GLI AUGURI
“A te e famiglia”. Natale in politica tra maglioni, videomessaggi e riti: la comunicazione delle feste diventa campo di battaglia
Una foto rossa e ironica, un videomessaggio con rivendicazioni, un’immagine cerimoniale con il Papa: così i leader trasformano il 25 dicembre in racconto identitario
Un filo rosso, letterale, attraversa i post del Natale politico italiano: è il maglione della premier Giorgia Meloni con la scritta “Anche a te e famiglia”, risposta-totem degli auguri di fine anno sui social. Mentre scorrono tazze, alberi e presepi, il vicepremier Matteo Salvini firma un videomessaggio che, tra auguri e toni familiari, inserisce una rivendicazione giudiziaria e un affondo su un presunto “atto di ingiustizia” dello Stato contro una famiglia, i Trevallion, al centro di un caso che ha tenuto banco nelle cronache. Sul versante istituzionale, il presidente del Senato Ignazio La Russa sceglie la sobrietà simbolica: una foto con il Papa accanto al presepe di Palazzo Madama, dopo la visita del Pontefice alla Biblioteca del Senato. Tre stili, tre messaggi, tre platee. E un’unica data: 25 dicembre 2025.
Il maglione come messaggio: Meloni e l’ironia calibrata
La premier Giorgia Meloni affida agli scatti mattutini l’augurio di Buon Natale: sorriso, albero addobbato, tazzina rossa e il maglione rosso con la scritta “Anche a te e famiglia”, meme ricorrente del lessico digitale delle feste. L’immagine, diffusa sui suoi profili, condensa un registro comunicativo ormai rodato: familiarità domestica, autoironia dosata, riconoscibilità pop. Un linguaggio capace di intercettare il grande pubblico senza rinunciare a una precisa cornice valoriale, che la vigilia aveva già posto al centro con un video sul presepe come “simbolo” e “radici”.
Nell’augurio del 24 dicembre 2025, Meloni parla “davanti al presepe”, evocando una “rivoluzione del presepe” iniziata “anni fa”: il presepe “non impone niente a nessuno, racconta una storia e custodisce dei valori”, “rende più profonde le radici” e rafforza una nazione “che non ha paura del confronto, né del futuro”. L’enfasi è sulla identità, sulla “dignità”, sull’attenzione ai fragili: elementi che la presidente riconduce al messaggio universale del Natale. Un binario simbolico — tradizione e orgoglio — che si integra con la cifra più pop della foto del 25 dicembre, dove l’ironia del maglione stempera la solennità della vigilia.
Il risultato è un’operazione di storytelling politico che combina ritualità e quotidiano, istituzione e casa. Da un lato, la cornice religiosa-culturale che il governo ha spesso rivendicato; dall’altro, la leggerezza di un format social che moltiplica condivisioni ed engagement. La reazione mediatica lo conferma: dal racconto delle agenzie alla ripresa dei principali siti di informazione, lo scatto con il maglione è diventato la cartolina natalizia della leader.
Salvini, gli auguri che diventano rivendicazione: “Primo Natale da assolto”
La mattina di Natale, Matteo Salvini pubblica un videomessaggio: auguri di “serenità, salute, successo” e poi la frase chiave, destinata a titoli e rilanci: “È il primo Natale che posso festeggiare in famiglia, non più da indagato o da imputato, ma da italiano assolto, libero, perché ho difeso la sicurezza, i confini e la dignità del mio Paese”. Il riferimento è alla vicenda Open Arms, per la quale il tribunale di Palermo ha assolto il leader leghista nel dicembre 2024; nel luglio 2025, tuttavia, la Procura ha impugnato la sentenza “per saltum” in Cassazione. Dunque l’assoluzione c’è, ma non è definitiva: un dettaglio giuridico che non compare nel video, comprensibilmente centrato sul sollievo personale e politico.
Nel medesimo filone, il vicepremier intreccia il tema augurale con una denuncia: “Buon Natale, però quasi a tutti”, dice in un secondo messaggio, puntando il dito contro una “cattiveria gratuita istituzionale” dello Stato a danno di una famiglia con tre bambini. Il riferimento è al caso dei Trevallion, la cosiddetta “famiglia nel bosco” di Palmoli (Chieti): i minori sono stati allontanati a novembre e collocati in una struttura protetta, con sospensione della responsabilità genitoriale; la Corte d’Appello dell’Aquila ha confermato la misura durante le festività, disponendo una perizia sui genitori. Il 25 dicembre 2025 al padre Nathan è stato concesso di vedere i figli e la moglie per sole due ore e mezza, dalle 10 alle 12:30, nella struttura di Vasto: niente pranzo di Natale insieme. Una decisione che la direzione ha motivato anche con esigenze di uniformità di trattamento tra gli ospiti.
