Quantum computing
Sabrina Maniscalco: la fisica quantistica che sta cambiando scienza e tecnologia
Con la sua Algorithmiq startup nata nell’università di Helsinki dove insegna crea le basi per la nuova grande era dell’informatica. Lottando anche contro le diseguaglianze di genere
Dopo oltre vent'anni di carriera scientifica, iniziata in quella Sicilia che qualcuno ha recentemente definito “periferia del mondo”, Sabrina Maniscalco ha due certezze. La prima: sta contribuendo alla nuova grande rivoluzione tecnologica, qualcosa di epocale chiamata quantum computing, ovvero la nuova informatica che permette di eseguire in pochi secondi calcoli che richiederebbero anche secoli ai più potenti super-computer al silicio. Lo fa con un’azienda, una startup che ha già 50 dipendenti e investimenti multimilionari. E da qui viene la seconda certezza: in laboratorio, tra i sistemi di raffreddamento a zero assoluto necessari per i computer quantistici, non esistono le barriere che ci sono invece nelle sale riunioni di chi gestisce i capitali.
Maniscalco, fisica teorica di fama internazionale e oggi Ceo di Algorithmiq, tra le principali aziende europee nel campo delle tecnologie quantistiche, si scontra con un fenomeno che va oltre la scienza: la disparità di genere. «Spesso gli investitori mi parlano spiegando cose di fisica quantistica. A me», racconta con un sorriso che cela un’amara consapevolezza. È da questo paradosso di “mansplaining” elevato alla massima potenza che bisogna partire per capire la storia di Maniscalco. Perché se il suo viaggio professionale l'ha portata dalla Sicilia alla Finlandia, la sfida più grande rimane quella culturale. E la Sicilia, in questo quadro, esce molto meglio di quanto la retorica forse un po’ stantia dell’espatriato “per necessità” possa far credere. Del resto nell’Isola, precisamente a Viagrande (Catania), è tornata recentemente per un incontro che ha riunito alcune delle menti femminili più brillanti nel campo della fisica quantistica in Italia e in Europa: “Italian Women in Quantum Technologies”, organizzato dal consorzio Nqsti. In quella sede è emerso con forza il tema della gender inequality nelle università e nella ricerca, dove le donne sono meno del 20%. «Nel mondo delle startup», spiega Maniscalco, «la situazione è anche peggiore, specialmente per le donne in alta posizione».
I dati, d’altronde, sono impietosi. «La maggior parte dei finanziamenti privati degli investitori è data a uomini». La diagnosi della scienziata è netta: «Viviamo in una società patriarcale. Quello delle startup è un mondo dove i finanziamenti si chiudono nei campi da golf in un clima di amicizia tra soli uomini». Per Maniscalco, queste dinamiche pesano più della fatica dello studio o delle origini geografiche. «Non ho mai sentito, vissuto, né avuto la percezione che essere siciliana fosse uno svantaggio dal punto di vista della mia carriera professionale, tutt’altro. Invece quello di essere donna, sì, certamente».

La fondatrice di Algorithmiq è originaria di Mazara del Vallo, dove è nata 51 anni fa. «Mi sono poi laureata e ho fatto anche il dottorato di ricerca all'Università di Palermo», ricorda. Da quel momento, la scienza diventa il suo passaporto. «Ho iniziato a fare diversi post-doc, quindi posizioni di ricerca o a contratto non permanente in diversi posti del mondo. A partire all'inizio da Sofia, in Bulgaria, ma poi sono stata in Sudafrica, sono tornata in Bulgaria, poi sono andata da lì in Finlandia».
Poi la carriera accademica decolla: «Da professoressa associata all'università Heriot-Watt ad Edimburgo in Scozia sono diventata professoressa ordinaria nel 2014 all'università di Turku in Finlandia». Il culmine arriva «nel 2020: proprio durante il periodo del Covid, ho accettato una posizione di professoressa di informazione e computazione quantistica all'Università di Helsinki». La sua specializzazione è una di quelle incomprensibili per i non addetti ai lavori, ma rappresenta la chiave di volta per il futuro tecnologico: «Studio e analizzo le sorgenti di imperfezione, di errori dei sistemi quantistici causati dall'interazione con tutto quello che chiamiamo ambiente esterno». Nel 2020, mentre il mondo si ferma, Maniscalco accelera. «Insieme ad altri tre ricercatori con cui lavoravo e ad un primo investitore, ho fondato Algorithmiq». Non si tratta di un’app o di un servizio digitale tradizionale. Sabrina Maniscalco opera nella cosiddetta deep tech, un territorio di frontiera. La scommessa «è che le tecnologie quantistiche diventeranno “ground breaking”, rivoluzionando completamente la scienza, la tecnologia, l'innovazione». E, nonostante sia una startup “più che innovativa”, i risultati economici ci sono già. «Abbiamo circa 50 persone, finanziamenti per oltre 20 milioni di dollari e un ultimo giro di finanziamenti si sta per concludere».
Ma come si passa dall'essere una scienziata pura a gestire un'azienda milionaria? «È stata una coincidenza di fattori, come sempre accade», ammette. «Mi sono trovata con la possibilità di avere dei finanziamenti iniziali nel momento in cui i primi computer quantistici hanno iniziato ad essere disponibili online per i ricercatori scientifici, e con un gruppo di ricercatori di altissimo livello che sono poi divenuti i tre co-fondatori di Algorithmiq». Il vantaggio competitivo è stato immediato. «Siamo stati tra i primissimi a utilizzare a livello di ricerca i computer quantistici». Ma l'intuizione scientifica non basta per fare impresa, serve studiare. «Serve l’umiltà di dirsi: "Ok sono una professoressa, ma devo imparare"».
Determinante poi il supporto dell'ateneo. «Sono riuscita a contrattare con l'università di Helsinki per dedicarmi al 100% ad Algorithmiq: io non ho praticamente mai insegnato e loro sono contenti che io mi dedichi alla startup». Ma è il team è il suo più grande orgoglio. «Abbiamo 21 diverse nazionalità in un gruppo multidisciplinare: fisici quantistici, computer scientist, chimici, software engineers. Non è banale riuscire a unire competenze diverse, anche da remoto, su una problematica altamente tecnica e complessa». Il segreto? «C’è il divertimento nel fare scienza».
Maniscalco, dopo cinque anni, ha accumulato abbastanza esperienza imprenditoriale per evidenziare le differenze con l’Italia. E se sulle startup rispetto a Gran Bretagna, Francia o Germania, siamo indietro, anche per «mentalità», il giudizio sulla ricerca accademica è diametralmente opposto. «In Sicilia abbiamo delle eccellenze - sottolinea con orgoglio - nella fisica quantistica e in molti altri campi. Esportiamo talenti in tutto il mondo. La ricerca è assolutamente ai massimi livelli». Le differenze emergono altrove. Nei finanziamenti («spesso all'estero ne arrivano di più nelle università»), nella burocrazia («la Finlandia è molto più snella e tutto è veloce») e soprattutto nella società. In Finlandia ad esempio «non c'è la figura del professore riverito. Quando insegnavo i miei studenti del primo anno mi chiamavano Sabrina».
Nonostante il successo globale, le radici rimangono nel Mediterraneo. «Per me la Sicilia è sempre stata casa, e voglio tornare qui in futuro. Andare è servito però per crescere sia scientificamente che come persona».