15 dicembre 2025 - Aggiornato alle 02:00
×

IL RACCONTO

Forza Italia, il gelo di Schifani (ma non solo) sui “consigli” di Cardinale e le mosse della “rete” di Mulè

Rimpasto, Palazzo d’Orléans non chiude ma contesta «il metodo». Il vicepresidente della Camera: «Non so se sono giovane»

Accursio Sabella

14 Dicembre 2025, 17:50

Forza Italia, il gelo di Schifani sui “consigli” di Cardinale  e le mosse della “rete” di Mulè

Alla fine, le parole dell'ex ministro Totò Cardinale hanno finito per irritare tutti. Tutte le anime di Forza Italia, cioè, da quelle più critiche nei confronti del governo a quelle più vicine al presidente della Regione. E lo stesso Renato Schifani, che nelle ore in cui l'intervista de La Sicilia passava da un cellulare all'altro e diventava spunto per i commenti in sala e sulle agenzie, snobbava le parole dell'alleato: «Non le ho lette, ero impegnato», ha detto a margine dell'evento sulla giustizia organizzato dal vicepresidente della Camera Giorgio Mulè. Scelto, quest'ultimo, dai vertici di Fi (si sussurra direttamente da Marina e Pier Silvio Berlusconi) come coordinatore nazionale dei comitati per il sì. «Un'investitura che è un'indicazione chiara», dirà negli stessi minuti, a Telecolor, Nicola D'Agostino, deputato considerato da sempre vicino proprio a Cardinale. Insomma, Forza Italia è in fermento. E così, quelle parole («chi è contro Caruso attacca Schifani, ma il presidente deve subito fare un rimpasto») hanno fatto emergere, per qualche ora, una discussione carsica, sussurrata, sottaciuta.

Prima di quelle, a dire il vero, era stato assai più deflagrante il richiamo di Pier Silvio Berlusconi al rinnovamento del partito. Che, messo insieme all'investitura di cui parla D'Agostino, porta dritto a Mulè, appunto: «Io ho 57 anni – dice - non so se sono già vecchio o se sono ancora giovane. Sicuramente ho tanta voglia di fare, faccio politica da otto anni e se continuerà ad essere necessario il mio apporto lo darò. Se invece sarò considerato anziano o vecchio, pazienza, mi farò da parte».

Ma il dibattito è entrato nel vivo. «Se serve un ricambio? Non c'è dubbio – ha proseguito – bisogna svecchiare, allargare, bisogna mettersi in discussione. Chi ha paura del cambiamento uccide il futuro». E sulla capacità della classe dirigente siciliana di Fi di spingere questo rinnovamento, non ha dubbi: «Bisogna aprire qualche finestra, fare circolare l'aria che altrimenti rischia di rimanere stantia».

Riferimento a una delle critiche al segretario regionale Marcello Caruso: non avere mai riunito il partito. Non manca, infine, una frecciata a Cardinale: «Mi sfugge il motivo per il quale lui parli da padre nobile del partito. Al massimo, è il padrino politico di qualcuno». Anche in questo caso, riferimento di facile lettura: l'obiettivo è l'assessore alle Attività produttive Edy Tamajo. Sul «chi è contro Caruso attacca Schifani», Mulè taglia corto: «Una cosa è il partito, un'altra cosa è la Regione». Più duro ancora il deputato Tommaso Calderone: «Che ruolo ha Cardinale in Forza Italia?», domanda. «Dobbiamo forse prendere atto che esiste una corrente Cardinale?».

A irritare, poi, è proprio un giudizio dell'ex ministro sulla qualità della dirigenza azzurra: «Non ci sono Cavour? È offensivo. E certamente se la poteva risparmiare. A meno che – conclude Calderone – non pensi che Caruso sia Mazzini.» Per l'europarlamentare Marco Falcone, «l'intervista è tutta sbagliata: intanto perché indebolisce il governo e il presidente. Poi, perché si può parlare di rottamazione facendo riferimento a chi ha una storia e Caruso, con tutto il rispetto, è solo un buon funzionario. Infine, dice che bisogna superare la logica del padrone, ma poi afferma che dobbiamo tenerci Caruso come segretario. Ha fatto bene, Schifani, a liquidare quell'intervista con indifferenza».

E una bacchettata arriva pure da Gianfranco Micciché: «Il signor Cardinale fino a ieri è stato nel Pd e ha soltanto approfittato di Forza Italia, che certamente non rappresenta la novità della politica italiana. Lui vuole solo un altro assessore».

Eppure, Micciché escluso, ieri all'Astoria Palace erano tutti vicini, tra palco e platea, tra sale e corridoi. La Forza Italia che resiste e quella che vuole “rinnovare”. Quest'ultima (Mulè, Falcone, Calderone e i deputati regionali Gallo e De Leo, oltre al capogruppo Pellegrino), alla fine dell'evento, tra arancine e cuccìa, si ritrovano a discutere di tessere e congresso.

Schifani era già andato via, dopo essere arrivato dell'evento limitandosi ad ascoltare dalla prima fila tutti gli interventi, senza a sua volta prendere la parola. Anche a lui non sono piaciute le parole di Cardinale. Il presidente ha voluto tenersi fuori dalle polemiche, affermando di non avere letto l'intervista. In realtà, non avrebbe gradito la fuga in avanti sul rimpasto. Soprattutto nel metodo, cioè la richiesta pubblica, più che nel merito, visto che la questione dei due assessori tecnici in giunta sarebbe tutto fuorché chiusa.

E che sia una spina dentro Forza Italia, lo confermano le parole di D'Agostino che, intervenuto alla trasmissione “Il Punto”, ha puntato il dito contro la scarsa sensibilità politica soprattutto dell'assessore alla Salute, Daniela Faraoni, ma poi ha ribadito il concetto in riferimento alla finanziaria e quindi all'assessore all'Economia Alessandro Dagnino. «Non capisco – ha aggiunto poi – perché Schifani non abbia gradito l'intervista a Cardinale che non ha detto nulla di irriverente nei confronti del presidente, anzi gli ha fatto tantissimi complimenti. Forse ha anche esagerato. Poi ha detto che serve un rimpasto, ma lo dicono tutti. Credo che lo dica anche Schifani, che glielo chiedano anche da Roma».

E da Roma, ricorda D'Agostino, «presto Tajani verrà in Sicilia per una “ispezione”: verrà ad ascoltare i dirigenti del partito, credo ad uno ad uno, e cercherà di capire se ci sono mal di pancia malcontenti. Quello che io dico e quello che io penso è largamente condiviso dai miei colleghi del gruppo parlamentare di Forza Italia». Insomma, qualcosa, adesso, si muove davvero.