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Catania, il ritorno delle ‘ntuppatedde per Sant’Agata: la città è delle donne

Di Redazione |

CATANIA – Da alcuni anni sono tornate le ‘ntuppatedde della festa di Sant’Agata, vestite di bianco, come le spose, il viso coperto da una velo ed un garofano rosso nelle mani guantate. Ballano e con la loro allegria e contagiano la folla riportando l’antica tradizione a Catania. 

Le ‘ntuppatedde erano figure femminili che, fino alla metà dell’Ottocento, si velavano il viso per non farsi riconoscere e vivevano il loro unico momento di libertà femminile nel quale era loro concesso di tutto: scherzare, ballare, irretire, divertirsi e uscire da sole. A metà dell’Ottocento la tradizione smise d’essere seguita. Oggi sono ritornate come simbolo della libertà della donna.

Nella novella «La coda del diavolo» Giovanni Verga descrive le ‘ntuppatedde come le donne che nei giorni di S. Agata andavano in giro con il volto coperto da un velo indossando un raffinato vestito avvolto da un mantello. Così «stracambiate» e «sconoxute» (irriconoscibili), giocavano scherzi agli amici e ai parenti che incontravano per strada. «A Catania – scrive Verga – la quaresima vien senza carnevale… in compenso c’è la festa di Sant’Agata, gran veglione di cui tutta la città è teatro, nel quale le signore, hanno il diritto di mascherarsi, sotto il pretesto d’intrigare amici e conoscenti e d’andar attorno, dove vogliono, con chi vogliono, senza che il marito abbia diritto di metterci la punta del naso». Era questo il cosiddetto “diritto di la ‘ntuppatedda”, secondo il quale, durante i riti agatini, dalle quattro alle nove di sera la donna diventava “padrona di sé, delle strade, dei ritrovi”». In quel tempo era un’usanza fuori dal comune che una donna uscisse di casa non in compagnia.

In realtà pare che le ‘ntuppatedde siano più una tradizione carnevalesca che agatina. Quando il Carnevale coincideva con la festa di Sant’Agata, esse vennero erroneamente assimilate alla tradizione agatina. Alla fine dell’800, il Cardinale Dusmet prima e la forza pubblica dopo, posero fine all’usanza, contestatissima dal clero e dai cattolici più oltranzisti.  

D’altronde gli studiosi lo sostengono da sempre, a bassa voce per non urtare la sensibilità dei credenti e l’irruenza dei devoti: la festa di Sant’Agata è il nostro carnevale, una festa in origine pagana poi assorbita e rivisitata dal cristianesimo.

Fatto sta sta che oggi l’usanza delle ‘ntuppatedde è tornata (come si vede nel video inviato da una nostra lettrice e riferito alla festa di Sant’Agata del 2018). Quest’anno il loro giro per la città – come scritto nella loro pagina Facebook – sarà dedicato alla libertà di migrazione. «Le Ntuppatedde, dedicano 1000 fiori – il garofano rosso simbolo della loro apparizione – a chi cerca terra, allo straniero, all’errante. Durante la loro apparizione del 3 febbraio saranno donati da un gruppo di “portatrici di fiori” (a cui è possibile candidarsi) 1000 fiori a 1000 donne. Un incitamento al risorgere del femminile, perché è del femminile la terra. La donna creatura e creatrice, la donna protrettrice e guerriera, a difesa della terra senza confini e senza padroni. Migrare è il naturale viaggio di chi desidera mutare a “nuova vita,” a nuovi orizzonti, a nuova fioritura. Un fiorire verso una condizione della contemporaneità che ci fa desiderare di ribaltare il mondo, di rivoluzionarlo e stracciarlo dal suo stesso essere mondo per riportarlo a essere terra, metamorfosi e cominciamento».

Tra l’altro la festa di Sant’Agata può essere considerata anche una vera e propria festa della donna proprio per questi risvolti storici che ne testimoniano l’identità. E quest’anno le organizzatrici cercano donne che accompagnino le ‘ntuppatedde e che donino fiori durante il loro passaggio. Per partecipare è necessario chiamare al 331 8562485 o scrivere una mail a ntuppatedde@gmail.com e presentarsi all’incontro con le ‘Ntuppatedde sabato 2 febbraio dalle 16 alle 18.

Per saperne di più: https://www.facebook.com/events/2218718611678018/COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA