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Il “re” dei narcos catanesi, il patto con ‘ndrine e palermitani e le rotte della droga

Di Redazione |

CATANIA – Aveva pure una corona tempestata di pietre preziose Carmelo Scilio, 45 anni, quello che viene considerato il capo della banda di narcos catanesi sgominata oggi dalla polizia di Catania con l’operazione antidroga denominata Capricornus. Quella corona, secondo gli investigatori era il simbolo della sua capacità di “regnare” nel settore del traffico di droga. Scilio, che operava nel rione di San Giovanni Galermo, una delle principali e più redditizie piazze di spaccio di Catania, si sentiva una specie di “el chapo” catanese. Ma mentre il capo del cartello messicano di Sinaloa si alleava con i cartelli di il cartello del Golfo con in Caballeros Templari, il “re” dei narcos catanesi aveva stretto patti con le potenti cosche della ‘ndrangheta di San Luca, in Calabria, per l’approvvigionamento di cocaina purissima dal Sud  America, e con alcune cosche mafiose palermitane per i rifornimenti di marijuana.

A Catania invece Scilio aveva stretto un patto con Salvatore Anastasi, 68 anni, che gestiva una piazza di spaccio nel popolare quartiere di Monte Po, dove risiede. Nel corso della indagini, nei pressi delle abitazioni dei due la squadra mobile di Catania ha installato telecamere nascoste che hanno ripreso le attività dei due indagati. I due gruppi seppure apparentemente “rivali” sul mercato della droga a Catania (in realtà operavano in due distinte zone della città), avevano in comune alcuni dei fornitori di stupefacenti. Tra questi, per la cocaina, i fratelli Domenico e Francesco Mammoliti, di 51 e 46 anni, dell’omonima cosca di San Luca, nota come «Fischiante», che delegavano le consegne a corrieri calabresi. La marijuana invece partiva da alcune coltivazioni nelle campagne di Partinico, in provincia di Palermo e arrivava a Catania affidata a fidatissimi spedizionieri.

Secondo l’accusa, Scilio e Anastasi erano dei “grossisti”, dei veri e proprio narcotrafficanti che trattavano consistenti partite di droga da vendere a spacciatori di grosso calibro che a loro volta la rivendevano a dei pusher. Scilio e Anastasi si erano in pratica “elevati” rispetto ai venditori di droga e nel corso della loro carriera criminale adesso erano arrivati a gestire dei veri e proprio cartelli della droga che si occupavano di piazzare le grosse partite di cocaina e marijuana.

La “catena” è stata ricostruita dalla squadra mobile di Catania che ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare del Gip, emessa su richiesta della Dda della locale Procura, che ha disposto il carcere per 12 indagati, quattro dei quali erano già detenuti, e i domiciliari per altri otto, tre dei quali si trovavano già in carcere per altri reati. Una persona è irreperibile.

Durante le indagini la polizia ha effettuato diversi sequestri di droga e arrestato corrieri che trasportavano gli stupefacenti tra la Sicilia e la Calabria per conto del “chapo” catanese.

Gli arrestati condotti in carcere sono Carmelo Scilio, di 45 anni, Gaetano Coppola, di 52, Vincenzo Lo Gatto, di 38, Domenico Prestia, di 49, Salvatore Anastasi, di 68, i fratelli Domenico e Francesco Mammoliti, rispettivamente di 51 e 46 anni, e Mario Narduzzi, di 40. Ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state notificate ai detenuti Antonio Mangano, di 42 anni, Gaetano Mirabella, di 68, Davide Marchese, di 42, Alessandro Tomaselli, di 43.

Agli arresti domiciliari sono stati posti Giorgio Freni, di 44 anni; Giuseppe Cardaciotto, di 30; Salvatore Minore, di 35, e Salvatore De Simone, di 36. Un’ordinanza di custodia ai domiciliari è stata notificata in carcere a Giovanni Mirabella, di 39 anni; Domenico Pellegrino, di 48; Vincenzo Scarfone, di 38, e a Massimo Anastasi, di 40, che già era ai domiciliari.

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