Sul piano comunicativo, Salvini usa il registro dell’indignazione morale e del noi vs. burocrazia, richiamando la dimensione empatica della festività per amplificare la portata del messaggio. È una strategia coerente con la narrazione che lo accompagna da anni: la difesa dei confini e dei “diritti delle famiglie” contro l’ingiustizia percepita. La sovrapposizione tra piano personale (la “assoluzione”) e cause simboliche (la famiglia, lo Stato “meno buono”) produce un contenuto altamente condivisibile tra i supporter, capace di occupare il ciclo mediatico anche in un giorno tradizionalmente “soft”.
La Russa e il rito delle istituzioni: la foto con il Papa accanto al presepe
La seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa, sceglie un’altra regia: una foto con il Papa accanto al presepe in Senato. Il messaggio accompagna l’immagine con un auspicio di serenità e pace, sottolineando il valore della speranza che il Natale rinnova ogni anno. La scelta iconografica affonda nella cronaca recente: il 18 dicembre 2025 il Pontefice ha compiuto una visita a sorpresa alla Biblioteca del Senato, soffermandosi anche sul presepe e incontrando La Russa. Una settimana dopo, il Concerto di Natale nell’Aula di Palazzo Madama, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con Claudio Baglioni ospite d’onore, è stato l’altro tassello di una narrazione natalizia squisitamente istituzionale.
Il lessico è classico: “pace”, “costruire l’anno nuovo con le nostre azioni”, “casa degli italiani”. È la grammatica della neutralità repubblicana, tanto più significativa nel frangente di feste, quando la rappresentanza assume centralità simbolica. La foto con il Papa — in un Senato addobbato — salda tradizione religiosa, cerimoniale civile e continuità delle istituzioni, restituendo alla politica il perimetro della solennità.
Il “Natale social” come specchio: tra pop, polemica e cerimoniale
I tre contenuti raccontano una tripartizione che il pubblico riconosce: il pop (il maglione di Meloni), la polemica (il video di Salvini), il cerimoniale (La Russa). Non è un caso se, nella stessa cornice, il Quirinale abbia diffuso il suo augurio con una clip “istituzionale”: la stella al Cortile d’onore, l’albero, il presepe, la bambina che saluta il Corazziere. Un repertorio iconografico ormai consolidato, capace di parlare a un pubblico ampio senza scivolare nella contesa.
Sul versante governativo, la vigilia ha offerto ulteriori tasselli: gli auguri del ministro della Difesa Guido Crosetto ai militari impegnati all’estero e il messaggio del ministro degli Esteri Antonio Tajani, con un pensiero ai detenuti e a chi garantisce la sicurezza anche nei giorni di festa. Una coralità che prova a bilanciare l’empatia domestica con la responsabilità pubblica.
Il caso Trevallion e la politica delle emozioni
La seconda parte del messaggio di Salvini — la denuncia di una “violenza istituzionale” — rimanda a un terreno dove la politica contemporanea si gioca molto: la politica delle emozioni. Il caso della “famiglia nel bosco” non nasce a Natale, ma la scansione temporale (la possibilità per il padre di vedere i figli soltanto la mattina del 25 dicembre dalle 10 alle 12:30) rende il tema emotivamente dirompente. Gli atti giudiziari raccontano un’altra trama, fatta di provvedimenti del Tribunale per i minorenni dell’Aquila, di perizie e di verifiche sulle responsabilità genitoriali. L’informazione certificata è chiara: accesso limitato concesso, contesto protetto confermato, istruttoria in corso. Dentro questa complessità, il leader politico introduce una semplificazione retorica — Stato “cattivo” vs famiglia “innocente” — che intercetta il sentimento di molti. Ma proprio perché il procedimento è aperto, la prudenza lessicale resta necessaria.
L’uso del Natale come amplificatore emotivo funziona, e non solo per Salvini. Nella grammatica della comunicazione pubblica, le feste sono una finestra a forte intensità simbolica: il presepe come radici e identità per Meloni; la pace e la speranza come registro istituzionale per La Russa; la ingiustizia percepita come propellente di mobilitazione per Salvini. Tutto converge verso un obiettivo: trasformare l’augurio in narrazione di sé.
L’opposizione e gli “altri auguri”: il promemoria di Fratoianni su Gaza
Nel mosaico del Natale social si inserisce anche la voce dell’opposizione. Nicola Fratoianni richiama l’attenzione su Gaza, con un post che accosta la celebrazione della nascita in povertà — la scena originaria della cristianità — alla condizione dei civili palestinesi. È un frame coerente con le posizioni espresse lungo tutto il 2025, tra appelli pubblici, manifestazioni e prese di posizione in cui il leader di Sinistra Italiana ha parlato di “genocidio”, chiedendo il riconoscimento dello Stato di Palestina e misure più incisive da parte del Governo. Nel giorno in cui la politica istituzionale indossa il maglione o posa accanto al presepe, Fratoianni riporta il focus sulla guerra e sulla responsabilità internazionale.