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Manlio Messina si difende e contrattacca: «Io emarginato da Fratelli d'Italia, partito faccia una riflessione interna»

La lunga lettera del deputato nazionale, ormai ex meloniano, è anche uno sfogo contro la «gogna pubblica» a cui sarebbe stato sottoposto

Redazione La Sicilia

05 Agosto 2025, 13:39

manlio messina

«Ho scelto di scrivere queste poche righe per restituire verità alla mia storia. Lo devo alla mia famiglia, alle persone che mi sono state vicine in questi giorni difficili e a chi mi ha concesso sempre la propria fiducia». Comincia così la lunga lettera che il deputato nazionale Manlio Messina invia alla stampa: più che per spiegare le ragioni della sua fuoriuscita da Fratelli d'Italia, per contestare l'esistenza di una «gogna pubblica senza concreta possibilità di dimostrare la propria innocenza». Una missiva indirizzata all'interno della quale si contesta la pubblicazione di notizie legate allo scandalo corruzione all'Ars che coinvolge il presidente Gaetano Galvagno e l'assessora al Turismo Elvira Amata.

«Il 29 luglio, ho ricevuto dalla Procura di Palermo la comunicazione di non essere indagato nel procedimento penale che ha coinvolto, tra gli altri, alcuni esponenti di Fratelli d’Italia», ricorda Messina. «La stessa magistratura, notificando loro l’avviso di conclusione delle indagini, ha ribadito la mia completa estraneità ai fatti, escludendo qualsiasi condotta penalmente rilevante a mio carico», ribadisce il deputato, ormai ex meloniano, nella consapevolezza che il fascicolo su Galvagno e Amata prende le mosse dal "caso Cannes", partito negli anni in cui lui (Messina) era assessore regionale al Turismo.

«Accuse costruite su brandelli di atti di indagine»

«In questi mesi [...] brandelli selezionati di atti di indagine e brogliacci di intercettazioni riguardanti altri soggetti sono stati sviscerati a puntate sui quotidiani, nel goffo tentativo di coinvolgermi. [...] Sono stato quindi costretto a difendermi sulla pubblica piazza da accuse costruite su stralci di dialoghi avvenuti anni fa, ai quali non ho preso parte e il cui significato complessivo non sono in grado di comprendere. Non conosco infatti il contenuto integrale delle intercettazioni citate e di quelle non pubblicate e, soprattutto, il contesto in cui quelle parole sono state dette».

L'amicizia con il presidente dell'Ars Galvagno e l'assessora Amata è «forte», così come la stima nei loro confronti, sottolinea Manlio Messina, aggiungendo che è convinto della loro innocenza. Eppure, ripete, è costretto a ribadire «di non aver mai chiesto, sollecitato o indotto chicchessia a concedere finanziamenti o comunque a compiere un qualsiasi atto inerente alla sua funzione, i quali, sono convinto, non hanno mai potuto rappresentare ‒ neanche per i soggetti indagati ‒ merce di scambio di qualsivoglia utilità».

«Operazione chirurgica»

Pure su Cannes, vicenda «divenuta nell'immaginario collettivo sinonimo di scandalo», Manlio Messina afferma di non essere mai nemmeno stato sentito come persona informata sui fatti. Convinto ancora, pure su questo, dell'«assoluta innocenza dei dirigenti regionali coinvolti», coi quali ha lavorato per quattro anni. Per Messina, però, «attraverso un'operazione chirurgica», si è realizzata una pubblica gogna. «In questo clima - mette le mani avanti - non mi meraviglierebbe allora scoprire, domani o nel prossimo futuro, di essere nuovamente trascinato dentro inchieste giornalistiche o vicende giudiziarie che possano ancora una volta consegnare all’opinione pubblica un nemico da combattere».

Il fatto è che, nonostante lui parlasse delle sue preoccupazioni «con i vertici nazionali del partito», avrebbe ottenuto in cambio «un lento, ma costante, processo di emarginazione». Non cercava «immunità o difesa incondizionata», ma solo la possibilità che venisse affrontato un «tema politico». Eppure niente. «Un atteggiamento che non mi so spiegare, specie se messo a confronto con quello riservato ad altri esponenti di Fratelli d’Italia, protagonisti di vicende ben più gravi della mia».

«Partito ha avuto atteggiamento diverso con altri»

Messina non fa nomi e non chiarisce se il riferimento sia a livello regionale o nazionale. Nella sola Sicilia, però, di vicende controverse - spesso scoperchiate da inchieste giornalistiche - che hanno a che fare con esponenti (passati o presenti) Fratelli d'Italia ce ne sono state diverse. Il trattamento di esclusione che Messina sente di avere subito lo avrebbe convinto «dolorosamente, che nel mio caso ci fosse nel partito spazio per il dubbio sulla legittimità della mia condotta o, cosa ancor più grave, che la tutela dell’immagine di Fratelli d’Italia debba, a correnti alterne, sempre prevalere sul principio del garantismo o sul sacrificio dell’interesse del singolo. Una scelta che, dopo tutti questi anni di militanza, avrebbe forse imposto una più seria e attenta riflessione al suo interno, perché ciò che è capitato a me potrà presto accadere a qualcun altro».

«La mia vicenda racconta qualcosa di più grande di me: racconta un Paese in cui chi è innocente deve difendersi dal sospetto prima ancora che dall’accusa, un Paese in cui l’onta mediatica pesa più di una sentenza. Oggi scrivo non per rancore, ma per dignità». Dopo un riferimento a chi avrebbe voluto infangarlo o gli avrebbe voltato le spalle, e un ringraziamento agli amici che gli sono rimasti accanto, Messina annuncia l'intenzione di valutare «tempi e modi per tutelare in ogni sede la mia onorabilità».