La stele dell'Età del Rame trafugata in trentino recuperata dai carabinieri
Il Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) di Venezia ha restituito alla Soprintendenza di Trento una preziosa statua stele in marmo risalente all’età del Rame, appartenente al cosiddetto “Gruppo atesino”.
La stele, risalente al III millennio a. C., finemente decorata su tutti i lati, presenta un cinturone a festoni che la cinge, mentre sulla faccia anteriore sono raffigurati due pugnali in rame con lama triangolare e pomo semilunato, uno dei quali ornato da borchiette. Vicino alla spalla destra si nota un’ascia da combattimento a forma di T, disposta obliquamente. I fianchi e la schiena, fino all’altezza del cinturone, sono coperti da un mantello frangiato decorato con un motivo a scacchiera. Questo reperto si inserisce nel contesto europeo della statuaria antropomorfa del III millennio a.C., diffusa dall’Ucraina all’Atlantico, e documentata in Trentino-Alto Adige da 22 esemplari del Gruppo atesino, di cui otto scoperti ad Arco tra il 1989 e il 1990 durante scavi per la costruzione di un ospedale.
Le statue stele del “Gruppo di Arco” rappresentano personaggi maschili, riconoscibili per le dimensioni maggiori e l’ostentazione di armi, figure femminili caratterizzate dalla rappresentazione dei seni e dettagli dell’abbigliamento, e soggetti più piccoli probabilmente non adulti. Si ritiene che queste sculture commemorassero antenati illustri o divinità, legittimando il potere delle élite dell’età del Rame. La stele restituita oggi è particolarmente affine al reperto noto come “Arco II”.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Rovereto e avviate nel luglio 2024 dal Nucleo TPC di Venezia in collaborazione con la Soprintendenza trentina, hanno portato al sequestro della stele, rinvenuta in Val di Ledro e priva di un valido titolo di proprietà. Le verifiche hanno ricostruito la probabile origine del reperto da scavi clandestini o rinvenimenti non denunciati effettuati negli anni ’90 vicino all’ospedale di Arco, durante lavori edili.
La legge italiana presume che i beni archeologici rinvenuti sul territorio nazionale appartengano al demanio culturale. La proprietà privata può essere riconosciuta solo se si dimostra che il reperto è stato assegnato dallo Stato per ritrovamento fortuito, come indennizzo o posseduto prima del 1909. Le alienazioni effettuate in violazione delle norme di tutela sono nulle, come previsto dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.
Ad aprile 2025 il Tribunale di Rovereto ha disposto il dissequestro e la restituzione della stele alla Soprintendenza di Trento, che esercita la tutela culturale secondo lo Statuto Speciale per il Trentino-Alto Adige. Durante le attività, i Carabinieri TPC si sono avvalsi di esami tecnico-storico-artistici condotti dagli archeologi della Soprintendenza3.
Il recupero di beni culturali come questa statua stele rappresenta una priorità per il Nucleo Carabinieri TPC di Venezia, che opera costantemente con controlli mirati e collaborazioni con il Ministero della Cultura e le Soprintendenze di Trento e Bolzano. La restituzione di tali reperti al patrimonio pubblico consente di valorizzare testimonianze storiche fondamentali per la conoscenza delle comunità e dei territori.