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MILANO

L'evasione da film dal carcere di Opera: come ha fatto Toma Taulant a fuggire per la quarta volta da un istituto di pena

Sbarre segate e lenzuola annodate per la più classica delle fughe, stava scontando una condanna con fine pena nell’ottobre 2048, ora è ricercato

Alfredo Zermo

07 Dicembre 2025, 20:54

21:06

L'evasione da film dal carcere di Opera: come ha fatto Toma Taulant a fuggire per la quarta volta da un istituto di pena

Evasione da film dal carcere di Opera, a Milano. Protagonista è il 41enne Toma Taulant, già autore in passato di tre fughe riuscite da istituti di pena. Questa volta avrebbe adottato uno schema classico: detenuto nel reparto di massima sicurezza, nella notte tra sabato e domenica ha segato le sbarre di ferro della cella e si è calato con lenzuola annodate.

Stava scontando una condanna con fine pena nell’ottobre 2048 per una serie di reati, tra cui rapine. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, una volta all’esterno della sezione l’uomo avrebbe raggiunto il muro di cinta, alto sei metri, scavalcandolo e facendo perdere le proprie tracce nel cuore della notte.

Taulant è ora ricercato su tutto il territorio nazionale e anche oltre confine. Gli investigatori stanno esaminando le immagini delle telecamere interne di Opera per ricostruire con precisione la dinamica e verificare l’eventuale presenza di “aiuti” esterni o interni, oltre a possibili contatti avuti nelle ore precedenti alla fuga.

Nel suo passato figurano altri quattro clamorosi episodi di evasione. L’ultimo risale al febbraio 2013: insieme a un altro detenuto riuscì a scappare dal carcere di Parma, anche in quel caso recluso nell’ala di massima sicurezza. Il suo compagno di fuga, ergastolano, venne poi ucciso da un gioielliere durante una rapina in villa nel novembre 2015.

Dopo alcuni mesi, a settembre, Taulant fu rintracciato e arrestato in Belgio; trasferito in un penitenziario nei pressi di Liegi, riuscì nuovamente a beffare la sorveglianza e a dileguarsi.

La sua prima evasione risale al 2009, dalla casa circondariale di Terni. Non a caso è stato soprannominato “il mago della fuga”.

Nel 2025 le evasioni registrate in Italia sono state circa una decina. “Questo ennesimo episodio, unito al dramma che si vive ogni giorno nelle prigioni, certifica ulteriormente il fallimento delle politiche penitenziarie condotte dai governi almeno negli ultimi 25 anni, ivi compresi quelli più recenti”, commenta Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, ricordando che a Opera 1.338 detenuti “sono stipati in 918 posti disponibili (sovraffollamento del 153%) e vengono gestiti, per com’è possibile, da soli 533 agenti, quando ne necessiterebbero almeno 811 (-34%). Una situazione oggettivamente insostenibile che, oltre a ledere i fondamentali diritti umani dei reclusi, mette a durissima prova gli operatori del Corpo di polizia penitenziaria”.

I sindacati di categoria rilanciano l’allarme sulla carenza di organico. A fronte di una popolazione detenuta pari a 63.690 unità, gli agenti della Polizia penitenziaria sono poco più di 46 mila. “Mancano all’appello circa 20 mila agenti”, sottolineano le sigle sindacali. Intanto, agli annosi problemi di sovraffollamento si sommano episodi di violenza. Nella casa circondariale “Rosetta Sisca” di Castrovillari, un detenuto ha aggredito due poliziotti penitenziari nella serata del 6 dicembre, come denuncia il Sappe. Autorizzato a uscire dalla cella per una telefonata ai familiari, l’uomo ha colpito alle spalle l’agente addetto alla sezione, provocandogli un trauma al setto nasale; il collega accorso in aiuto è stato a sua volta aggredito, riportando una lesione alla spalla.