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Le mani del clan Bottaro Attanasio sui servizi per i turisti a Ortigia: quattro in carcere e 26 indagati

Pizzo a tappeto anche agli ape calessini e sistemi brutali per recuperare i crediti: tutte le accuse della Dda di Catania

Redazione La Sicilia

04 Luglio 2025, 13:16

Maxi operazione all’alba a Siracusa contro un clan mafioso radicato nel cuore turistico di Ortigia a Siracusa. Carabinieri e Guardia di Finanza, su disposizione della Procura Distrettuale di Catania, hanno eseguito un'ordinanza con quattro misure di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone ritenute affiliate a un’associazione di stampo mafioso. I provvedimenti sono stati emessi dal GIP del Tribunale di Catania su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia etnea.

Le indagini, avviate nel 2021 e coordinate dalla DDA, hanno permesso di raccogliere gravi indizi sulla costituzione e l’operatività di un gruppo criminale emergente, guidato – secondo gli inquirenti – da Orazio Scarso, già noto alle forze dell’ordine come elemento apicale del clan Bottaro-Attanasio. Scarso avrebbe imposto la propria egemonia nel panorama criminale locale, esercitando un controllo capillare sul territorio attraverso intimidazioni, violenze, estorsioni e rapine, con l’obiettivo di acquisire la gestione di attività economiche strategiche, in particolare quelle legate ai servizi turistici.

Secondo quanto emerso, il gruppo avrebbe imposto il “pizzo” anche ai gestori dei celebri “ape calessini”, mezzi utilizzati dai turisti per visitare il centro storico, e avrebbe esercitato pressioni e minacce contro commercianti operanti nelle zone a maggiore affluenza. Le vittime, spesso costrette a cedere per timore di ritorsioni, sarebbero state sottoposte a violenze anche in presenza di donne e minori, alimentando un diffuso clima di paura e omertà nella comunità locale.

Non solo racket: la consorteria avrebbe offerto anche un servizio di “recupero crediti” per conto di terzi, ricorrendo a metodi brutali per costringere i debitori a pagare. Le indagini hanno inoltre portato al sequestro di armi da fuoco, esplosivi ad alto potenziale e quasi 40.000 euro in contanti, oltre a sostanze stupefacenti come hashish e cocaina.

Sul fronte patrimoniale, gli investigatori hanno riscontrato una netta sproporzione tra i redditi dichiarati e il tenore di vita degli indagati, segnalando il ricorso a intestazioni fittizie di beni e società per eludere i sequestri. Complessivamente sono stati sequestrati beni mobili, immobili e attività commerciali per un valore superiore al milione di euro, affidati a un amministratore giudiziario per garantirne la continuità e tutelare i posti di lavoro.

L’operazione ha portato anche all’iscrizione nel registro degli indagati di 26 persone, confermando – secondo gli inquirenti – la solidità del vincolo associativo e la pericolosità del sodalizio, capace di esercitare un’efficace pressione sul tessuto economico e sociale di Ortigia