MESSINA
Femminicidio di Sara, parla il teste che ha inseguito l’aggressore e quello che ha soccorso la ragazza: «Era in un lago di sangue»
Non solo i compagni di corso che hanno assistito al delitto ma anche altre persone presenti in via Gazzi a Messina, dove Sara Campanella – la studentessa 22enne uccisa ieri a coltellate da un collega di università, Stefano Argentino – è stata sgozzata ieri pomeriggio, hanno collaborato con gli investigatori.
«Immediatamente queste persone che si sono trovate loro malgrado testimoni in quel momento – ha detto il sostituto procuratore Marco Colamonici – hanno prestato soccorso alla vittima e hanno avvisato le forze dell’ordine e l’ambulanza. Uno di loro, addirittura, ha cercato di inseguire l’autore dell’omicidio perun tratto anche lungo e poi ha fornito una descrizione che è stata utile».
«Basta, lasciami, basta» ha urlato Sara. La ragazza era «piegata su se stessa» secondo le testimonianze rese davanti agli inquirenti delle persone che hanno assistito al delitto. La ragazza era in una pozza di sangue. Hanno anche fornito una descrizione del ragazzo. «Aveva i capelli corti, un giubbotto e uno zaino scuri».
«Uscivo dall’ospedale dove facevo il tirocinio nel reparto di Medicina interna e ho visto una scena con qualcuno per terra: mi sembrava ci fosse stato un incidente stradale. Mi sono avvicinato e ho visto la ragazza a terra e ho chiesto ad altri ragazzi di aiutarmi a girarla e metterla in posizione con le gambe alzate in antischock», ha invece raccontato – in una videointervista sul sito della Gazzetta del Sud – lo studente universitario d’Infermieristica Riccardo Quattrocchi, che insieme ad altri è stato tra i primi a cercare di soccorrere Sara Campanella.
«Cercavamo le ferite – ha detto ancora – e abbiamo visto che a livello del collo aveva un taglio profondo. Mi hanno prestato una maglietta per tamponare la ferita. A terra c’era un lago di sangue. Ho sentito il polso che c’era, debole ma c’era, purtroppo perdeva molto sangue e respirava a stento. Poi è arrivata l’ambulanza. A terra c’era un lago di sangue. Oggi vedo un clima di paura da parte degli studenti soprattutto delle ragazze».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA