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L'omicidio di Sara, caccia a chi ha aiutato Stefano a fuggire: anche la madre voleva “coprirlo”

Un biglietto ritrovato dagli investigatori induce a pensare che anche la donna volesse dare una mano al figlio a non farsi trovare

Francesca Aglieri Rinella

03 Aprile 2025, 08:22

Una determinazione a compiere il reato «sorta sulla base di uno stimolo esterno così lieve, banale e sproporzionato rispetto alla gravità di quanto commesso». Ha agito con crudeltà e premeditazione Stefano Argentino, 27 anni a settembre, che resta nel carcere di Gazzi, dove è stato trasferito all’alba di martedì, dopo avere sgozzato Sara Campanella, la collega di corso 22enne uccisa in viale Gazzi, a Messina. Lo ha stabilito il Gip Eugenio Fiorentino che, ieri, ha convalidato il provvedimento di fermo per omicidio, aggravato dai futili motivi, dalla crudeltà e dalla premeditazione.

Durante l’interrogatorio di garanzia - lucido, ma frastornato - Stefano ha confessato di avere ucciso Sara, ma senza spiegare il perché. «Credevo ci fosse qualcosa tra noi» ha lasciato intendere davanti al Gip, che lo ha interrogato per più di due ore, convinto che la ragazza avesse un interesse per lui, ma che «questa cosa non si era mai concretizzata in un fidanzamento». Nel provvedimento di fermo, il Gip ricostruisce anche come «più che la causa dell’agire» quello dell’assassino sia stato «un mero pretesto per dare sfogo al proprio impulso criminale».

Stefano, al giudice, ha ammesso i fatti e ha spiegato di avere avvicinato Sara per «avere notizie in merito a un’operazione» a cui la ragazza si era sottoposta e per capire le ragioni per cui non avesse risposto a un messaggio che le aveva inviato lo scorso gennaio. E poi ha aggiunto di essere fuggito perché non «sapeva cosa fare».

È stato l’avvocato Raffaele Leone che ha partecipato all’udienza, ma che non potrà assistere Stefano in quanto civilista, a rendere noto il contenuto dell’interrogatorio. «Si trova in uno stato di estrema prostrazione» ed è «chiuso in se stesso» ha detto il legale. «Non mi sentirei di dire che si è pentito» ha spiegato Leone. Ha detto che aveva un interesse per Sara e riteneva che anche lei lo avesse nei suoi confronti, ma tutto questo non si è mai concretizzato in un fidanzamento tra i due».

Argentino «era convinto» che la ragazza «ricambiasse» il suo interesse «anche se - ha aggiunto il legale - ha chiarito che non sono mai stati fidanzati». Poi una risposta sulle indagini: «Non sono ancora chiuse», ha precisato Leone.

I complici

I carabinieri della Compagnia Messina Sud, coordinati dal comandante Lucio Arcidiacono, oltre a concentrarsi sull’arma che non è stata ancora recuperata, stanno, infatti, cercando di ricostruire non solo gli spostamenti dell’assassino immortalato dalla videosorveglianza in viale Gazzi, ma anche di risalire ai complici che hanno aiutato Argentino a fuggire. «L’analisi dei video - conferma il Gip nella convalida - non lascia alcun dubbio circa l’esatta dinamica dei fatti e l’identificazione dell’autore».

Argentino voleva fare perdere le sue tracce. Gli investigatori hanno acquisito un biglietto scritto dalla madre di Stefano e destinato all’altro figlio in cui la donna faceva riferimento alla «necessità di allontanarsi per un po’» con la scusa di curarsi, rassicurandolo allo stesso tempo sulle proprie condizioni di salute, nonostante dai successivi accertamenti non risultassero particolari problemi di salute sulla donna che ne giustificassero l’allontanamento. L’ipotesi avanzata dal Gip è che dietro «l’allontanamento» si celasse la volontà della donna di aiutare Stefano a non farsi trovare.

Tra l'altro Argentino è stato rintracciato a Noto, sua città di origine, «all’interno del B&B riconducibile alla madre grazie al "positioning" attivato immediatamente sul suo telefonino».

Due famiglie distrutte quelle di Sara e di Stefano. A parlare è Cetty Zaccaria, la mamma della vittima. «Vogliamo giustizia per Sara, ora c’è il buio. Non c’è spiegazione per un fatto così. Non ci ha detto mai niente, perché era un’anima gentile e voleva persuadere dei suoi “no” quel ragazzo con gentilezza. Ma bisogna denunciare». Poi una dedica social all’amata figlia. «Voleva chiedere la tesi di laurea in oncologia - ha scritto su Facebook -una ricerca sperimentale mi diceva, per specializzarsi e fare anatomia patologica per fare le autopsie. E invece adesso l’autopsia la faranno a te, amore della mia vita…». Esame che sarà eseguito domani al Policlinico di Messina.

E intanto, in tutta Italia, gli universitari si mobilitano con una passeggiata rumorosa e presidi: anche per Sara.