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L'inchiesta

Nomine e favori, i pm: «Cuffaro fece pressioni per far spostare la moglie dell'ex manager dell'Asp di Siracusa»

Emergono nuovi particolari dell'inchiesta nel ricorso della procura di Palermo al Tribunale del Riesame contro l'ordinanza del gip. E spunta anche un'intercettazione con l'assessora regionale Amata

Laura Distefano

15 Dicembre 2025, 17:51

18:14

Alessandro Caltagirone e Totò Cuffaro

Alessandro Caltagirone e Totò Cuffaro

La procura di Palermo rilegge tutti gli atti al centro dell'inchiesta del "cerchio magico" di Totò Cuffaro e li rimette in fila nel ricorso depositato al Tribunale del Riesame. I pm, infatti, hanno impugnato l'ordinanza del gip nelle parti in cui ha riqualificato il reato di corruzione in traffico di influenze nel capitolo della gara dell'ausiliariato all'Asp di Siracusa. Il gip di Palermo, in particolare, ha respinto la richiesta di arresti domiciliari nei confronti dell'ex manager Alesandro Caltagirone, che per gli investigatori sarebbe stato piazzato lì grazie alla sponsorizzazione politica di Cuffaro. E come debito di riconoscenza - secondo la tesi dell'accusa - Caltagirone avrebbe dovuto fare all'Asp gli interessi dell'ex governatore siciliano. Ma il leader della Dc avrebbe fatto molto di più per Caltagirone. Nelle carte del ricorso della procura emergono le pressioni dell’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro per spostare la moglie di Caltagirone dalla Ast, Azienda siciliana dei trasporti, alla Sas, la Servizi ausiliari Sicilia, partecipata regionale guidata da Mauro Pantò (non indagato, ndr), un fedelissimo del politico di Raffadali, al momento ai domiciliari per corruzione.

«Ti volevo ricordare la moglie di Caltagirone che si chiama Canzoneri», diceva Cuffaro all'ex dg della Ast Mario Parlavecchio. «Che ti sarà arrivata già la domanda no? Che vuole andare alla Sas», gli spiegava. Tra la funzionaria e il direttore generale c'era stata una accesa conflittualità arrivata in tribunale. Dopo qualche giorno Cuffaro telefonava al manager e e gli diceva, alludendo al trasferimento della moglie: «Ieri ho parlato con Parlavecchio e te lo stanno facendo».
L’interessamento dell’ex governatore prima nel fare nominare Caltagirone ai vertici dell’azienda, poi nell’aiutare la moglie sarebbe stato, per l’accusa, finalizzato al «potersi poi garantire di sfruttare a proprio vantaggio i poteri connessi alla funzione ricoperta. Tra le utilità ricevute da Caltagirone da inserire nella cornice di tali cointeressenze, così ricostruite, figura ora non solo la propria sponsorizzazione politica, ma anche l’aver Cuffaro mediato per risolvere il problema della collocazione lavorativa della moglie (non indagata, ndr), particolarmente afflitta dalla propria condizione», si legge nel ricorso. In cambio degli aiuti poi Caltagirone, secondo l’accusa, avrebbe favoreggiato la Dussmann, nella vittoria dell'appalto. Che però, come più volte evidenziato nelle note di replica della ditta, non è mai stato aggiudicato ufficialmente ma solo sulla carta. Ma questo per gli investigatori cambia poco al fine della commissione del reato.

Ma c'è di più. La procura di Palermo ha depositato l’intercettazione di una conversazione, che risale a gennaio 2024, a casa dell’ex governatore siciliano Totò Cuffaro, tra lo stesso Cuffaro, l’assessora regionale al Turismo Elvira Amata (che è imputata per corruzione nell'inchiesta sui fondi regionali) e il manager Alessandro Caltagirone. «Infilarlo appunto nella terna... ora Schifani con cui io parlerò, secondo me, intanto considerato che si parla di terna e di interlocuzione con un rettore è chiaro che il presidente è quello che ha più peso specifico?» diceva Amata a proposito dell’inserimento di Caltagirone in una lista di papabili. «Se però l’intervento si deve fare; se pensiamo che Schifani si fa i ca... a cavoli suoi e non interloquisce, cioè qualcuno ci deve parlare; cioè io ci parlo», aggiungeva l'assessora. «No, ma secondo me non la devi affidare a Schifani, giocatela tu con Schillaci (il ministro della Salute ndr)», rispondeva Cuffaro.

Per i pm non ci sono dubbi che Caltagirone «fosse più che consapevole e coinvolto nell’intermediazione di Cuffaro per permettergli di ottenere la nomina a direttore generale in una delle aziende sanitarie della regione Sicilia e che abbia, anzi, perorato unitamente a Cuffaro la propria causa con gli interlocutori politici di riferimento».