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L’ex conduttore tv Alessandro Cozzi condannato per omicidio: dovrà scontare 24 anni di carcere

Di Redazione |

MILANO – Non è stata riconosciuta l’aggravante della premeditazione e quindi è stato cancellato l’ergastolo per l’ex conduttore tv Alessandro Cozzi, condannato oggi in secondo grado a 24 anni di carcere per avere ucciso a coltellate, più di vent’anni fa, l’ex socio Alfredo Cappelletti, colpendolo a morte mentre si trovava nel suo ufficio in via Malpighi a Milano. Lo ha deciso la Corte d’Assise d’Appello milanese, che ha accolto parzialmente la richiesta del sostituto pg Maria Grazia Omboni, che aveva chiesto di confermare il giudizio di primo grado del luglio 2017, ovvero il carcere a vita.

«E’ meglio di una assoluzione. Almeno farà qualche anno in galera», le parole a caldo di Maria Pia Beneggi, moglie della vittima, presente in aula e assistita dal legale Luciano Brambilla. Con lei, ad aspettare il verdetto anche i suoi due figli, tra cui la giovane che il 13 settembre 1998 ritrovò, proprio in compagnia di Cozzi, il corpo senza vita del padre. A differenza del giudici della Corte, la donna non ha dubbi che l’assassinio di suo marito fosse stato premeditato. «Cozzi voleva farci credere che si fosse trattato di un suicidio – ha commentato la signora parlando con i giornalisti dopo il verdetto – ma Alfredo non ha mai voluto togliersi la vita».

Il caso in effetti fu inizialmente archiviato come suicidio, ed è stato riaperto dopo che il conduttore di “Diario di Famiglia” confessò l’omicidio di Ettore Vitiello, titolare di un’agenzia pure lui accoltellato ma per un debito di gioco. Delitto per cui Cozzi sta già scontando in cella la pena di 14 anni di carcere inflitta con rito abbreviato. Il gip Franco Cantù Rajnoldi, avendo riscontrato «assordanti analogie» tra l’omicidio di Vitiello e la morte di Cappelletti, aveva disposto l’imputazione coatta anche per il secondo caso, nonostante la richiesta di archiviazione del pm Maurizio Ascione.

Nelle motivazioni di primo grado, la Corte d’Assise scriveva che era stato proprio l’imputato a tentare di «evitare/sviare” le indagini sull’omicidio Cappelletti e aveva «orientato le persone vicino alla vittima (…) a temere che si potesse suicidare». Secondo la moglie della vittima, a riprova che l’omicidio del marito fosse stato ‘architettatò, è che Cozzi “portò con sé, sul luogo del delitto, il coltello usato per uccidere». L’ex conduttore, rendendo dichiarazioni spontanee, ha invece sempre negato di avere assassinato Cappelletti. «Non ho ucciso Alfredo, eravamo molto legati – ha detto la scorsa udienza rendendo dichiarazioni spontanee -. Entrambi condividevamo la fede cristiana». Le motivazioni tra 90 giorni.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA