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San Giovanni Battista, primo testimone-martire del cristianesimo ma la festa è di radice pagana

Di Redazione |

Il Santo del giorno di oggi 24 giugno. Giovanni, figlio di Elisabetta, cugina di Maria predica la penitenza e la conversione del cuore per prepararsi all’avvento del regno messianico ormai vicino. In segno di purificazione dai peccati e di nascita a nuova vita, immergeva nelle acque del Giordano coloro che accoglievano la sua parola. Per questo è chiamato il Battista, cioè il battezzatore. Giovanni indica in Gesù il Messia atteso. L’aver alzato il dito contro Erodiade cognata e convivente di Erode Antipa gli costa il carcere ed infine la testa. Giovanni Battista è il primo testimone-martire del cristianesimo.

 La notte appena trascorsa è magica per eccellenza. Si fondono insieme, infatti, antichissime tradizioni popolari e profondi significati esoterici e religiosi per il fatto che la ricorrenza di San Giovanni, che si festeggia oggi, è legata al solstizio d’estate corrispondente a quello d’inverno che si ricorda a Natale. In concomitanza con il solstizio estivo, quando il sole raggiunge la sua massima declinazione positiva per poi riprendere il cammino invernale, ha inizio l’estate, quindi, San Giovanni, è la festa solare per eccellenza, la vittoria schiacciante della luce sulle tenebre, del bene sul male.

La spiegazione più eloquente sull’importante situazione astrale la fornisce Maria Castelli Zanzucchi, scrittrice e studiosa di tradizioni. «Il sole raggiunge il 23 giugno il punto più alto: è sapere comune che la notte di San Giovanni è il tempo in cui i pianeti ed i segni zodiacali concorrono a caricare di virtù le pietre e le erbe. E’ una notte magica, la notte dell’impossibile, dei prodigi, degli inganni, degli influssi malvagi e delle streghe».

La notte di San Giovanni Battista, nella zona iblea, almeno fino alla metà del secolo scorso era caratterizzata da diverse usanze e credenze che si ispirano ad arcaiche tradizioni. La ricorrenza, come tante altre cristiane, è di radice pagana e coincide con il solstizio di estate. In questo periodo, si svolgevano le feste pagane del solstizio d’ estate (fra il 19 e il 25 giugno) che erano dedicate a Giano, divinità della medicina dei semplici e della profezia. La notte del 23 giugno evoca, quindi, antichi riti agricolo-pastorali legati al nome di Giano. L’agricoltura e la pastorizia erano molto praticati nella zona iblea e quindi, tantissime tradizioni della notte “magica” di San Giovanni si sono tramandate nel tempo. Le campagne si riempivano di altissimi e imponenti fuochi per rendere propizia la crescita della natura e per allontanare il maligno e proteggerli. Le fiamme si tenevano in vita fino all’alba, momento in cui si spegnevano per lasciar spazio al più fulgente dei fuochi: il sole. Il solstizio d’estate, inoltre, vede la gente di Sicilia protagonista di usanze che spaziano dal “cumparatu di S. Giuanni” (comparato di San Giovanni) ad alcuni riti propiziatori e divinatori.

La notte di San Giovanni, secondo il popolo, era custode di tanti segreti che, aiutati da piccoli gesti, potevano essere svelati e a tale scopo si usavano tre fiori di “aprocchiu” (centaurìa), il rosmarino, noto anche per il suo utilizzo nei riti magici del calendimaggio, i capelli, i peli delle ciglia. Ritualità fondante della notte di San Giovanni era il patto di comparato, che si stringeva sia tra gli uomini che tra le donne. Comparati che legavano d’affetto e rispetto reciproco i contraenti “megghiu d’i parenti”. La credenza più diffusa era quella di ricavare presagi sul futuro sposo dal diverso disporsi del piombo fuso lasciato cadere nell’acqua di una bacinella. Era di buon presagio se un fiore dai petali bruciacchiati lasciato quella notte all’aperto fosse restato “vegeto e ravvivato”.

San Giovanni, in Sicilia, inoltre, proteggeva contro i fulmini e lo si invocava con un semplice “San Giuvanni Battista!”; o, come riporta Antonino Uccello, etnologo degli Iblei, con l’orazione “San Giuvanni iàutu e ddanni / nn’at’a scanzari ri tt-rona eddi-lampi”. Quando un neonato sbadiglia, uno spirito maligno può impossessarsi del suo corpo; e le donne prendevano le precauzioni del caso seguendo col pollice un triplice segno di croce sulla bocca del neonato mentre pronunciavano le parole augurali “San Giuvanni, riccu e ddanni”. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA