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La ricerca dei franchi tiratori dopo lo stop ai Consorzi di bonifica: vertice di maggioranza per la "conta dei traditori"

Il redde rationem è previsto per oggi alle 15. Il voto di ieri non era tecnico, era politico. L'aula ha bocciato il governo regionale

Luisa Santangelo

23 Luglio 2025, 09:14

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L’accusa ai «franchi tiratori» era scontata. Ma tra i componenti dell’Assemblea regionale siciliana qualcuno aveva lanciato l’avviso: questa riforma non passa, aspettiamo. Ma non si è aspettato. Così il governo di Renato Schifani è andato giù: affondato dal voto segreto sull’articolo 3 della legge che dovrebbe mandare in soffitta i vecchi Consorzi di bonifica. Dal punto di vista burocratico, a quell’articolo c’era in cuore della norma: la liquidazione degli attuali 13 Consorzi, per farne costituire quattro nuovi. Dal punto di vista politico, c’era uno dei vulnus del ddl per una maggioranza in sofferenza: fare incassare una vittoria all’assessorato all’Agricoltura e al suo “patron”, il deputato della Lega Luca Sammartino, dato per prossimo a tornare assessore e vicepresidente della Regione Siciliana.

Il redde rationem è previsto per oggi: un vertice di maggioranza alle 15 chiesto, però, dai capigruppo del centrodestra. E non, come ci si sarebbe attesi, da un eventuale presidente Schifani furente. Certo è che di questi tempi all’Ars c’è una certa tensione. Tralasciando la faccenda dell’indagine per corruzione a carico del presidente dell’Assemblea Gaetano Galvagno e dell’assessora al Turismo Elvira Amata, i deputati vivono con un certo fastidio la sensazione di essere trattati con sufficienza. La proverbiale goccia sono state le variazioni di bilancio che hanno lasciato a terra ogni possibile contributo ai territori. Quelle che sono state definite “mancette” e che per gli onorevoli palermitani sono invece un modo, dicono, per dare risposte alle esigenze di Comuni che le meritano. Poi, però, dal «no mancette» il discorso si è spostato su altro, per esempio su una rete ospedaliera che, come sempre accade, lascia scontenti molti. Si dice, inoltre, che Schifani ieri mattina abbia “presidiato” i suoi per accertarsi che la riforma sui Consorzi si approvasse di gran carriera. Atteggiamento simile a quello che avrebbe avuto il deputato Sammartino, visto aggirarsi tra i banchi del parlamento in apprensione. La riforma presentata dal professore Salvatore Barbagallo, suo successore in giunta, somigliava a un voto per lui (Sammartino, cioè). Pressioni che un’aula già nervosa ha deciso di non reggere.

Quando si arriva al voto su un emendamento soppressivo dell’articolo 3, le opposizioni chiedono e ottengono il voto segreto. Il presidente Gaetano Galvagno avverte tutti: «Vi ricordo che l’eventuale soppressione farebbe cadere la norma». Alle 16,53 Sala d’Ercole decide di fare cadere l’articolo 3, la riforma dei Consorzi di bonifica e la linea del governo Schifani. Sessantuno presenti, 31 favorevoli alla soppressione, un’astenuta, tre non votanti (cioè fuori dall’aula), 26 contrari. Galvagno è costretto a sospendere tutto e a convocare una capigruppo, mentre di riforma si riparlerà alla prossima sessione parlamentare.

La conta comincia subito. Partito democratico e Movimento 5 stelle, insieme, fanno 20 voti. Più uno di Ismaele La Vardera, grande oppositore di Schifani. I traditori sarebbero da qua in poi. Osservati speciali sono gli autonomisti di Grande Sicilia, 3 voti. E gli altri? L’astensione di Margherita La Rocca Ruvolo (pubblica) e il non voto di Riccardo Gennuso e Bernadette Grasso potrebbero essere segnali di una linea di generale fastidio di Forza Italia (9 votanti, esclusi i citati). Un pezzo consistente del partito avrebbe voluto mettere le cose in chiaro con il “suo” governatore. Potrebbero essere sufficienti. Ma c’è chi dice che, forse, da Fratelli d’Italia e da Sud chiama Nord possa esserci stato un ripensamento.

«È del tutto evidente che la riforma dei Consorzi di bonifica si è arenata anche perché alcuni colleghi della maggioranza mostrano contrarietà alle innovazioni. Vale la pena ricordare che la riforma avrebbe garantito stabilità del personale, efficienza dei servizi e riduzione di costi a carico degli agricoltori. Non è azzardato pensare che all’interno dei gruppi parlamentari di maggioranza qualcuno non abbia chiaro il programma del governo Schifani. Per questo siamo certi che il presidente della Regione troverà il modo per riunire le forze politiche per esaminare quanto è successo, che non può essere sottovalutato», dicono i leghisti all’Ars in una nota. Aggiungendo un avvertimento: «Sarà anche utile tracciare la rotta per i prossimi mesi di lavoro e appurare che se c'è qualcuno che è contrario alle riforme strutturali è bene che lo manifesti in maniera chiara, assumendosi le conseguenze della scelta».