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«Schiacciati dalla burocrazia, ecco perché ho deciso di non riaprire»

Di Redazione |

Un intero tavolo ricoperto da documenti. Fogli su fogli con normative governative,regionali e locali che spiegano, in ogni minimo dettaglio, tutte precauzioni e le protezioni da prendere per i ristoranti con i loro clienti in questa nuova fase. Locali che da oggi hanno riaperto al pubblico anche se molti hanno deciso, al contrario, di tenere la saracinesca ancora abbassata. Un “tirarsi indietro”- dicono- dettato dalla necessità di prendersi più tempo prima di ripartire definitivamente. “ Una scelta difficile, una scelta complicata- spiega Gianluigi Vitale Chef e titolare del “GG Bistrot” di Catania- dettata dalla consapevolezza che c’è ancora molta incertezza e tante questioni restano ancora in ballo. Oggi ci sono molti parametri a cui dobbiamo pensare e credo che non tutti siano pronti a questo”. Un “new deal” dove si trova di tutto: dalla dichiarazione scritta e firmata dal cliente, in cui attesta di non essere soggetto al distanziamento interpersonale con il suo commensale, alla certificazione che prova la presenza del cliente in quel dato giorno ed a quella data ora. Un foglio, quest’ultimo, da conservare per 14 giorni visto che, in caso di focolaio da Coronavirus, il proprietario del locale deve rintracciare i presenti ed avvertirli dell’eventuale rischio contagio. “La nostra categoria è sempre stata soggetta a molte regole- prosegue Vitale- ma oggi non sappiamo come far rispettare le distanze tra le persone; non abbiamo i mezzi. Ci sono state date delle linee guida ma non sappiamo come farle rispettare in questo momento”.

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