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A casa di Edoardo Vianello per i suoi 87 anni: il successo, le tasse, la polemica con Mina e Rita Pavone e… l’Ode di Gasparri

Redazione La Sicilia

25 Giugno 2025, 16:43

«Questo è stato il mio primo acquisto importante della vita. Io sognavo di avere un pianoforte, i miei non me l’hanno mai comprato. Andai a Milano alle Messaggerie Musicali: Vorrei questo pianoforte, me lo mandate a Roma. Quant’è?” Pagai un milione e seicento mila lire. Era il 1962».

Siamo a casa di Edoardo Vianello, sulla Nomentana a Roma. Di fronte a Villa Torlonia, dove c'è la villa che fu di Mussolini.
​«Bello pensare che di fronte casa vivesse un Capo di Stato. Aveva cominciato bene ma poi si è perso per strada. Mio padre era fascista, io semplicemente di destra».

Allora, auguri Vianello. Quanti sono?
«Sono 87».

Che vita è stata la sua?
«Quando mi sono affacciato alla vita, vedevo un grande fermento. C’era grande entusiasmo: erano i favolosi anni Sessanta. Io ero un po’ complessato, bassino, non avevo disponibilità economiche, ero un po’ emarginato nei gruppi. Avevo bisogno di un qualcosa che mi potesse far essere più importante di altri. E attraverso la musica potevo fare un qualcosa che altri non sarebbero stati in grado».


Frida, sua moglie, ci osserva dal divano. State insieme da venticinque anni?
«Ventisei, per l’esattezza. Sì, sono più giovane io di lei, ma non fa niente».

Scherza… più giovane di quanto, trentasei anni?
«Di trentasei, sì, circa... Ci siamo conosciuti in una sala d’attesa di un dentista e le ho detto "complimenti per la trasmissione"».

E lei cosa ha risposto?
Interviene Frida: «Gli ho detto, ma che vuoi? Poi però mi innamorarai della sua voce».

Ci mostra i premi in bacheca?
«Qui c’ho un Telegatto, questo è il leone di Venezia,
Questo è l’ultimo ricevuto, Atreju 2024».

Chi gliel’ha dato?
«Donzelli mi pare, mi sta simpatico».

Lei un anno fa diceva che Giorgia Meloni “si deve imporre, molti sono messi di traverso, ma lei si deve imporre”. Si è imposta?
«Secondo me è ancora troppo cauta. Dovrebbe avere un po’ più di coraggio. Perché bisogna cambiare, questa è una cosa certa. Non si può andare avanti così».

C’è qualcun altro che le piace?
«Il ministro... quello della guerra…»

Crosetto?
«Ecco Crosetto! E’ molto, molto preparato».

A cosa è dovuto il suo successo canoro?
«Beh, nelle mie canzoni c’è una semplicità geniale. La gente conosce le mie canzoni, magari non conosce me o non ricorda la mia faccia, ma sicuramente delle mie canzoni sì».

E riconosce la mano di Morricone…
«Vero, c’è in quasi tutte le canzoni. Quando io gli ho portato Abbronzatissima ha fatto un gioco orchestrale straordinario».

Ha guadagnato molto, ma come li ha spesi?
«Divertendomi innanzitutto, ormai li ho spesi. E pagando le tasse prima di tutto. Perché sono un amante delle tasse. Nel senso che sono talmente preciso nei miei conti che mi piace l’idea che una parte vada al mio Stato. Per cui quando c’è qualche cosa che invece te la vogliono far girare nera mi dà quasi fastidio».

Ci racconta com’è andata con “La partita di Pallone”, cantata da Rita Pavone.
«C’è una polemica con Rita perché mi accusa di non averla scritta per lei. In effetti è così. La prima idea era di darla a Mina, però non sono riuscito a parlarle direttamente. Parlai col suo direttore artistico. Lui mi fece sapere che non era interessata. La mia grande soddisfazione è stata quando la canzone ha avuto successo: incontrai Mina che mi disse ”Bravo, hai scritto una canzone così e non me l’hai fatta ascoltare”. Non c’era tempo per replicare. Le dissi: “Scusami, non ci ho pensato”».

Qual è la canzone che ha cantato di più?
«Sicuramente I Watussi, perché è l’unica canzone che faccio due volte nel mio spettacolo. La faccio all’inizio perché sennò mi cominciano a chiedere: “I Watussi, i Watussi”».

Ce la fa con una modifica? Deve dire «gli altissimi neri…».
«Non modifico il mio operato… Se nella Divina Commedia si scopre che c’è una frase che non è politicamente corretta. Che facciamo, la cambiamo?».

A fine serata ci pensa il senatore Maurizio Gasparri, passato a salutare l’amico alla Trattoria Trilussa a Trastevere. 
«Io so’ politico e devo farlo, lui è un’artista…». 
E chiude con una delle sue Odi estemporanee: «Sono qui che scocco un dardo al grandissimo Edoardo. E' un artista bravo e bello, l'invincibile Vianello».