’unica scelta da fare per lui è stata quella di mettersi provare a raggiungerla attraverso un barcone, prima del salvataggio in mare. C'è anche chi quelle onde le conosce meglio di tanti altri, è stato intercettato dalla guardia costiera libica e riportato con la forza indietro ben quattro volte ma «forse questa è la volta buona», dice il giovane migrante agli attivisti.

PANICO SULLA GEO BARENTS. «Sulla Geo Barents ci sono 214 persone rispetto alle 215 lasciate a bordo dalle autorità dopo lo stop allo sbarco di ieri, perchè stanotte c'è stata un’evacuazione medica. Abbiamo riscontrato non solo attacchi di panico ma anche infezioni cutanee abbastanza gravi, perciò la situazione a livello di vulnerabilità medico- psicologica è ancora ancora aperta, così come quindi noi consideriamo ancora aperta l’operazione di soccorso, che si deve concludere con lo sbarco delle persone il prima possibile, secondo gli obblighi internazionali». Così Riccardo Gatti, responsabile operazioni di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere, che gestisce la nave attraccata nel porto di Catania.

«Stiamo valutando - ha spiegato poi Gatti - come procedere anche a livello legale. Abbiamo ricevuto il decreto interministeriale, il nostro team legale sta lavorando per riscontrare illegalità nelle azioni messe in atto dalle autorità, ma anche come procedere secondo una difesa determinata dalla situazione in cui ci troviamo».