Avrebbero “coabitato” per spartirsi i guadagni derivanti dal controllo a Paternò delle aste giudiziarie i clan storicamente contrapposti dei Morabito – Rapisarda, riconducibile al clan catanese ‘Laudani, e quello degli Assinata, articolazione territoriale della famiglia di cosa nostra catanese Santapaola Ercolano. Le due cosche, secondo la Procura di Catania, sarebbero spartiti i guadagni. E’ quanto emerso dalle indagini sfociate stamane nell’operazione denominata “Athena” dei Carabinieri del comando provinciale etneo e della compagnia di Paternò che hanno seguito un’ordinanza di misure cautelari per 17 persone indagate a vario titolo per associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di droga, spaccio, turbata libertà degli incanti con l’aggravante del metodo mafioso. I particolari dell’operazione sono stati resi noti durante una conferenza stampa.
Secondo quanto accertato in due anni di indagini, le persone interessate a una determinata asta giudiziaria sarebbero state indotte ad abbandonarla con intimidazioni da parte degli affiliati ai clan, che invece volevano far aggiudicare il bene a persone che si erano rivolte ai Morabito in cambio di denaro. Il compenso per l’organizzazione mafiosa era commisurato al valore del bene, da poche migliaia a decine di migliaia di euro. Tra gli arrestati un altro imprenditore agricolo, Francesco Di Perna, che avrebbe messo a disposizione alcuni suoi locali per riunioni dei componenti dei due clan.
L’ex assessore Pietro Cirino, secondo l’accusa, sarebbe stato consapevole di chi fossero i suoi interlocutori. Otto le vendite giudiziarie – tra le quali una in provincia di Siracusa – che sarebbero state ‘pilotatè orientato la scelta del beneficiario dell’acquisto. Tra questi ultimi anche debitori che volevano tornare in possesso di un loro bene che era stato messo all’incanto.