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Mafia e minori, Di Bella: «Per ragazzi di San Cristoforo Santapaola è ancora un mito»

Firmato il protocollo "Liberi di scegliere" ma dice il presidente del Tribunale per i minorenni di Catania, ci vorrebbe una legge quadro anche per combattere l'evasione scolastica

Di Redazione |

«Dobbiamo demistificare il modello o il mito del boss mafioso tra i giovani: a Catania nel rione San Cristoforo ci sono ragazzi il cui mito è il capomafia Benedetto Santapaola, che è detenuto da oltre 30 anni, a cui hanno ucciso la moglie, che è malato e che morirà in carcere, non può essere un esempio», è una delle tante dichiarazioni importanti rese oggi dal presidente del Tribunale per i minorenni di Catania, Roberto Di Bella, nella sua audizione in commissione Antimafia, assieme alla procuratrice per minorenni del capoluogo etneo, Carla Santocono.

Il protocollo

Per il presidente Di Bella, promotore del protocollo “Liberi di scegliere”, firmato questa mattina dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, con il concorso di quattro ministeri (Interno, Istruzione, Università e Ricerca e Famiglia), e il rafforzamento del fronte associativo, «se le organizzazioni criminali continuano a essere attive nonostante la presenza forte dello Stato significa che c’è una questione culturale» e per questo bisogna «puntare sulla prevenzione, sulla scuola a tempo pieno affinché sia un hub culturale». Di Bella ha citato anche come esempio da replicare a tutti i livelli l’Osservatorio sui minorenni istituto dalla Prefettura di Catania. Il presidente ha ricordato l’alto tasso di abbandono scolastico che porta, in molti casi, “i minorenni a essere impiegati dalla criminalità, a 6-7 anni, anche come pusher nelle piazze di spaccio o essere utilizzati come “scudo” dai propri genitori per trasportare la sostanza stupefacente, ancora addosso a loro”.

La speranza in una legge

Il presidente Di Bella auspica che il suo protocollo possa diventare una legge con finanziamenti stabili: «per tenere al sicuro una madre e il figlio che aderiscono all’iniziativa ci vogliono almeno cento euro al giorno» e per le donne «c’è bisogno di avere un assegno di inclusione almeno fino a quando non saranno accompagnate alla loro piena autonomia». Per loro «c’è un limbo perché – spiega il magistrato – non tutte sono o possono diventare collaboratrici di giustizia o dichiaranti» e al momento «i fondi arrivano soltanto dalla Conferenza episcopale italiana, uno Stato straniero» e per il resto c’è la «rete di assistenza di Libera per cercare una casa e un lavoro». Da quando il protocollo “Liberi di scegliere” è attivo vi hanno aderito oltre 150 minorenni, 30 donne e sette di loro adesso collaborano. «Nei mesi scorsi – ha confermato Di Bella – abbiamo avuto anche la collaborazione di un importante boss di Catania che ha deciso di farlo per proteggere i propri nipoti».

La tutela a minori e donne

“I provvedimenti hanno toccato le corde emotive di importanti boss e alcune collaborazioni sono state agevolate dai nostri provvedimenti”.Di Bella ha ricordato che nella sua carriera “mi sono trovato, insieme ai colleghi, a processare tanti minorenni in contesti di criminalità organizzata. Mi sono passati davanti prima i padri e poi i figli”. Si è così intervenuti sulla responsabilità genitoriale dei boss, in casi estremi, con l’allontanamento dei ragazzi dal loro contesto familiare e con l’inserimento in strutture comunitarie o in famiglie di volontari antimafia per un periodo di tempo. “Non siamo avventurieri del diritto”, ha precisato, interveniamo con “norme precise, caso per caso” con l’obiettivo di tutelare i ragazzi per assicurare la “regolare crescita psico-fisica e ampliare i loro orizzonti culturali”.“Ci siamo imbattuti nella sofferenza non solo delle vittime dei reati ma anche delle famiglie, nella richiesta di aiuto di molte madri, superata una prima fase di contrapposizione anche aspra – ha continuato Di Bella -. Molte donne ci hanno chiesto di andare via dai contesti di mafia, alcune sono diventate collaboratrici o testimoni di giustizia, altre continuano a presentarsi e ci chiedono di andare via con i loro figli”. Per queste ultime però “c’è un vuoto legislativo e una lacuna di tutela che speriamo sia colmata” con una legge perché al momento, ha ricordato De Bella, il progetto “Liberi di scegliere” con una rete di accoglienza per donne e bambini viene finanziato “solo dalla Cei con l’8 per mille”.

Legislazione bipartisan

“Sarebbe bello se da questa Commissione potesse partire un’iniziativa legislativa bipartisan”. L’iniziativa serve per dare “continuità al progetto”, ha continuato Di Bella aggiungendo che servirebbe una “legge quadro” estesa anche ad altri temi come la lotta alla dispersione scolastica e la formazione.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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