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il retroscena

Inchiesta Cuffaro, Schifani mette fuori gioco i dirigenti indagati. Ma si aspetta un’altra “scossa” politica

Il governatore per ora si limita a sospendere i burocrati coinvolti. Ora sarà decisivo l’esito degli interrogatori. L'azzeramento della giunta significherebbe un liberi tutti

Accursio Sabella

08 Novembre 2025, 09:49

10:12

Schifani mette fuori gioco i dirigenti indagati. Ma si aspetta un’altra “scossa” politica

Le prime teste sono cadute. Anzi, a essere precisi, sono rimaste “in sospeso”. Comunque messe fuori gioco, per il momento. Fuori dalla macchina regionale, per preservare almeno l'immagine dell'istituzione. È un Renato Schifani risoluto, racconta qualcuno dei presenti, quello che partecipa a una giunta lampo durata poco meno di mezz'ora. Giusto il tempo di comunicare che gli indagati devono fare un passo indietro. Fin da subito. E non certamente da ruoli marginali della burocrazia regionale.

È il caso di Maria Letizia Di Liberti, dirigente di lunga esperienza e dal curriculum molto ricco. A capo del dipartimento alla Famiglia, secondo la Procura di Palermo guidata da Maurizio de Lucia avrebbe rivelato informazioni coperte da segreto d'ufficio. Nella sostanza, questa la tesi dei pm, sotto l'input di Totò Cuffaro, avrebbe fatto in modo che i dettagli di alcuni bandi regionali venissero conosciuti “dagli amici” in anticipo rispetto alla pubblicazione ufficiale. Al suo posto, ad interim andrà l'altro dirigente dello stesso assessorato, Ettore Foti, attualmente alla guida del dipartimento del Lavoro. Schifani ha poi chiesto “formalmente” all'assessora democristiana, sempre alla Famiglia, Nuccia Albano, di allontanare dalla sua segreteria particolare Vito Raso, storico collaboratore di Cuffaro e accusato di essere uno dei protagonisti della vicenda che riguarda un concorso “pilotato” all'ospedale Villa Sofia-Cervello di Palermo, per la stabilizzazione di quindici operatori socio-sanitari.

Si era già autosospeso, invece, Alessandro Maria Caltagirone, direttore generale dell'Asp di Siracusa: su di lui le accuse sono riconducibili alla gestione degli appalti nell'azienda. Infine, stop anche per il direttore generale del Consorzio di Bonifica 2 di Palermo, Giovanni Tomasino, anche in questo l'accusa riguarda appalti e incarichi nell'ente pubblico.

Fin qui, i fatti e i provvedimenti. E la scelta di un criterio inoppugnabile quanto asettico: la sospensione è arrivata per gli indagati che ricoprono un ruolo nella pubblica amministrazione. Ma è evidente, stando a quando emerge dall'inchiesta della Procura di Palermo, che il problema vada oltre la burocrazia e che investa la politica. E che la temperatura, nei prossimi giorni, difficilmente potrà scendere.

Il prossimo snodo, che potrebbe coincidere anche con un salto di qualità dei provvedimenti e delle decisioni del governatore, ma anche delle tensioni e delle proteste, è previsto la prossima settimana. Saranno i giorni degli interrogatori di garanzia di Cuffaro, Romano, del capogruppo Dc Carmelo Pace e degli altri indagati con una richiesta di arresto pendente. Difficile credere che, di fronte a un provvedimento cautelare a esponenti politici di quel calibro, alleati di primo piano, si possa liquidare la questione con la sospensione di tre dirigenti e del segretario particolare di un’assessora.

Si fa strada, quindi, nei corridoi e sulle chat, l'ipotesi “azzeramento” di una giunta sorretta da partiti che hanno patito – tutti, a questo punto – delle rogne giudiziarie, anche a carico di componenti della compagine di governo. Un azzeramento che, però, rischierebbe di suonare anche come un “liberi tutti” rendendo, di fatto, ingovernabile la Sicilia. È la strettoia nella quale si trova Schifani, quindi. E anche il motivo, forse, della decisione di oggi. Immediata, decisa. Ma che rischia di apparire sottodimensionata, rispetto alle evoluzioni delle vicende giudiziarie.

Non a caso, l'opposizione va all'attacco provando a colpire proprio su quel punto: «Se è questa la risposta di Schifani al cataclisma in corso, il presidente poteva benissimo restare a Bruxelles – il commento del coordinatore siciliano del M5S e vicepresidente dell'Ars Nuccio Di Paola e del capogruppo regionale 5 Stelle Antonio De Luca - il pugno di ferro che era lecito aspettarsi a seguito delle devastanti notizie che arrivano dalla Procura è stato un semplice buffetto o poco più. Altro che giunta rivoltata come un calzino, come sussurrava qualcuno - aggiungono - per dare un segnale di netta presa di distanza da una situazione intollerabile. Schifani si è limitato a un'operazione di facciata che serve a poco o a nulla».

Duro anche l'intervento del leader di Controcorrente, Ismaele La Vardera che parla di «un presidente che non ha coraggio e che è chiaramente tenuto sotto scacco da Cuffaro. Schifani – ha aggiunto La Vardera - deve staccare la spina alla Dc e togliere immediatamente ogni assessorato a Totò Cuffaro, questo farebbe un vero governatore e non queste barzellette. Il copione si ripete sempre da due anni, quando lui sbaglia scelte politiche a pagare sono sempre gli altri. Un ignavo politico di cui questa regione non ha bisogno». Ma, come detto, quello di oggi rischia di essere solo il primo round. La prossima settimana porta in dote gli interrogatori, poi le decisioni dei magistrati palermitani. Che potrebbero provocare, come se non bastassero gli attuali, nuove scosse dalle parti di Piazza Indipendenza.